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IL SISTEMA AMBIENTALE DELLA SARDEGNA

Torre di Scal'e Sali | San Vero Milis

Torre di Scal'e Sali
Realizzata per l’esercizio delle funzioni di avvistamento e di controllo sulle spiagge e sugli stagni della zona, sebbene disponesse di una vasta visuale di oltre 23 km di ampiezza, venne ritenuta presto un’opera inutile in quanto assolveva alle stesse funzioni dalle torri circostanti come ad esempio le torri di Capo Nieddu, di Pittinuri, di Su Puttu, di Sa Mora e di Capo Mannu.
Nel 1578, su uno scritto del vicerè De Moncada, si legge che sull’allora denominato “Monte Perdosu” (qualche anno dopo “stationem Capitis Albi”), sovrastante cala Su Pallosu, si deve innalzare una torre dal costo di 150 ducati, che verrà costruita e sostenuta dai campidanesi. Nel 1580, il Fara cita la presenza di una torre di guardia vicina alle saline nella cala di Capo Bianco. Pillosu, citando documenti d’archivio, indica l’entrata in funzione della stessa torre nel 1596 con la denominazione attuale ed anche con le varianti “Escala Sale”, di “Scala Sale” e di “Scala Salis”.
La torre era certamente in funzione nel 1590, mentre nei documenti d’archivio del 1620 si legge che “…les torres de Orfano Puddo, Scala Sal y Cabo Maño del Campidano de la ciutat de Oristany ha necessitat deser reparadas en moltes parts…”.
Nel 1720, i piemontesi (al loro arrivo in Sardegna) trovando la torre abbandonata e già in condizioni precarie decisero di non intervenire e lasciarla in stato di abbandono.
Sita nel territorio sotto la giurisdizione del marchesato di Oristano, veniva pagata dalla reale amministrazione, e in caso di attacchi corsari era previsto il contributo di forze di Oristano e dei 26 villaggi dei tre Campidani.
Da un documento conservato nell’archivio di stato di Cagliari, datato 18 Maggio 1755, la torre risulta abbandonata e irrimediabilmente compromessa e lo stesso ingegnere che la censisce ne prevede una ristrutturazione urgente con ipotesi di relativa spesa di 1200 lire sarde, oltre a sottolineare l’urgenza del presidio dell’area con la dotazione di una spingarda, un pezzo da quattro libbre e di tre uomini; tutto ciò per garantire la difesa del porto Peloso e le cale laterali.

Altre informazioni
Fruibilità del bene: abbastanza agevole ma in gravi condizioni di sicurezza in quanto la torre risulta ergersi sul fronte della scogliera di roccia arenaria, soggetta a forte erosione ed a forte strapiombo sul mare con dislivello di 32 m. Le condizioni di sicurezza sono rese maggiormente precarie a causa della facilità di raggiungimento della torre.
Accessibilità dell’area: buona.
Carrabile: dalla località “Sa Marigosa” si procede in direzione della costa fino alla località “Su Crastu Biancu” dove si gira a sinistra, si percorre la strada costeggiando il litorale sulla destra per circa 10 minuti in una strada in terra battuta sostando a circa 500 m dalla torre.
Pedonale: agevole ma per le caratteristiche specifiche della falesia a strapiombo sul mare ed in fase di progressivo arretramento per lenta erosione, al momento non sono presenti le condizioni minime di sicurezza.
Percorrenza dal punto di sosta dell’auto: 20 minuti.
Panoramicità: ottima per un raggio visivo di 270°.
Torri visibili: Torre di Capo Mannu, Torre delle Saline, Torre di Su Puttu, Torre di Pittinuri, Torre di Capu Nieddu, Torre di Sa Mora e Torre del Pozzo di S. Caterina.