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IL SISTEMA AMBIENTALE DELLA SARDEGNA

Torre di Chia | Domus de Maria

Torre di Chia - foto di Gianni Alvito
La torre di Chia venne realizzata tra il 1578 e il 1592 per volere del Vicerè De Moncada, al fine di contrastare i frequenti sbarchi di predoni nordafricani.
La fortificazione sorge sul promontorio che custodiva l’insediamento punico–romano di Bithia (VII secolo a.C). La sua posizione consentiva il controllo degli approdi limitrofi, dell’antico centro di Chia e della foce del Rio omonimo; quest’ultimo rappresentava un’importante fonte di approvvigionamento idrico per gli invasori. La presenza di alture laterali impediva il collegamento visuale con altre torri; per ovviare a tale inconveniente, alla fine del XVI secolo, la Reale Amministrazione realizzò due punti di vedetta (atalayas): uno rivolto a S-W e in contatto con la torre di Malfatano, l’altro rivolto a N-E ed in contatto con la torre di Cala d’Ostia.
Secondo la classificazione del Camos (1572) la torre di Chia può essere definita 'Torre Senzilla', ovvero torre media con funzione di avvistamento e difesa leggera. La fortificazione mantenne nel tempo un ruolo importante, tanto da favorire la nascita dell’abitato di Domus de Maria (XVIII secolo).

Nel 1592 la torre è denominata 'Torre de Santos Quarenta de Quia', presumibilmente per la presenza di una vicina chiesa altomedievale intitolata ai Quaranta Martiri di Sebaste ed ubicata nelle vicinanze del villaggio di Quia, spopolatosi nel '400. Nei documenti risalenti ai primi decenni del XVII secolo la denominazione della torre varia da 'Guia' a 'Quia'. Tra il XVII ed il XVIII secolo i due punti di vedetta coordinati dalla torre, uno a sud-ovest ed uno a nord-est, erano denominati rispettivamente 'Guardia di Gagnas' o 'Guardia de Las Gannas' e 'Guardia di Chia' o 'Guardia Grande di Chia'.

La struttura si sviluppa su tre piani: quello inferiore adibito a cisterna, quello mediano impiegato come alloggio della guarnigione e deposito armi, quello superiore costituito dalla terrazza con cannoniere. In origine la camera mediana era bipartita da un soppalco in legno destinato al deposito di armi e munizioni che potevano essere rapidamente passate agli spalti tramite il foro ubicato sulla copertura. Nelle pareti della camera sono presenti: un camino, l’accesso alla scala di collegamento agli spalti, tre finestre a bocca di lupo, la porta d’ingresso. Esternamente la porta è sormontata dalla traccia di due robusti mensoloni presumibilmente sostegno di un balcone sede della macchina atta al sollevamento dell’originaria scala lignea. Sul prospetto est, in posizione protetta dai venti dominanti, sono presenti due mensole in ginepro, verosimilmente sostegno di un’altra macchina destinata al sollevamento di provviste. Sul prospetto nord sono visibili le tracce di un lastricato che prosegue in direzione ovest.

Complessivamente la torre si presenta in buone condizioni. Non sono presenti problemi statici mentre si riscontrano alcuni fenomeni di degrado architettonico: un progressivo fenomeno di distacco dell’intonaco interessa l’intradosso della cupola, la base del pilastro centrale e delle pareti interne, il paramento interno in adiacenza alle finestre, lo spessore murario in corrispondenza della porta d’ingresso. Il fenomeno è particolarmente marcato nella scala interna, in prossimità della finestra e dell’uscita sulla piazza d’armi, mentre è meno rilevante in alcune zone della merlatura. In quest’ultima sono riscontrabili alcune lesioni. Le malte e i conci che costituiscono lo zoccolo basale presentano zone in distacco e sono oggetto di fenomeni di sfarinamento.

La torre di Chia è oggi uno dei siti pilota del progetto transfrontaliero FOR_ACCESS, per l'accessibilità sostenibile e la gestione comune delle fortificazioni difensive, che vede impegnate, oltre alla Sardegna anche la Toscana, la Liguria e la Corsica.

Approfondimenti
Visita il sito del progetto FOR_ACCESS