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IL SISTEMA AMBIENTALE DELLA SARDEGNA

Torre del Prezzemolo | Cagliari

Torre del Prezzemolo (Cagliari) - foto di Gianni Alvito
La torre del Prezzemolo è anche nota con le seguenti denominazioni: del Lazzaretto o de su Perdusemini, di Capo Bernat o di Cala Bernat o ancora di San Bernardo (in epoca spagnola), e nel 1700 di Santo Stefano detta del Lazzaretto, o de la Prajola (della spiaggiola) o “Vecchia” nel XX secolo. Il nome attuale del Prezzemolo, o de su Perdusemini e di Petro Semolo, già attestato nel XVIII-XIX secolo, è in realtà preso in prestito dalla torre di Cala Fighera (non più esistente), come risulta da un documento del 1740. Essa si trova poco fuori dal borgo di Sant’Elia e può essere raggiunta da due punti: provenendo da Viale Calamosca in direzione del faro, si può giungere con mezzi tipo fuoristrada fino a circa 150 m dalla torre; provenendo dal Lazzaretto si prosegue sulla sinistra oltre il borgo in direzione del ristorante ”Lo Scoglio” e si sosta nel parcheggio in terra battuta, il quale dista circa 240 m dalla torre su sentiero percorribile anche da piccoli mezzi di lavoro fino ai piedi dei contrafforti trovandosi quindi la torre a circa 15 m di altezza, raggiungibile però da uno stretto e pericolante sentiero.
La torre del Prezzemolo è una costruzione dalla classica forma troncoconica di dimensioni ridotte, il cui accesso all’unico ambiente avveniva dall’apertura posta a circa 4 m dal piano di campagna. Da questo si deduce che l’attuale ingresso è ricavato da un’apertura successiva ricavata nella muratura sul lato meglio accessibile rispetto a quello che si trova in quota.
A causa dell’orografia del sito su cui venne edificata, uno spuntone roccioso con accesso da un’unica direzione a ridosso della caletta sottostante, essa è una delle torri costiere più piccole avendo un diametro di fondazione di appena 4,27 m ed un’altezza residua di circa 11 m, la sua circonferenza alla base è di circa 13,4 m.
Come le altre torri del cagliaritano, l’ambiente interno presentava un’unica apertura in quota che fungeva da ingresso realizzato con piedritti e architrave in pietra.
Tramite una botola nella volta a cupola ed una scala lignea si raggiungeva la piazza d’armi, cioè la terrazza esterna, a sua volta coperta da una tettoia semicircolare in canne e coppi con funzione di riparo per soldati e munizioni.
La torre, destinata soltanto alla funzione di avvistamento e controllo del territorio e del litorale, non armata se non di fucili, risulta infatti classificata come “torrezilla”, ovvero come torre costiera “minore”. Dalla sua sommità (circa 45 s.l.m.) conserva ancora una portata visiva di circa 23 km, oltre ad avere il contatto visuale con le vicine torri di Calamosca, di Cala Fighera (non più esistente) e di Sant’Elia, nonché con le fortificazioni di Cagliari, sorvegliava principalmente la spiaggia sottostante e l’area del Lazzaretto, per segnalare eventuali incursioni verso le allora vicine saline e le altre torri in contatto visivo.
In alcuni documenti del 1578 si legge a proposito di due torri, una a Calamosca ed una a Capo Bernat, sostenute economicamente della città di Caller, quindi la sua costruzione si fa risalire a quegli anni. Già nel 1597, dopo pochi anni dalla costruzione, la torre di Capo Bernat era in restauro. All’epoca la guarnigione era costituita da due torrieri. Un ulteriore restauro si ebbe nel 1605, quando fu sistemato nell’ingresso un balconcino pensile. Nel 1606 e 1615 venne aumentata la guarnigione. La torre è presente nella carta spagnola dell’Archivio di Simancas, datata 1625.
Nel 1638 venne dismessa in seguito alla costruzione della vicina torre di Calamosca. Venne riarmata nel XVIII secolo e nel 1793 ebbe un ruolo di rilievo nel respingere lo sbarco dei francesi. Successivamente la torre venne nuovamente e definitivamente dismessa. Lavori di restauro la interessarono nell’anno 1916, mentre nel 1967 si provvide a puntellare la sottostante roccia con l’edificazione di contrafforti.
Secondo il Cagnoli, invece, la probabile edificazione risalirebbe al 1720.


Altre informazioni

Fruibilità del bene: abbastanza agevole ma in gravi condizioni di sicurezza in quanto, oltre a trovarsi sulla sommità del costone roccioso, questo è anche fortemente compromesso dal punto di vista della tenuta della formazione rocciosa. Attualmente la sua funzione è di punto di osservazione.
Accessibilità dell’area: buona fino a 10 m dalla torre, ma in gravi condizioni di sicurezza nelle immediate vicinanze.
Carrabile: accessibilità da tre punti. Provenendo da Calamosca, in direzione del faro, si può giungere con mezzi tipo fuoristrada fino a circa 150 m dalla torre; provenendo dal Lazzaretto si prosegue sulla sinistra e si sosta nel parcheggio in terra battuta, ad una distanza circa 240 m dalla torre su sentiero che costeggia la recinzione militare percorribile anche da piccoli mezzi di lavoro fino ai piedi dei contrafforti; in fine è facilmente raggiungibile dal Borgo Sant’Elia, praticando una strada in terra battuta in buone condizioni, in direzione del ristorante “Lo Scoglio”, posteggiando nei pressi dello stesso, giungendo a circa 200 m dalla torre.
Pedonale: agevole fino a circa 10 m dalla torre anche attraverso sentieri tracciati con percorsi in giallo e in verde di “Italia Nostra”. Risulta invece in condizioni di accesso pericoloso l’accesso alle immediate vicinanze per le caratteristiche orografiche specifiche del sito che presenta emergenze rocciose con dislivello di circa un metro. Percorrenza dal punto di sosta dell’auto: dai tre punti d’accesso compresi tra i 5 e i 15 minuti.
Panoramicità: ottima per un raggio visivo di 360°, in particolare per il lato ovest del Golfo di Cagliari.
Torri visibili: Torre dei segnali o Torre di Calamosca, Torre de Sa Scafa, Torre del Poetto, Torre di San Macario eTorre di Sant’Efisio.

Approfondimenti
Consulta la sezione sulle attività di valorizzazione delle torri costiere