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IL SISTEMA AMBIENTALE DELLA SARDEGNA

San Vero Milis, Torre de Sa Scala 'e Sali

Torre di Scala 'e Sale
Come arrivare

Dalla località di Riola Sardo procedere sulla SS 292 in direzione Nordest e imboccare la seconda strada a sinistra nella SP 10 in direzione di Putzu Idu per circa 8 Km. Svoltare poi a destra verso "Sa Rocca Tunda" per altri 2 km. Dalla località “Sa Rocca Tunda” si percorre una strada in terra battuta, costeggiando il litorale sulla destra per circa 10 minuti e sostando a circa 500 m dalla torre. Da li si prosegue a piedi per circa 20 minuti. Percorso agevole ma ancora privo delle condizioni minime di sicurezza.

Il contesto ambientale

Sa Scala 'e Sali si inserisce nel sistema difensivo lagunare del Sinis costituito da due torri, una costiera di avvistamento e l'altra, Torre di Sa Salina Manna (disposta in prossimità della salina che gli dà il nome), con funzione di assistenza alla raccolta del sale e probabilmente anche di estrema difesa in caso di attacco.
La fortificazione è localizzata su una falesia a 32 m s.l.m. del promontorio omonimo, è in collegamento visivo con le torri di Capo Mannu, Saline, Su Puttu, Pittinuri e Capo Nieddu.

Descrizione

Francesco Vico fa risalire la costruzione della torre al 1639 ma già nel 1578 su uno scritto del vicerè De Moncada, si legge che sull’allora chiamato “Monte Perdosu” (qualche anno dopo “stationem Capitis Albi”), sovrastante cala Su Pallosu, dovrà essere innalzata una torre dal costo di 150 ducati. Verrà costruita e sostenuta dai campidanesi.

Già due anni dopo ne da nota anche il Fara, che riferisce la presenza di una torre di guardia vicina alle saline, nella cala di Capo Bianco.

Le prime indicazioni della torre con la denominazione attuale “Scala de Sali” risalgono ai documenti d’archivio citati da Pillosu, che indica l’operatività della stessa nel 1596, riferendone anche le varianti “Escala Sale”, “Scala Sale” e “Scala Salis”.

Ad ogni modo la torre era sicuramente già in funzione nel 1590, e trent’anni dopo, come si evince dai documenti d’archivio del 1620, richiedeva riparazioni: “… les torres de Orfano Puddo, Scala Sal i Cabo Maño del Campidano de la ciutat de Oristany ha necessitat de ser reparadas en moltes parts …”.

Sita nel territorio sotto la giurisdizione del marchesato di Oristano apparteneva alla reale amministrazione ed in caso di attacchi corsari era previsto anche il contributo di forze di Oristano e dei 26 villaggi dei tre Campidani.

Nessuno intervenne però per molto tempo ed anche i piemontesi, al loro arrivo in Sardegna nel 1720, trovandola abbandonata e già in condizioni precarie, decisero di non intervenire e lasciarla in stato di abbandono.

E così anche da un documento conservato nell’archivio di stato di Cagliari datato 18 Maggio 1755, la torre risulta abbandonata e irrimediabilmente compromessa. Lo stesso ingegnere che la censisce, per garantire la difesa del porto Peloso e le cale laterali, ne prevede la necessaria ristrutturazione (con ipotesi di relativa spesa di 1200 £ sarde) e sottolinea l’urgenza del presidio dell’area con la dotazione di una spingarda, un pezzo da quattro libbre e di tre uomini.

Realizzata per l’esercizio con funzioni di avvistamento e controllo sulle spiagge e sugli stagni della zona, sebbene disponesse di una vasta visuale di oltre 23 km di ampiezza, venne ritenuta presto un’opera inutile in quanto assolveva alle stesse funzioni dalle torri circostanti (“Capo Nieddu”, di “Pittinuri”, di “Su Puttu”, di “Sa Mora” e di “Capo Mannu”).


Storia degli studi

G. Conteddu, Legislazione passata e vigente ed atti di amministrazione illustrative sulle torri litoranee della Sardegna, Cagliari, Tip. La Cartotecnica, 1957
F. Russo. La difesa costiera del Regno di Sardegna dal XVI al XIX secolo, Roma, Stato maggiore dell'Esercito, Ufficio Storico, 1992;
G. Mele, Torri e Cannoni. La difesa costiera in sardegna in età moderna, Cagliari, Edes, 2000.
A. Mattone, Il Regno di Sardegna e il Mediterraneo nell'Età di Filippo II. Difesa del territorio e accentramento statale, in <Studi storici>, 42 (2001), n. 2, pp. 263-355


Bibliografia

Torri Costiere della Provincia di Oristano, a cura di Mena Manca Cossu e Alberto Loche, 2002, Italia Nostra Onlus;
Le Torri Costiere della Sardegna, Gianni Montaldo, 1992, Delfino Editore.