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IL SISTEMA AMBIENTALE DELLA SARDEGNA

Torre di Capo Malfatano

Torre di Malfatano
Come arrivare

Per raggiungere la torre si percorre la litoranea che da Chia porta al porto di Teulada. In località Porto Campana, svoltando a sinistra (indicazione Malfatano) si percorre una strada in terra battuta per 1,2 km in direzione della torre. Giunti ad una caletta distante circa 600 metri dalla torre, si procede a piedi per circa 20 minuti. Percorrenza difficoltosa dal punto di sosta dell’auto per la forte pendenza, per la presenza di piccole rocce emergenti lungo il sentiero e per le caratteristiche orografiche specifiche del sito.
Attualmente la torre è inaccessibile a causa della mancanza di una struttura di collegamento alla piccola apertura in quota.

Il contesto ambientale

La torre si trova in prossimità del promontorio in forte pendenza, con terreno franoso e battuto da un forte vento che si distende nel mare chiudendo parzialmente una sorta di bacino marino. La spiaggia omonima è inserita in un tratto di costa definito "a rias" per la sua rapida evoluzione da un paesaggio all'altro: dalla sabbia bianchissima alle alte scogliere d'argilla e granito ha fondali sabbiosi e insenature con rocce, scogli e pietre di varie dimensioni, dalle caratteristiche forme a fogli. Le rocce, di natura granitica e scistosa, creano con la loro andatura piccole baie. Sullo sfondo l'isolotto di Tuerredda nell’insenatura racchiusa tra Capo Malfatano e Capo Spartivento
La fortificazione è localizzata sul promontorio omonimo a circa 65 m s.l.m., con una panoramicità ottima per un raggio visivo di 360° anche verso l’entroterra è in contatto visivo con le torri di Pixini, del Budello e di Porto Scudo.

Descrizione

La denominazione originaria è riferibile ad uno scalo utilizzato dai commercianti di Amalfi. Conosciuta anche come “fortalessa de Marfattà” nel 1593 o “fortalessa de San Francisco de Marfattà” nel 1595, attualmente trae il proprio nome dall’omonima località.
La costruzione della torre risale agli anni immediatamente successivi al 1578, anno in cui fu proposta dal De Moncada che quindici anni più tardi, nel gennaio 1593, fu nominato primo alcaide.
Le principali funzioni erano di avvistamento e di controllo con il presidio militare fornito di cannoni, di spingarda e di fucili.
Nel 1764 la torre venne attaccata da circa 400 barbareschi, ma l’allora alcaide Giovanni Battista Pinna ne guidò la difesa che produsse la disfatta ed il ferimento di circa 100 assalitori.
Nel luglio del 1812, un ulteriore attacco barbaresco a Sant’Antioco, portò al potenziamento della guarnigione che fu portata a cinque soldati e un caporale.
Il presidio di questa struttura continuò anche successivamente allo scioglimento dell’Amministrazione delle Torri, e nel 1847 fu nominato e trasferito Giovanni Santo Zedda, come sergente del Real Corpo dell’Artiglieria, già alcaide della torre di Coltellazzo a Pula.

Negli anni 1605, 1784, 1817 e infine nel 1823 sono stati realizzati diversi interventi di restauro, resisi necessari sia a causa delle incursioni subite che agli effetti del tempo sulle strutture.
L’ultimo intervento di restauro è stato svolto recentemente dalla Soprintendenza B.A.A.A.S. di Cagliari.

Storia degli studi
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Bibliografia
Le Torri Costiere della Sardegna, Gianni Montaldo, 1992, Delfino Editore;
Internet.