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IL SISTEMA AMBIENTALE DELLA SARDEGNA

La difesa del suolo

Suolo
Il suolo in Sardegna, come nel resto del paese, presenta situazioni di rilevante criticità legate alle problematiche del rischio idrogeologico, degli incendi, dei fenomeni erosivi e di desertificazione, dell’inquinamento e del degrado generato da discariche di rifiuti e da attività industriali e minerarie.

Il Piano di Assetto Idrogeologico (PAI)
Tra gli atti di pianificazione, il PAI assume particolare rilievo in quanto rappresenta uno strumento conoscitivo, normativo e tecnico operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e norme d’uso finalizzate, in particolare alla prevenzione del rischio idrogeologico. Analizza le situazioni di pericolosità idraulica lungo il reticolo idraulico principale, nei tratti a valle delle dighe e lungo il reticolo idrografico minore, che spesso per l’effemericità delle portate è quello che presenta maggiori stati di scarsa manutenzione.

Gli incendi
Un’altra delle principali cause del degrado del suolo in Sardegna è rappresentata dai numerosi incendi che percorrono ogni anno il territorio regionale e che, nel 90% dei casi, sono di origine dolosa. È a rischio di incendio molto alto il 25% del territorio regionale, mentre il 47% presenta una vulnerabilità alta e molta elevata.
La superficie media annua percorsa dal fuoco è di circa 44.000 ha, equivalenti all’1,8% del territorio regionale. I dati degli ultimi 30 anni denotano la tendenza all’aumento delle superfici incendiate per il decennio 1970-1980, a cui ha fatto seguito una diminuzione nelle annate successive. Le Province di Nuoro e di Sassari risultano quelle più colpite dal fenomeno, quella di Oristano la meno colpita.

L’erosione dei suoli
Un fenomeno di particolare gravità, in Sardegna come in quasi tutte le regioni mediterranee europee, è l’erosione, che sta consumando il capitale naturale costituito dai suoli ad una velocità incomparabilmente maggiore rispetto a quella con la quale la risorsa si rinnova. L’erosione è il più rilevante processo di degradazione dei suoli nell’Isola e anche il principale agente di desertificazione. Il fenomeno è indotto fondamentalmente da un utilizzo non sostenibile delle terre e la sua gravità è particolarmente accentuata dall’irregolarità delle precipitazioni, dai lunghi periodi di siccità, dagli incendi, dal sovrapascolamento e da errate pratiche di miglioramento del pascolo.
Fattori concorrenti sono costituiti dagli altri processi di degradazione dei suoli: la salinizzazione delle falde e dei suoli irrigati, dovuta all’emungimento eccessivo, soprattutto nelle piane costiere, che sta portando alla perdita di fertilità in alcune tra le maggiori aree a vocazione agricola della regione; la perdita di sostanza organica; la contaminazione chimica delle acque e dei suoli circostanti causata dall’abbandono degli sterili a seguito del decadimento dell’attività mineraria; a cui si aggiungono i processi di degradazione degli ecosistemi forestali e delle risorse idriche. Anche le complesse dina-miche socio-economiche, quali lo spopolamento delle campagne e la “litoralizzazione” dell’economia, concorrono ad accentuare i processi di desertificazione.

Il Piano Forestale Ambientale Regionale (PFAR)
Per quanto attiene alla tutela del suolo e la lotta alla desertificazione, il PFAR già assunto quale piano stralcio di bacino ai sensi della legge n. 183/1989, individua misure e indirizzi attuativi per la prevenzione, il recupero e la mitigazione delle aree soggette a fenomeni di erosione dissesto idrogeologico. In particolare gli obietti del piano sono indirizzati:
· al miglioramento funzionale dell’assetto idrogeologico e alla tutela delle acque ai fini del contenimento dei processi di degrado del suolo e di desertificazione, attraverso la conservazione e il miglioramento del livello di stabilità delle terre soprattutto in ambito forestale montano;
· al miglioramento della funzionalità e della vitalità dei sistemi forestali esistenti, con particolare attenzione alla tutela dei contesti forestali e preforestali litoranei, dunali e montani;
· al mantenimento e al miglioramento della biodiversità vegetale degli ecosistemi, finalizzata alla preservazione e conservazione degli ecotipi locali.
Gli obiettivi del Piano, per quanto attiene alla difesa del suolo, sono perseguiti attraverso interventi di tipo estensivo, secondo il tradizionale approccio dell’idraulica forestale ma con particolare attenzione alle tecniche dell’ingegneria naturalistica, volti tanto alla mitigazione e recupero delle aree degradate quanto alla loro prevenzione. Alcuni stati di particolare criticità idrogeologica sono arrestabili, almeno in prima istanza, solo attraverso interventi di carattere intensivo infrastrutturale e che si localizzano spesso in aree vallive urbanizzate. Tuttavia è importante estendere l’analisi, e dunque i possibili interventi, a tutto il bacino idografico, in particolare alle aree di monte, dove è fondamentale il contributo della vegetazione per la diminuzione delle velocità di ruscellamento, l’attenuazione dei fenomeni di trasporto solido e conseguente stabilità dei suoli.

Gli interventi di sistemazione idraulico-forestale
In tale ottica assumono rilevanza gli interventi di sistemazione idraulico-forestale, eventualmente complementari e integrativi a quelli infrastrutturali, estesi oltre la stretta mappatura delle aree già dichiarate a rischio e pericolosità. Gli interventi devono essere dettagliati su scala di versante, progettati tenendo conto degli effetti che derivano dal miglioramento delle condizioni vegetazionali non solamente attraverso i rimboschimenti ma anche, e forse soprattutto, attraverso la gestione forestale pianificata dell’esistente.