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IL SISTEMA AMBIENTALE DELLA SARDEGNA

L'interesse sociale verso le aree costiere

Golfo di Orosei: Goloritzè
Il mare rappresenta un indiscutibile luogo di attrazione sociale, sono tanti i visitatori che frequentano ogni estate le nostre coste (inclusi i residenti) attratti dal loro fascino e dal desiderio di conquistare i suoi spazi sconfinati. L’urbanizzazione lineare secondo il modello “vista sul mare” è il prodotto del libero mercato che si è sviluppato nelle coste del mediterraneo sin dagli anni 60, rappresenta una sorta di muro insuperabile tra la terra ed il mare. Questa chiusura dello spazio, reale o percepita, si scontra, in maniera a volte violenta, con il sentimento diffuso che il litorale è un bene comune e che il suo accesso deve restare libero e gratuito.

Questo tema è uno dei cardini ispiratori del Piano Paesaggistico Regionale. A questo proposito viene di seguito riportato un estratto dalla Relazione introduttiva al Piano Paesaggistico Regionale in relazione alla fascia costiera in Allegato alla Delibera G.R. n°36/7 del 5 settembre 2006 che mette in evidenza l’importanza primaria della fascia costiera nelle politiche della Regione Sardegna: “Tra gli elementi del primo tipo assume particolare rilevanza il bene costituito dalla fascia costiera nel suo insieme.

Questa, pur essendo composta da elementi appartenenti a diverse specifiche categorie di beni (le dune, le falesie, gli stagni, i promontori ecc.) costituisce nel suo insieme una risorsa paesaggistica di rilevantissimo valore: non solo per il pregio (a volte eccezionale) delle sue singole parti, ma per la superiore, eccezionale qualità che la loro composizione determina. É anche grazie al suo eccezionale valore, e alla scarsa capacità di governo delle risorse territoriali dimostrata nei decenni trascorsi dai gruppi dirigenti, che questo incomparabile bene è oggetto di furiose dinamiche di distruzione.

E’ qui che si è esercitata con maggior violenza nei decenni trascorsi, e minaccia di esercitarsi nei prossimi, la tendenza alla trasformazione di un patrimonio comune delle genti sarde in un ammasso di proprietà suddivise, trasformate senza nessun rispetto della cultura e della tradizione locali né dei segni impressi dalla storia nel territorio, svendute come fungibili e generiche merci ad utilizzatori di passaggio, sottratte infine all’uso comune e al godimento delle generazioni presenti e future (ad esclusione dei privilegiati possessori). Massima qualità d’insieme e massimo rischio: due circostanze che giustificano la particolare attenzione che si è posta per delimitare, secondo criteri definiti dalla scienza e collaudati dalla pratica, il bene paesaggistico d’insieme di rilevanza regionale costituito dai “territori costieri”, e per disciplinarne le trasformazioni sotto il segno d’una regia regionale attenta sia alla protezione che alla promozione delle azioni suscettibili di orientarne le trasformazioni nel senso di un ulteriore miglioramento della qualità e della fruibilità.”