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FORESTE E PARCHI DELLA SARDEGNA
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Da Montarbu a Taccu Isara
Montarbu
Ultimo aggiornamento: 13/01/2010

Un'escursione relativamente breve tra foreste intatte, acque cristalline, bianche falesie che emergono alte sulle gole rese buie dalla foresta primaria. I tacchi o toneri della Barbagia e dell’Ogliastra, ammirabili dal basso per le spettacolari pareti a precipizio.
Dati tecnici
Durata: quattro ore
Chilometri da percorrere: dodici
Dislivello in salita: 350 metri
Dislivello in discesa: 450 metri
Riferimenti cartografici: Carta IGM 1:25000, F° 531 Sez. III - Ussassai)

Quadro storico-ambientale
Il bellissimo “itinerario dei tacchi”, l’itinerario dei bastioni calcio-magnesiaci costituenti la seconda parte delle “Dolomiti sarde”, tra foreste intatte, acque cristalline, bianche falesie ch’emergono alte sulle gole rese buie dalla foresta primaria. I tacchi o toneri della Barbagia e dell’Ogliastra, ammirabili dal basso per le spettacolari pareti precìpiti, sono altipiani isolati, dalla tabularità pressoché perfetta, residui d’erosione e sbloccamento d’una originaria e vastissima copertura per lo più dolomitica. Fin dai primi rilievi tabulari giuresi delle zone di Tonara, Desulo e Seùi, l’orizzontalità dei Tacchi è ben manifesta e continua, persistendo anche in presenza di faglie. Ne fanno fede il vastissimo Toneri di Montarbu, il Toneri (o Toni) de Gìrgini e soprattutto lo splendido monolito di Perda Iliana, piatta nella sua esile sommità. Ovunque, in queste forme solitarie dalle pareti a strapiombo e dalle sommità piatte o poco declivi, i banchi dolomitici o calcarei poggiano su argille e su arenarie conglomeratiche quarzose, a loro volta sovrastanti al penepiano triassico, con spessori complessivi varianti da alcune decine a 200-300 metri (Giuseppe Pecorini).
L’Ogliastra comparve come terra emersa in era non molto accertabile, considerata la scarsità dei resti fossili e specialmente l’intenso grado di metamorfismo che obliterò le situazioni primigenie e dunque la possibilità di datazioni (Ivo Uras). Le rocce più antiche sono un complesso marino di arenarie-calcari-conglomerati-argille nati in acque basse, databili tra il Cambriano medio e il Siluriano inferiore, sottoposte poi a metamorfismo dal Sollevamento Ercinico che determinò gli attuali strati di filladi e argilloscisti. Sopra tali rocce esiste qua e là un complesso di formazioni eruttive prevalentemente acide (porfidi grigi e bianchi) oggi anche metamorfosate. Dove mancano i porfidi compaiono, come mantelli residui, i vistosi “tacchi” di carbonati e dolomie giuresi, potenti qualche centinaio di metri, alla cui base (ossia, tra i calcari e gli scisti) stanno nell’ordine rocce clastiche lacustri e costoni limonitico-ematitici, talvolta di buona potenza. Tali costoni sono fondamentalmente delle formazioni filoniane risalenti al carbo-permico, cioè al momento dello stesso Sollevamento Ercinico, e contengono minerali ferriferi quali appunto limonite-ematite (ex miniera del nuraghe Accu); ma è presente anche la magnetite come elemento unico o associata a piombo, zinco, rame, ubicata sia nello scisto sia nel granito. La sua presenza è più nota nella miniera di Bau Arenas, dov’è possibile trovare cristalli di quarzo, calcopirite, pirite e barite (Antonio Fadda). La giacitura geologica dell’intero territorio è pertanto la seguente, dal basso in alto: 1. filladi e argilloscisti del Cambro-Siluriano, 2. porfidi del Carbonifero, 3. calcari del Giurese, questi ultimi nati durante la lunghissima subsidenza della futura Sardegna nei mari caldi di 195-136 milioni d’anni fa. Sotto i bastioni si notano in particolare i resti affioranti del penepiano Permotriassico con diffusioni o concentrazioni lenticolari limonitico-ematitiche in ganga argillosa sugli scisti metamorfici paleozoici.

Descizione del percorso
Si lascia il complesso di case della caserma forestale di Montarbu andando a SE sulla rotabile per Seùi. Dopo 700 m c’è un cancelletto a sn, che varchiamo scendendo su mulattiera alla ferrovia. Il primo bivio a dx mena diritto alla ferrovia nel punto di sbocco della galleria, il bivio a sn allunga un po’ ma si collega ugualmente alla ferrovia (se ci si tiene però sulla prima variante a dx). Comunque d’ambo le parti ci attesteremo alla Fermata San Girolamo, mèta di comitive cittadine che arrivano a visitare la foresta. Dalla Fermata abbiamo due opzioni:
a) tenerci in quota portandoci sulla mulattiera di sn che va a NE lungo la linea d’alta tensione
b) tenerci lungo la ferrovia, superare il grande ponte di San Girolamo, portarsi sopra il ponte alla bella fonte, risalire con tornanti a Serra Lioni sino a q. 935, per poi discendere a q.895 a N di Pizzu Montarbu e proseguire pressoché in piano all’ex casermetta (q. 905), dove ci ricolleghiamo alla “variante delle mulattiere, delle valli e dei poggi”.

Fatti i 250 m oltre la linea elettrica, si prende la carrareccia che da q. 1060 scende per 2 km su spartiacque alla selletta-quadrivio di Lepercei dove incrociamo la carrareccia che risale da dx (riu sa Teula) e mena in discesa a sn (riu Lepercei). Prendiamo questo ramo di sinistra e scendiamo per 250 m al rio (q. 900), donde risaliamo per 1 km con direzione SSE sino alla selletta-quadrivio di Pranedda.Tralasciando la carrareccia che innesta immediatamente a dx in risalita, prendiamo invece, pochi metri avanti, la deviazione di dx in discesa, che in meno di 1 km ci mena alla ex Casermetta forestale di q. 905. Dalla Casermetta verso E la pista collega rapidamente all’asfaltino che arriva nei nostri pressi provenendo da Taccu Isara. Ma noi non ci dirigiamo a Taccu Isara (a sinistra) preferendo seguire il sentiero (non segnato in carta) che dalla casermetta va a dx per 350 m passando poi a dx del rio, quindi sta alla sua sinistra per 100 m innestandosi infine sull’asfalto che proprio in questo punto crea una piazzuola prima di spegnersi 100 m oltre. L’asfalto (verifica febbraio 1995) termina a q. 886 a SW di Serra sa Mela, ma la massicciata foriera di altro asfalto prosegue sin dentro la valle di Perdu Isu, cioè nella parte valliva interna a quelle creste a forma di ferro di cavallo composte da Serra sa Mela a NW, Serra Perdu Isu a NE, nonché dalla congerie di torri (“tacchi”) a SE della valle, le cui cime più rinomate sono Punta Perd’Arba, Punta Genna Cussa, Bruncu Gutturu Orrosu, Bruncu Mattedì, Genna Oliana, Pizzu Tagliaferru, al di là delle quali corre la ferrovia e la S.S. 198. Riprendiamo quindi da q. 886, sotto Grutta sa Mela costeggiando la citata massicciata. La valle è stata quasi tutta racchiusa da un recinto a rete, al quale ci avviciniamo un paio di volte sino a doppiarne il vertice NE (q. 906) dopo circa 1500 m (km 6,3). Qua abbiamo altre due opzioni;

Opzione 2a
Ci dirigiamo ad E costeggiando dabbasso la foresta che ammanta le pendici del “ferro di cavallo” predetto. Risaliamo rapidamente al centro d’un avvallamento che sbuca alla forcella di q. 1000 valicante la Serra Perdu Isu.Taccu Isara sta sotto di noi ma la mulattiera storica diretta all’abitato è preclusa da un reticolato che difende un giovane rimboschimento a Pinus della Forestale. Siamo costretti a scendere su un nuovo sentiero aperto dal bestiame, che transita prima discosto poi sempre più accosto al reticolato. Dalla forcella facciamo così circa 400 m prima d’innestarci su una carrareccia forestale che percorreremo in discesa. Procediamo ora con direzione NE per qualche centinaio di metri sinché non c’innestiamo nell’asfaltino che discende rapidamente a Taccu Isara (km 3,2. Totale opzioni 2 + 2a: km 9,5).

Opzione 2b
Lasciamo il vertice del reticolato a q. 906 e risaliamo diritti a NE sulla nostra mulattiera che ora diventa sempre più ripida (e poi diventa anche sentiero) sino a giungere, dopo 1500 m, a una forcelletta sulla Serra Perdu Isu posta a q. 1055. Da qui godiamo la visione della vallata di Gairo. Quindi scendiamo a dx su roccette tenendoci costantemente sull’antico sentierino che affianca la falesia per 300 m. In questo tratto ammireremo la miracolosa sopravvivenza d’una cinquantina di esemplari di Taxus baccata, maschi e femmine. Indi passiamo alla dx d’una cuspide (campanile) un tempo facente corpo unico con la falesia che costeggiamo; infine discendiamo brevemente su detrito di falda innestandoci su una carrareccia forestale che percorreremo in discesa. Superiamo un cancelletto di legno e usciamo fuori dall’area della Forestale. Proseguiamo sino a q. 891 dove innestiamo ortogonalmente su un’altra carrareccia. Dirigiamo a dx in discesa giungendo rapidamente all’asfaltino proveniente dalla valle di Perdu Isu (km 1,3). Da quell’inizio di asfalto a questo innesto sull’asfalto abbiamo percorso circa 3500 m. Ora percorriamo in discesa l’asfalto per circa 1200 m ed arriviamo a Taccu Isara, il “Trenino Verde” (totale opzione 2b: km 4,3.Totale opzioni 2 + 2b: km 10,6).
Siamo al posto-tappa. Chi non trovasse pernottamento a Taccu Isara può prendere il Trenino e recarsi alla vicina Seùi per risalire a Taccu l’indomani Dalla caserma di Montarbu a Taccu Isara abbiamo percorso 12 km.

Un piccolo approfondimento
Taccu Isàra significa ‘la vetta della salsapariglia’. Il toponimo è scritto con maldestro ipercorrettismo Tacquisàra, e ripete il nome d’una vetta posta sul crinale sud della valle in cui ci troviamo. Taccu = sardo ‘tacco’, è riferito alle forme di paesaggio a forma di tacco, molto presenti nella parte centro-orientale dell’isola e composte precipuamente di calcari giuresi, ma talora di calcari eocenici. Isàra è una variante di insara, aussàra, tsara, azàra, atzàra, tutte forme foniche che nominano la ‘salsapariglia’ (Smilax aspera) e la cui etimologia è sconosciuta (preromana?: vedi Wagner e Paulis).
Tratto dal libro Sentiero Sardegna - Salvatore Dedola - Carlo Delfino editore

Galleria fotografica
Cinghiali a MontarbuTaccu Isàra adagiata nella sua caratteristica valle.Tacchi a Osini-UlassaiTacchi di UlassaiCentro visite MontarbuCentro visite MontarbuCucciolo di Cinghiale


Consulta i documenti
La scheda del sentiero [file .pdf]
La mappa del sentiero [file .pdf]

Consulta le pagine
La foresta demaniale di Montarbu
Progetto Inforesta a Montarbu
Prime adesioni al Parco regionale Tacchi dell'Ogliastra
Il nuovo Centro visite di Montarbu
Sezione flora: scheda sulla Taxus baccata