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Foreste e cambiamenti climatici
clima
Ultimo aggiornamento: 17/04/2014

Il Protocollo di Kyoto, l’accordo internazionale per ridurre le emissioni di gas serra in atmosfera, attribuisce proprio alle foreste e ai suoli agricoli un ruolo fondamentale nel controllo dei cambiamenti climatici, tramite la gestione dell’uso del suolo e l’impiego delle biomasse per la produzione di energia.
I cambiamenti climatici in corso determinano degli impatti negativi sulle società umane in termini di sicurezza, disponibilità di produzioni agricole, sviluppo socio-economico, risorse idriche, infrastrutture. Tali impatti e altri, anche di maggiore intensità, potranno manifestarsi nei prossimi anni. Le previsioni dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento del Clima, struttura che da anni studia questo problema per conto degli organismi internazionali (UNEP – WMO ), vanno in tale direzione. La gravità degli impatti deriva soprattutto dalla rapidità con la quale i cambiamenti si stanno manifestando, che rende complesso e urgente l’adeguamento a questi da parte delle società umane.

L’IPCC ha individuato un legame tra i cambiamenti climatici e produzione da parte dell’uomo dei cosiddetti “gas serra” (come l’anidride carbonica , il metano e i clorofluorocarburi ) che contribuiscono ad innalzare la temperatura media del globo. L’immissione di gas serra in atmosfera non è solo dovuta alla combustione di petrolio o carbone, ma a cambiamenti nelle modalità di utilizzo del territorio, soprattutto riconducibile alla deforestazione, alla riduzione/degradazione dei suoli agricoli, alla degradazione delle foreste. Queste modificazioni di uso e della gestione territoriale stanno oggi contribuendo a circa il 25% delle emissioni globali antropiche di anidride carbonica.
Le foreste hanno un ruolo fondamentale nel controllo dell’emissione di gas serra. Le piante utilizzano la CO2 tramite la fotosintesi e parte di questa viene rilasciata con la respirazione mentre una parte viene fissata nella sostanza organica delle piante, quindi nelle lettiere e nei suoli.

Il Protocollo di Kyoto, l’accordo internazionale per ridurre le emissioni di gas serra in atmosfera, attribuisce proprio alle foreste e ai suoli agricoli un ruolo fondamentale nel controllo dei cambiamenti climatici, tramite la gestione dell’uso del suolo e l’impiego delle biomasse per la produzione di energia.
In base agli impegni di Kyoto, i paesi, come l’Italia, che hanno fissato degli obiettivi di riduzione delle emissioni possono servirsi degli assorbimenti di carbonio derivanti dalle nuove piantagioni forestali realizzate su terreni già in precedenza forestali e su terreni non forestali, al netto delle emissioni legate alla deforestazione (purché dal 1990 in poi). Ogni paese potrà usare i crediti generati dai progetti nel campo dell’uso del suolo, delle variazioni dell’uso del suolo e della selvicoltura, anche al di fuori dei propri confini.
Oltre alla creazione di nuove foreste, le “attività addizionali” che possono essere impiegate per mantenere gli impegni nazionali di riduzione delle emissioni di gas-serra sono:

la gestione delle aree forestali;
la gestione dei prati e dei pascoli;
la gestione dei suoli agricoli;
la rivegetazione.

Entro il 31 dicembre 2007 ogni paese dovrà indicare quali di queste attività intende utilizzare al fine di conteggiare le emissioni e gli assorbimenti di gas serra e che tale scelta non potrà essere modificata durante il periodo 2008-2012.
L’Italia ha, a questo scopo, predisposto il proprio Piano di Azione (PAN) che regola la “contabilizzazione” del carbonio assorbito e prodotto e che individua per il periodo 2008-2012 una riduzione delle emissioni del 6,5% rispetto al 1990.
Il Piano prevede tra l’altro una riduzione delle emissioni mediante interventi di afforestazione e riforestazione, attività di gestione forestale, di gestione dei suoli agricoli e dei pascoli, di rivegetazione. A tali misure è riconosciuto un potenziale di fissazione di 10,2 Mt di CO2 equivalenti (in grado, quindi di compensare emissioni di gas-serra per una stessa quantità).
Per la realizzazione di tali attività si prevede la approvazione di:

- un Piano dettagliato per il primo triennio 2004-2006, al fine di poter stimare il potenziale nazionale di fissazione di carbonio derivante dalla gestione forestale;
- del Registro Nazionale dei Serbatoi di Carbonio, al fine di certificare i flussi di carbonio nel periodo 2008-2012 derivanti da attività di afforestazione, riforestazione, deforestazione, gestione forestale, gestione di suoli agricoli, pascoli e rivegetazione.

L’uso delle biomasse forestali ad uso energetico
Ulteriore contributo al controllo dei cambiamenti climatici in ambito agro-forestale deriva dall’utilizzo delle biomasse a fini energetici.
Infatti se si utilizzano biomasse forestali o agricole per la produzione di energia, tutto il carbonio rilasciato durante la combustione viene contemporaneamente rifissato dalle nuove piante che crescono per produrre nuova biomassa. Nel caso del carbone o del petrolio, invece, si stanno bruciando biomasse fissate molte migliaia di anni prima, che necessitano di altre migliaia di anni per riformarsi.
L’Europa è in ritardo nella realizzazione dei piani di sviluppo delle biomasse rispetto agli obiettivi fissati per il 2010-2012 tenuto conto che è stato raggiunto, in media, solo il 20% degli obiettivi che avrebbero dovuto essere raggiunti ad oggi.

Nel caso delle biomasse forestali la produzione di energia, indirizzata su media europea al riscaldamento per più dell’80% e per la frazione rimanente alla generazione di elettricità, è tendenzialmente al di sotto della previsione del libro bianco della Commissione Europea (69 vs 100 M Tep ).
Ciò nonostante il mercato risulta maturo e dinamico per un rapido incremento della offerta. Nel caso del riscaldamento il mercato e l’offerta di soluzioni competitive sia a scala di singola abitazione sia di comunità risulta con consistenti margini di espansione, soprattutto in aree a vocazione forestale. Negli altri casi la via oggi più promettente risulta la cogenerazione, anche grazie agli attuali incentivi governativi, mentre non sembrano favorite le centrali di potenza (superiori ai 5-10 MW) in base all’attuale regime di certificati verdi.

Il ruolo dell' Ente Foreste della Sardegna
L’Ente Foreste della Sardegna può contribuire in modo sostanziale alla riduzione delle emissioni di carbonio e al raggiungimento degli obiettivi fissati dal protocollo di Kyoto mediante una serie di azioni, in considerazione dell’estensione delle aree agro-silvo-pastorali gestite.
Si tratta infatti della necessità di mettere a sistema le aree dell’EFS e di innovare i compiti e le finalità di tale gestione, includendo le opportunità di contribuire agli obiettivi di tipo energetico, al fine di aumentare la competitività della Regione Sardegna migliorando, al tempo stesso, la tutela dell’ambiente e delle risorse naturali.

Tra le azioni che possono essere attuate, in primo luogo, risultano quelle legate alla gestione selvicolturale delle foreste demaniali, in modo da massimizzare il tasso di fissazione nel lungo periodo dell’anidride carbonica da parte delle foreste della Sardegna. Inoltre, grazie alla gestione di notevoli estensioni di prati pascoli, l’Ente può promuovere, anche nell’ambito dei prossimi Piani di Sviluppo Rurale, la razionalizzazione nell’uso di questa risorsa da parte degli allevatori in modo da mantenere le produzioni e generare un aumento complessivo della sostanza organica (quindi del carbonio) presente.

Altra azione fondamentale consiste nella promozione dell’uso delle biomasse a fini energetici mediante la creazione di filiere corte locali tanto per la produzione di calore, quanto mediante la produzione di calore ed energia elettrica.
Questo potrà avvenire mediante l’individuazione di progetti pilota sull’uso e la promozione di tecnologie alternative ed evolute, collegati alle politiche di sviluppo rurale ed energetiche a livello regionale e sovra regionale.

Ulteriore ambito di attività si prevede possa svilupparsi nella promozione di studi settoriali per il contributo alla stesura del Piano Dettagliato per il triennio 2004-2006 per la realizzazione del Potenziale Massimo Nazionale di Assorbimento di Carbonio, allo scopo di poter stimare il potenziale nazionale di fissazione di carbonio derivante dalla gestione forestale, e del Registro Nazionale dei Serbatoi di Carbonio.

Infine si prevede il rafforzamento delle azioni già in corso di lotta al dissesto idrogeologico e alla desertificazione, e lo sviluppo di metodi di stima più precisi dei benefici ambientali ed economici derivanti da tali azioni.
In questo senso si intende perseguire l’obiettivo di favorire la manutenzione e la valorizzazione del territorio anche allo scopo di promuovere forme di gestione integrata, raccordata con gli orientamenti comunitari in materia di sviluppo rurale e di tutela della biodiversità.

In collaborazione con:
Andrea Ferraretto
Daniel Franco
Ministero dell'Ambiente
Task Force
Fondi Strutturali 2000-2006