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Le conclusioni della Conferenza di Durban
farfalla su corteccia
Ultimo aggiornamento: 09/12/2011

Si conclude la XVII Conferenza dell'ONU sui Cambiamenti climatici di Durban. I negoziati, ospitati quest'anno dal Sud Africa, non hanno raggiunto un significativo accordo sui nodi cruciali, tra i quali la riduzione delle emissioni inquinanti nel dopo-Kyoto (il famoso protocollo in scadenza nel 2012).
Numerosi gli appelli verso una convergenza sul limite alle emissioni inquinanti, che nel 2010 hanno superato ogni massimo storico precedentemente registrato, attestandosi su una crescita annua del 5,9%.
La mappa delle emissioni nel mondo (fonte informativa: O.N.U.)

Le posizioni, la partecipazione
Per gli scienziati è indispensabile un'inversione di tendenza entro il prossimo triennio, senza la quale sarà pericolosamente probabile il superamento del punto di non ritorno e l'incontrollabile peggioramento dell'assetto climatico mondiale
Per i politici dei paesi maggiormente inquinanti (USA e Cina in primis) invece ogni impegno in tal senso è da rinviarsi al 2020.
Invano, esperti e rappresentanti dei piccoli paesi - più vulnerabili (e già sottoposti) alle frequenti catastrofi naturali causate dal surriscaldamento del clima - hanno tentato di ottenere una convergenza dei paesi più industrializzati: nessun accordo sostanziale è stato approvato dai grandi del mondo.
Un aspetto, fra gli altri, è indicativo dell'imperdonabile disinteresse della politica mondiale, in questo periodo di crisi, nei confronti delle tematiche ambientali e della necessità di rendere l'attività industriale meno inquinante per il nostro pianeta: rispetto alla precedente Conferenza mondiale di due anni fa a Copenaghen, dove si registrò la presenza e l'interesse attivo di quasi tutti i presidenti dei maggiori paesi industrializzati (incluso lo statunitense Obama) quest'appuntamento sudafricano ha visto la partecipazione ai lavori - secondo quanto riportato dagli organi di stampa - di appena 130 ministri e 12 capi di stato a fronte di una platea di quasi 200 nazioni presenti.

I nodi cruciali della discussione
- Stabilire come limitare il surriscaldamento entro i 2°C nei prossimi decenni: secondo le più accreditate proiezioni sui cambiamenti climatici, senza intervenire e limitare le emissioni si avrà certamente un surriscaldamento tra i 2,5 e i 5°C. Se così fosse, queste le catastrofiche conseguenze: un aumento del livello dei mari pari ad un metro entro il 2100 (per via dello scioglimento dei ghiacci in Antartico e Groenlandia);
- Quale futuro per il trattato di Kyoto, sinora l'unico formale impegno verso la riduzione delle emissioni (aderirono tutti i Paesi sviluppati tranne gli USA): Europa, Cina, USA avrebbero dovuto essere i motori del rinnovo di questo accordo, ma la spinta registrata in tale direzione è stata - a parere di molti analisti - insufficiente;
- Transizione verso una Green Economy che preveda l'abbandono delle fonti energetiche fossili favorendo pesantemente la transizione alle Energie Rinnovabili e la drastica riduzione della Deforestazione: i molteplici benefici di riduzione delle emissioni sono anche collegati al programma REDD di riduzione della deforestazione e del conseguente degrado delle foreste.

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Il sito ufficiale di Durban 2011
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