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Monitoraggio sanitario mufloni sul Monte Genis
Muflone maschio identificato con marca auricolare e collare
Ultimo aggiornamento: 29/11/2012

Il 17 ottobre, all'interno del perimetro forestale del Monte Genis (CA), sono stati catturati venti esemplari di muflone i quali, dopo essere stati sottoposti ad una serie di analisi mediche, sono stati rimessi in libertà all'interno del recinto forestale (di circa 150 Ha) del Cantiere di Villasalto.
Il Muflone in Sardegna
Il muflone (Ovis musimon orientalis) è una specie autoctona della Sardegna, protetta dalla Legge Regionale n. 23 del 1998 e inserita negli allegati II e IV della Direttiva Habitat.
L’origine del muflone nell’Isola viene fatta risalire ad introduzione da parte dell’uomo in periodo neolitico. Diffuso in gran parte del territorio regionale, la specie subì nei primi decenni del secolo scorso una drastica riduzione a causa del bracconaggio, incendi boschivi, competizione territoriale e alimentare con allevamenti zootecnici, sino ad arrivare ad un contingente stimato in 300/400 esemplari negli anni ’70.
Negli ultimi decenni, tuttavia, si è assistito ad un incremento della popolazione di questo ungulato, grazie soprattutto alle azioni di salvaguardia ma anche in conseguenza ad una minore competizione con gli allevamenti zootecnici e una riduzione degli incendi boschivi. Attualmente si stima che, su tutto il territorio regionale, sia presente una popolazione di circa 7.000 esemplari.

Nel Gerrei la specie si estinse negli anni sessanta ma, a seguito di azioni di conservazione dell’allora Azienda Foreste Demaniali della Regione Sarda, alcuni esemplari vennero poi reintrodotti nel 1986. Si trattava originariamente di un nucleo di 8 Mufloni (5 femmine 3 maschi), provenienti dall’areale di Santulussurgiu, immessi in un recinto di circa 40 Ha, nel Cantiere Forestale di Monte Genis in Comune di Villasalto. Successivamente vennero inseriti nello stesso recinto altri 4 Mufloni provenienti dall’ Asinara e 3 provenienti dall’area del Gennargentu. Nel 1996 da questo recinto vennero trasferiti 8 Mufloni in un nuovo recinto nell’area di Casargius-Villasalto.
Nel corso degli anni, a seguito di rottura accidentale delle recinzioni, diversi animali sono fuoriusciti dal recinto faunistico di Monte Genis, diffondendosi sia nell’area interna al perimetro forestale che all’esterno di questa. Il territorio attualmente interessato dalla presenza del muflone si aggira complessivamente in 800 Ha circa, di cui solo la metà interna al perimetro del Cantiere. Sono attualmente stimati circa 80 Mufloni in loc. Monte Genis, compreso il nucleo all’interno del recinto e circa 50 in loc. Casargius. La presenza degli animali nelle due aree e in particolare il nucleo all’interno del recinto di M.te Genis, ha consentito la predisposizione di un interessante studio sullo stato sanitario di questa popolazione.

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Panoramica del recinto di catturaCancello di ingresso al recintoIngresso dei mufloni nel recintoIngresso del muflone maschio nel recinto di catturaStrettoria che precede il tunnel di catturaCorral per la cattura dei mufloni Interno del corral


Cattura e monitoraggio sanitario
Per la realizzazione dello studio si è preventivamente provveduto alla costruzione di un recinto di cattura. Si tratta di una struttura di forma circolare irregolare, realizzata con pali in legno di castagno e rete dell’altezza di 2,5 m., collegata, attraverso una derivazione a forma di imbuto, al corral (tunnel in legno suddiviso in due scomparti). In questo settore gli animali vengono catturati ed immobilizzati per i controlli sanitari.
Per le operazioni di cattura si è proceduto secondo una tempistica che ha previsto tre fasi. Nella prima si è cercato di invogliare gli animali ad entrare all'interno del recinto di cattura incentivandoli con foraggio di medica e granaglie; nella seconda il cibo è stato sistemato fin all'interno del corral al fine di vincere la diffidenza degli animali per l'accesso a questa struttura; una volta ottenuta la necessaria fiducia, si è passati all'ultima fase, e cioè a quella della cattura.

Le catture sono state eseguite il 17 ottobre da uno staff opportunamente preparato. Si tratta di una squadra composta dagli stessi 4 operatori del Cantiere forestale di Monte Genis che si sono occupati dell’alimentazione degli animali, oltre a 3 operatori faunistici del Centro Fauna Monastir, un Tecnico Forestale della Direzione Generale e dal Veterinario del Centro Fauna Monastir che ha coordinato tutte le operazioni. Inoltre erano presenti un incaricato alla comunicazione del Servizio Territoriale di Cagliari, che ha provveduto a documentare le operazioni di cattura e due guardie della locale stazione di San Nicolò Gerrei del Corpo Forestale e Vigilanza Ambientale.

Durante la giornata sono stati catturati 20 Mufloni, 12 femmine e 8 maschi. Per ogni esemplare si è proceduto al rilievo delle misure biometriche e al prelievo di campioni di sangue, campioni di feci e parassiti esterni. Prima del rilascio gli animali sono stati identificati con marche auricolari numerate e, su 10 esemplari, con l’apposizione di un collare identificativo a bande colorate.
I campioni di sangue sono stati utilizzati per effettuare le analisi sierologiche su eventuale positività a Blue tongue, Brucella abortus ovis, paratubercolosi, leptospirosi, Salmonella abortus ovis, Rickettsieosi, Micoplasmosi, Clamidia, Toxoplasmosi. Sono stati inoltre effettuati esami emocromocitometrici, esami parassitologici dalle feci e identificazione dei parassiti esterni presenti su 5 mufloni.

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Passaggio di mufloni nel corral durante le operazioni di catturaInterno del tunnel di cattura Prelievo ematologico eseguito su muflone maschioMisurazione delle corna di un esemplare maschioRilascio di un muflone femmina al termine delle operazioni sanitarieSpettacolare salto di femmina adulta di muflone al momento della liberazione Muflone maschio identificato con marca auricolare e collare dopo la liberazione


Risultati dello studio
Gli esami effettuati sugli esemplari catturati hanno dato esiti interessanti. Dalle analisi, eseguite dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna, è scaturita infatti la positività sierologica alla Salmonella abortus ovis su 7 esemplari (2 maschi e 5 femmine) dei venti animali esaminati. Si è pertanto rilevata un incidenza di tale agente eziologico sul 35% degli animali campione.
Questa patologia contagiosa, molto diffusa nella nostra Regione soprattutto nel Gerrei, colpisce in particolare gli allevamenti ovi-caprini. Spesso il muflone contrae la malattia attraverso il contatto con gli ovini domestici e la patologia si manifesta nelle femmine gestanti causando aborti, feti che nascono morti, parti prematuri e una notevole incidenza della mortalità post natale. Le femmine colpite dalla malattia vanno incontro poi a guarigione e si immunizzano, per cui la patologia non si presenta nei successivi parti.
Altri animali possono diventare portatori sani (non presentano i sintomi della malattia), ma condizioni di stress da carenza alimentare o gravi parassitosi, riattivano la batteriosi che rimaneva allo stato quiescente e allo stesso tempo creano i presupposti per la propagazione dell’agente eziologico nell’ambiente, contribuendo così al mantenimento della malattia nella popolazione.
La presenza di questa patologia ha influenzato l’andamento della struttura e consistenza della popolazione. Dai risultati ottenuti da una ricerca scientifica promossa dalla Provincia di Cagliari in collaborazione con l’Ente Foreste della Sardegna, con il titolo “Analisi dell’evoluzione demografica e distributiva di Muflone nella Provincia di Cagliari”, nel territorio in esame è risultata, dai censimenti primaverili, una consistenza di 76 mufloni con un incidenza del rapporto fra i sessi (PS) naturalmente sbilanciato in favore delle femmine: 48,83% di femmine adulte e 41,15% di maschi adulti (compresi i maschi tra i 2-5 anni).
Si tratta di valori considerati in linea con i parametri tipici di una popolazione con sistema riproduttivo poliginico. La proporzione fra agnelli e femmine (PFP) è di 1 piccolo ogni 2,5 femmine in primavera e di 1 agnello ogni 5 femmine in autunno; questi ultimi valori, soprattutto il PFP autunnale, confermano quanto la malattia interferisca negativamente sulla capacità riproduttiva delle femmine e sulla mortalità degli agnelli.

Conclusioni
Questo studio ed il successivo monitoraggio veterinario, oltre a fornire dati sullo stato sanitario, ha messo in evidenza quanto la presenza delle malattie incidano sulla dinamica della popolazione e risultino fondamentali per valutare lo status della specie nel territorio.

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