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La tutela della Caretta caretta di Geremeas
Ultimo aggiornamento: 11/09/2008

Dal 29 luglio, 24 ore su 24, tecnici e volontari, coordinati dal Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, lavorano sulla spiaggia di Marongiu a Geremeas per assicurare la sorveglianza del nido di Caretta caretta.
L'assessorato della Difesa dell'Ambiente della Regione Sardegna ha diramato un comunicato, che di seguito riportiamo, sulla gestione del sito di nidificazione di questo magnifico esemplare.

"Un grosso impegno quello che ogni giorno, dal 29 luglio 2006, 24 ore su 24, un gran numero di persone tra tecnici e volontari, coordinati dal Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, affrontano sulla spiaggia di Marongiu a Geremeas per assicurare la sorveglianza del nido di Caretta caretta e fornire, a quanti si avvicinano al sito, informazioni sulle tartarughe comuni e sul nido in particolare.

E’ noto che nella notte tra il 28 e il 29 luglio di quest’anno tre ragazze hanno avvistato una tartaruga marina che deponeva le uova nella spiaggia di Marongiu a Geremeas (Quartu Sant’Elena). Un fatto del tutto eccezionale considerata la presenza durante la stagione estiva di numerosi bagnanti che affollano tutto il litorale che va da Kal’è Moru a Baccu Mandara.
Dell’avvistamento è stato subito informato il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale che ha provveduto a mettere in sicurezza l’area e a istituire dei turni di vigilanza, interessando anche associazioni di volontariato, Aree Marine protette e il Servizio Conservazione Natura dell’Assessoato regionale della Difesa dell’Ambiente.

Con tempestività, l’Assessorato della Difesa dell’Ambiente ha istituito un tavolo tecnico scientifico per la gestione del sito di nidificazione che, sotto il coordinamento operativo dei funzionari del Servizio Conservazione della Natura e degli Habitat, vede impegnati i referenti delle Aree Marine Protette del Sinis Isola di Mal di Ventre e di Capo Carbonara , del Centro Studi Cetacei e della cooperativa Ittica Nora. Data l’importanza scientifica della nidificazione, fanno parte del tavolo esperti nazionali con comprovata esperienza in materia di tartarughe marine e nella gestione dei nidi di Caretta caretta. Tra questi la prof.ssa Flegra Bentivegna Direttrice della dell’Acquario della Stazione Zoologica “Anton Dohrn” di Napoli che attualmente sta seguendo le tre nidificazioni “atipiche” di tartaruga comune avvenute in Puglia, Campania e Francia. Partecipa al tavolo anche il Dipartimento di Biologia Animale e dell'Uomo dell’Università di Torino responsabile del management dei siti di nidificazione di Caretta nelle isole Pelagie. Biologi e veterinari sono dunque impegnati attivamente nelle diverse fasi di gestione del sito di nidificazione isolano.

Alla prima riunione del tavolo tecnico sono state meglio definite le modalità di intervento sul nido, in caso di eventi meteo-marini importanti. Un grosso contributo a questo proposito è venuto dai geologi del laboratorio di geomorfologia marina del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ateneo Cagliaritano che hanno effettuato un rilievo morfotopografico della spiaggia emersa e l’analisi granulometrica e mineralogica della stessa.

Questi dati, oltre a permettere interventi mirati in caso di necessità sul sito di nidificazione, per preservare la camera delle uova da eventuali allagamenti in caso di mareggiata, consentono di approfondire le attuali conoscenze sulla etologia riproduttiva della specie che, viste le ultime nidificazioni, sta subendo evidenti cambiamenti. L’areale di nidificazione della tartaruga comune, infatti, che nel Mediterraneo occupava solitamente il Bacino Orientale, sembra in espansione, tutto ciò dimostrato delle imprevedibili nidificazioni avvenute in questi ultimi anni nel Mar Tirreno. Attualmente sul terriorio nazionale sono presenti diversi nidi di Caretta caretta (6 nidi alle isole Pelagie, 1 in Campania e 1 in Puglia).

Anche il costante monitoraggio della fase di incubazione delle uova ha il duplice scopo di ampliare le conoscenze sulla biologia riproduttiva della specie e consentire, con buona approssimazione, la previsione del periodo di schiusa, secondo un modello che tiene conto della data di deposizione e delle medie delle temperature misurate in vicinanza del nido.

I tecnici coinvolti, infatti, stanno monitorando costantemente la fase di incubazione delle uova. Il rilevamento della temperatura della sabbia, eseguito a diverse profondità in prossimità del nido e le condizioni ambientali, sono parametri importanti in quanto variano nell’arco della giornata, della stagione in corso e influenzano la sopravvivenza degli embrioni, la durata dell’incubazione e infine la schiusa delle uova. Sul nido, inoltre, è stato effettuato un piccolo scavo dove, i tecnici hanno posizionato una sonda che rileva costantemente la temperatura nella “camera delle uova” e verrà recuperato dopo la schiusa delle stesse in modo da porter elaborare i dati registrati. Operazione di grande importanza scientifica, per quanto riguarda la Sardegna, che consentirà il confronto con i dati rilevati negli altri siti di nidificazione.

Il momento più delicato sarà comunque quello relativo alla nascita delle piccole tartarughe che, appena raggiunto il mare si dirigeranno in mare aperto dove trascorreranno una lunga fase di vita pelagica. Il coordinamento dell’Assessorato della Difesa dell’Ambiente ha già predisposto un programma di pianificazione delle attività di monitoraggio della schiusa, sulla base dei protocolli internazionali esistenti. Inoltre, al fine di evitare qualunque forma di disturbo allo svolgimento naturale dell’evento, sia a terra che in mare, in collaborazione con il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale e con la Capitaneria di Porto, verranno adottate le necessarie misure di protezione, in modo da far si che l’evento si svolga nel modo più naturale possibile."

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