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Appunti del prof. Piussi sul Marganai
una foto recente della tagliata di 4 anni ( part. 9) scattata a settembre 2015
Ultimo aggiornamento: 27/10/2015

Il professor Pietro Piussi, già ordinario di Ecologia e Selvicoltura generale a Firenze, interviene sul caso Marganai condividendo con la comunità dei forestali i propri appunti dopo un recente sopralluogo. Ne emerge un quadro che conforta i tecnici di Ente Foreste confermando la bontà delle valutazioni alla base degli interventi.
Con un'articolata serie di appunti raccolti dopo un sopralluogo, l'esperto professore analizza gli interventi dell’Ente Foreste sul territorio di Marganai, recentemente oggetto di grande attenzione da parte dell'opinione pubblica.

Quanto emerge dalle analisi del prof. Piussi conforta i tecnici di Ente Foreste e conferma la bontà delle valutazioni alla base degli interventi: il bosco sta ben rispondendo in termini di rinnovazione.

In merito alla ipotizzata erosione dei suoli, il professore non ha riscontrato direttamente fenomeni di dissesto od erosione incanalata o di superficie (rispettivamente gulley e sheet erosion) nelle aree ceduate del Marganai pur ritenendo che, in presenza di un potenziale rischio di erosione associata al ceduo, la parola definitiva in merito potrà essere data solo a seguito di un monitoraggio sistematico e non su singole osservazioni puntuali e localizzate (che sono poco significative).

In merito al concetto, estremamente evocativo, di foresta preistorica, il professore chiarisce che nel contesto del Marganai “sembra difficile ipotizzare la presenza di alberi millenari o anche secolari date le utilizzazioni legnose compiute in passato e fino a tempi recenti”. Gli ecosistemi forestali conservatisi da lungo tempo, e meritevoli pertanto della massima attenzione dal punto di vista gestionale, sono stati tutti modificati più o meno profondamente nei caratteri del suolo e della vegetazione come conseguenza dell'ormai storica utilizzazione per pascolo, legno o caccia.

Il contributo più originale riguarda la trattazione circa il cosiddetto governo a ceduo, sulla sua fondamentale importanza quale meccanismo naturale di rinnovazione ed adattamento delle piante, necessario a ricostituire rapidamente il bosco dopo una perturbazione naturale o antropica, quale ad esempio: incendi, neve, attacchi di parassiti o tagli degli alberi.

Pertanto espressioni quali “radere al suolo” - “distruggere … la foresta” - “disboscamento” nonché l’ipotesi che al taglio segua il “deserto”, sono validi contributi all’eco-catastrofismo ma ignorano un punto importante: in seguito al taglio del ceduo si ha - dopo pochi mesi - la comparsa di nuovi polloni (germogli) che si formano sulle ceppaie assoggettate al taglio. Nel giro di 3-5 anni il terreno è di nuovo coperto e l’azione battente delle precipitazioni viene a cessare.

dettaglio della ricrescita nella prima area esposta al taglio 4 anni fa a Marganai

Ulteriori interessanti spunti vengono offerti sulla correlazione tra il governo a ceduo la conservazione della biodiversità. A differenza di quanto riportato dalla opinione di tanti, gli spazi aperti dalla ceduazione, secondo la recente bibliografia scientifica internazionale, favoriscono la conservazione di numerosi taxa animali e vegetali.

Al contempo, la ceduazione, creando un mosaico di classi di età,  evita la dominanza, a scala di paesaggio, di boschi senescenti e quindi la perdita di elementi strutturali associati ai primi stadi degli ecosistemi forestali.

particella di ceduo invecchiato, Marganai

Un'altra importante riflessione prof. Piussi la dedica alla differenzia tra la “gestione a ceduo” di oggi da quella del passato: mentre la prima è attuata dall'Ente Foreste secondo i più solidi principi della selvicoltura sostenibile, la seconda era spesso praticata in molte regioni italiane - come pure nel Marganai - con uno sfruttamento del suolo assai più spinto, con frequenze ravvicinate di taglio del bosco, associato a pascolamento, raccolta di frasche e lettiera, coltivazione nel bosco e pratiche di uso del suolo legate alla miseria delle popolazioni rurali (che traevano dal bosco tutte le risorse possibili, senza attenzione per la sostenibilità ambientale). Oggi però fortunatamente tutte queste pratiche sono estranee alla tecnica della ceduazione. Pertanto i ‘tagli del passato’ non vanno confusi né in alcun modo assimilati agli interventi di ceduazione di oggi.

Infine il prof. Piussi smentisce l'essenza catastrofica insita negli schianti: questo è un fenomeno assolutamente naturale e riscontrabile anche in tratti di bosco non soggetti ad utilizzazione; per contro il professore mette in guardia sulla matricinatura troppo abbondante (sarebbero troppo elevato il numero di piante preservate dal taglio a ceduo e destinate alla riproduzione da seme) che potrebbe invece rallentare la crescita dei polloni o causare la morte delle ceppaie.

L'illustre accademico fiorentino trova infine l'occasione per chiarire come un articolo di stampa riportato su Sardiniapost nel 2015, a firma dell’ex Presidente dell’Ente Giorgio Murino,  “mi attribuisce, con citazione, l’idea che il ceduo provochi la degradazione dei boschi. La citazione, malauguratamente, è incompleta così che sostiene un concetto assai lontano dal mio pensiero”. L'invito è quindi a non fermarsi alla lettura superficiale dei testi, che può spesso indurre a considerazioni affrettate e citazioni fuorvianti.

Il messaggio che si può trarre dalla lettura integrale degli appunti del Piussi (di seguito si allegano in formato PDF) è di non fermarsi alle apparenze, ma con passione ed animo onesto ed aperto, provare a leggere le evidenze scientifiche con gli occhi curiosi di chi vuole davvero conoscere la realtà così come essa è.

Consulta i documenti
Appunti Pietro Piussi [file .pdf]

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