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FORESTE E PARCHI DELLA SARDEGNA
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Presso Monte Genziana incontro sui rimboschimenti
panoramica dei rimboschimenti ogliastrini
Ultimo aggiornamento: 01/02/2016

A vent'anni dall'inizio degli interventi di rimboschimento attuato nel cantiere di Monte Genziana, si è tenuto nel cantiere forestale di Talana il 15 gennaio 2016 un incontro tra forestali per stilare un bilancio e confrontarsi sull'efficacia del lavoro svolto.
Hanno partecipato il Direttore Generale dell’Ente Foreste della Sardegna Antonio Casula, alcuni tecnici del Servizio Territoriale di Nuoro e dell’ex-azienda Foreste Demaniali che hanno svolto la direzione dei lavori per i rimboschimenti di questo territorio, insieme agli attuali tecnici del Servizio Territoriale di Lanusei dell’Ente Foreste che operano nello stesso territorio.

I territori del rimboschimento ogliastrino
I sopralluoghi hanno interessato nella prima fase anche l’unità gestionale di Silana ad Urzulei, in località Serra Ortenia - un’area montuosa con la parte cacuminale ad un'altezza di oltre 1000 m s.l.m. con un substrato granitico dove l’intervento di rimboschimento era invece iniziato nel 1992: qui il postime utilizzato annoverava latifoglie come le roverelle, i lecci, i castagni alternati ad un numero inferiore di conifere: cedri e pini marittimi. In generale i semenzali sono circa mille o più per ettaro di superficie effettivamente rimboschita senza le tare rocciose.
Si è registrata una forte differenziazione tra le aree declinanti a valle dove gli accrescimenti sono più contenuti rispetto all’area cacuminale, questa con una profondità del suolo maggiore, dove in particolare i cedri dell’atlante hanno raggiunto diametri ragguardevoli di 25 centimetria petto d’uomo. Nelle aree acclivi meno fertili sulla sommità delle creste sono degni di nota gli accrescimenti del pino marittimo.
Degno di nota è inoltre l'attecchimento della roverella diffusamente presente in questo tratto di rimboschimento esaminato. Riguardo a quest'area emerge che per il momento gli interventi manutentori non sarebbero necessari perché il rimboschimento si sta ancora affermando, mentre potrebbe necessitare la pulizia delle piazzole dei semenzali nelle aree dove gli accrescimenti anche della macchia che si sviluppa attorno alle piante forestali sono più forti.
Successivamente è stata perlustrata un area rimboschita presso Monte Genziana a Talana dove il perimetro forestale si dispiega su una dorsale valliva di circa mille metri accompagnata parallelamente da rilievi montuosi che raggiungono i 1300 m s.l.m. su un substrato scistoso e granitico. Proprio sul confine si è perlustrata una piccola area valliva alluvionale che fu rimboschita ma senza dare buoni risultati: qui infatti i semenzali non hanno potuto sviluppare l'apparato radicale in quanto le concavità senza terreno che si conformano quali camere d’aria sono in genere presenti sotto i ciottoli alluvionali.

A circa tre chilometri dal confine con Urzulei accedendo dall'altipiano di Fennau è stato preso in considerazione il versante settentrionale sovrastante il corso del Rio Flumineddu e prospiciente il versante meridionale della Foresta Demaniale di Montes a Orgosolo. Qui la vegetazione naturale più significativa si limita a tratti di macchia a corbezzolo, ed è diffusamente presente una macchia a erica scoparia ed Erica arborea nonché una gariga a suffruttici con Cistus salvifolia, Genista corsica, timo erba barona ecc. con Juniperus oxicedrus come alberello diffusamente presente: infatti il bosco originario che a memoria d’uomo era costituito dal piano cacuminale di roverelle secolari tipico della montagna sarda è andato perduto in seguito ad un indiscriminato taglio raso risalente alla prima metà del novecento al quale è seguito il pascolo che ha distrutto la possibilità di ricaccio delle ceppaie originarie.

panorama del cantiere forestale

L’ultimo rimboschimento visitato è quello all'estremità N-E del perimetro in località Genna ‘e Pira (fu il primo realizzato nel 1992): in questo perimetro si sperimentò l'utilizzo di un terzo di conifere (per lo più pino marittimo) e per il resto latifoglie nobili con una particolare frequenza di roverella. I tecnici che operarono hanno ricordato una particolare incidenza della siccità nei primi anni '90 che determinò fallanze oltre il 50% costringendo a ripetere la piantumazione l'anno dopo. Qui oggi le piante (specie i pini marittimi) superano i quattro metri di altezza e svolgono a pieno il ruolo transitorio di tutore con ombreggio del terreno in periodo estivo e la protezione dai venti freddi invernali delle latifoglie che crescono più lentamente ma grazie alla vicinanza delle conifere si sviluppano maggiormente in altezza consolidando il tronco rispetto a quelle che sono state impiantate senza l’utilizzo delle conifere come tutore. Questo rimboschimento è esemplificativo del ruolo positivo svolto dalle conifere che potranno essere presto abbattute rilasciando le latifoglie autoctone che nel frattempo si saranno pienamente affermate ed andranno a costituire il bosco definitivo.

Lavorazioni storicamente eseguite nei rimboschimenti di queste aree
I rimboschimenti dell’area furono realizzati con lavorazione localizzata a buche con l’utilizzo del Kamo dotato di rostro. Si è riscontrato che i rimboschimenti nell’area hanno avuto successo dove il suolo raggiungeva una profondità tale da consentire al postime forestale di affermarsi. In particolare è degna di nota l’affermazione della roverella nelle superfici con sufficiente profondità di suolo: la roverella peraltro è presente allo stato naturale nell'area marnosa di Su Mammuccone e di Sa Terra Crodina limitrofa nell’agro di Urzulei.
I dottori forestali presenti che seguirono l’intervento di rimboschimento hanno ricordato che il postime forestale impiantato era quello disponibile nei vivai dell’Amministrazione Forestale; con il riscontro sul campo che ha registrato il migliore attecchimento della roverella, si può dire che la disponibilità di vivaio della roverella avrebbe dovuto essere superiore al momento dell’impianto, per sfruttare al meglio la predisposizione di questa specie per il territorio in questione.
Anche il pino nero utilizzato fino agli anni novanta ha avuto una buona riuscita e su questo hanno influito sia la resistenza ai venti freddi di tramontana e sia lo sviluppo radicale più superficiale che consente alle conifere di sfruttare i suoli più esigui senza soffrire l’ostacolo della roccia affiorante (cosa che fa soffrire le piante con radice a fittone ed in particolare le specie quercine).
In un'area limitrofa - interessata dai miglioramenti pascolo con alberatura rada (300 piante ad ettaro) - le piante erano state impiantate lavorando il terreno in buche di 1 metro cubo, dove è stato allocato il semenzaio e prevedendo una protezione metallica per impedire al bestiame di mordere la chioma delle nuove piante: a vent’anni dall’impianto le piante si sono sviluppate in altezza raggiungendo in certi casi anche i tre metri: dunque l'intervento ha dato risultati rispondenti agli scopi che si era prefisso il selvicoltore.

Belvedere Sa Sedda e Sa Pira (foto S.Mele)

Altre note storiche e tecniche
- L'utilizzo del Pino nero era risentiva all'epoca (anni '90) del giudizio dominante negativo nell'utilizzo delle conifere che allora andava affermandosi nell’opinione pubblica e che poi almeno in parte è stato fatto proprio dal Piano Forestale e Ambientale della Regione Sarda.
- In questo stesso territorio, in località Turisie, è presente un’area incendiata il 18 Luglio 2008 quando andarono in fumo 6 ettari di rimboschimento: qui il tentativo di rimboschire nuovamente l'inverno dello stesso anno fallì, dando evidenza di quanto sia difficile se non impossibile rimboschire nell'immediato le aree recentemente incendiate.
- Nelle aree dove il suolo sovrastava di poco la roccia affiorante il riscaldamento estivo della roccia sottostante e il seccume radicale conseguente hanno vanificato il rimboschimento.
- Si sono rivelati fattori limitanti di questi rimboschimenti: i suoli esigui su terreno roccioso che hanno amplificato l’effetto della siccità estiva, i venti freddi di tramontana, il pascolo selvatico in particolare quello esercitato dai mufloni (con recisione dei cimali del postime forestale).
- Per la protezione dei cimali dei semenzali dal pascolo, soprattutto nei primi anni dall’impianto, sono risultati utili i silvitub o shelter sostenuti meccanicamente con un tutore in ferro o più raramente in legno.

Conclusioni tecniche dopo i sopralluoghi
Il giudizio unanime espresso dai tecnici è che i rimboschimenti in questo versante sono riusciti: tuttavia occorre fare tesoro delle difficoltà sperimentate nel rimboschire sui suoli superficiali, i così detti ranker (suoli giovani, che giacciono direttamente su una roccia madre con reazione acida, tipici delle regioni di montagna) e delle evidenze scelta delle specie (che qui avrebbe dovuto valorizzare maggiormente la roverella, meglio se autoctona).