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L'ambiente mediterraneo
Torre dei Corsari
Ultimo aggiornamento: 03/04/2007

Il clima mediterraneo rappresenta la transizione tra la fascia temperata dell'Europa e quella tropicale arida dell'Africa settentrionale. Luoghi dove la vegetazione ha sviluppato caratteristiche che le consentono di ridurre al minimo la perdita d'acqua.
Le differenze di temperatura e precipitazione sulla superficie terrestre influenzano notevolmente il tipo di vegetazione presente in un’area. Uno dei sistemi più utilizzati per descrivere il tipo di vegetazione associato ad un determinato tipo di clima, basato sulle differenze di temperatura e precipitazioni è quello di classificazione dei climi formulato dal climatologo tedesco Wladimir Köppen (meteorologo e geofisico tedesco di origine russa (Pietroburgo 1846-Graz 1940). Direttore dal 1875 della sezione meteorologica dell'osservatorio navale di Amburgo, svolse molte ricerche sulla distribuzione dei venti e sui climi. È noto per aver compilato la classificazione climatica più usata in geografia (Versuch einer Klassification der Klimate vorzüglich in ihren Beziehungen zur Pflanzenwelt, 1901; Ricerche per una classificazione del clima in rapporto alle associazioni vegetali) all'inizio del XX secolo, dove ogni tipo climatico viene contrassegnato con lettere maiuscole abbinate a lettere minuscole per differenziarne i sottotipi. Ne risulta una suddivisione della Terra in cinque grandi aree climatiche, ciascuna corrispondente all'area di distribuzione di una particolare categoria di piante. A seconda delle necessità ambientali di cui necessitano le piante si distinguono 5 classi ben distinte: le megaterme (piante che esigono forte calore e molta umidità) crescono in presenza di temperature medie > ai 18 °C; le mesoterme sono tipiche delle temperature comprese tra -3 °C e 18 °C; le microterme (quelle che richiedono poco calore estivo e non temono il freddo d'inverno) sono caratteristiche delle temperature comprese tra -3 °C e 10 °C; le echistoterme (sono le vegetazioni artica ed antartica) crescono in presenza di temperature molto basse, oltre il limite della vegetazione arborea; infine le xerofite (quelle che esigono calore e umidità moderati) sono le piante adattate ad ambienti aridi, caratterizzati da lunghi periodi di siccità. In base a questa classificazione della vegetazione si distinguono cinque grandi fasce climatiche: quella del climi tropicali umidi, che coincide con l’area appartenente alle piante megaterme; quella dei climi aridi, in cui crescono le piante xerofite; quella dei climi temperato-caldi, in cui si trovano le piante mesoterme, quella dei climi boreali, corrispondente alla zona di distribuzione delle piante microterme e, infine, la zona polare, in cui crescono le piante echistoterme.
Nell’ambito delle grandi zonazioni climatiche del nostro pianeta, il clima del bacino del Mediterraneo rappresenta la transizione tra la fascia temperata dell’Europa e la fascia tropicale arida dell’Africa settentrionale, evolutosi durante il terziario a partire da condizioni caldo-umide in seguito all’assestamento del clima planetario. Il clima e la vegetazione propria del bacino del mediterraneo si ritrova anche in altre regioni geografiche del mondo quali: California, Cile, Sud Africa e Australia sud-occidentale. Queste regioni sono comprese all’incirca fra i 30° e i 45° di latitudine dei due emisferi.
Esso è caratterizzato da piogge concentrate soprattutto nel periodo invernale e da estati calde e siccitose, dove l’aridità estiva si manifesta dai due ai cinque mesi. Gelate e precipitazioni nevose sono rare e si esauriscono nel giro di qualche giorno. La vegetazione per sopravvivere all’aridità estiva ha sviluppato particolari accorgimenti che permettono alla pianta di ridurre al minimo la perdita d’acqua e, in alcuni casi, dei meccanismi di difesa per sopportare le alte temperature e il passaggio del fuoco. Infatti, la maggior parte delle piante perenni come le latifoglie (quercia da sughero, leccio, roverella) a differenza delle conifere (a parte poche specie con capacità pollonifera), dopo il passaggio del fuoco, emettono polloni che sono in grado di colonizzare in breve tempo il terreno circostante, rendendo al minimo la possibilità ad altre specie estranee al popolamento originario di insediarsi nella fase post-incendio.
Le particolari condizioni climatiche, non si evidenziano solo con scarse precipitazioni ed alte temperature ma anche, come logica conseguenza, con la presenza di suoli poco profondi ed evoluti, con sostanza organica poco abbondante o, al contrario assenti o con la presenza preponderante di roccia in superficie. Parlare di ambiente mediterraneo significa pensare ad un’area per lo più omogenea dal punto di vista climatico, pedologico e morfologico. In effetti, la parte peninsulare ed insulare della penisola italiana ricade, dal punto di vista bioclimatico, nella regione del mediterraneo. Tuttavia per una serie di fattori come la latitudine, l’altitudine e l’esposizione questa grande area geografica in base ai dati della temperatura e delle precipitazioni può essere suddivisa ulteriormente in sette fasce distinte (Ozenda, 1975), alle quali corrispondono altrettanti tipi di vegetazione con caratteristiche diverse, e delle quali ben quattro ricadono nella nostra penisola.
Suddivisione in fasce bioclimatiche della penisola italiana:

T C° (*)= 3-7 Fascia= TM termo-mediterranea Vegetazione climax= Oleo-ceratonion
mm annui= 400-600

T C° (*)= 0-3 Fascia= MM Meso-mediterranea Vegetazione climax= Quercino ilicis
mm annui= 600-800

T C° (*)= -3-0 Fascia= SM Supra-mediterranea Vegetazione climax= Lonicero etruscae- Quercino pubescentis mm annui= 800-1200

T C° (*)= -7-3 Fascia= MM mediterraneo montana Vegetazione climax= Fagion
Mm annui= 1200 >

(*) Media delle temperature minime del mese più freddo

La vegetazione della regione mediterranea si distingue in maniera preponderante da quella di ogni altra regione d’Europa. L’associazione vegetale prevalente è la “macchia mediterranea” che nella sua accezione più generale è costituita da specie per lo più sempreverdi, con portamento spesso arbustivo e fioriture prepotenti (come il Mirto, il Lentisco, il Corbezzolo, l’Erica, il Rosmarino ect.), foglie coriacee, con un sottobosco denso e intricato, dove la fauna selvatica trova un habitat prezioso per alimentarsi, rifugiarsi e nidificare. I boschi dominanti sono in primis quelli di leccio e di sughera (puri o in associazione con altre specie), che un tempo costituivano estese foreste di cui ormai non restano che frammenti spesso isolati tra loro e nella maggior parte dei casi di ridotta estensione.
La macchia mediterranea si caratterizza per la sua composizione floristica, variando notevolmente da luogo a luogo, a seconda dei numerosi fattori ecologici presenti in una determinata zona e dagli innumerevoli interventi antropici. A tal fine si possono distinguere macchie associate alle stazioni più fresche, più evolute, come le macchie a leccio, da quelle legate a contesti più litoranei e caldo-aridi con formazioni di macchie a corbezzolo ed erica arborea, macchie a carrubo e oleastro e ginepreti.
Un ulteriore distinzione può essere fatta dal differente sviluppo in altezza. Esiste infatti una macchia alta, in cui predominano formazioni alte anche 4-5 metri, rappresentate dal leccio, corbezzolo e talora quercia da sughero e, in versanti più freschi o ad altitudini più elevate da querce caducifoglie come la roverella e il cerro ed una macchia bassa che include formazioni con un altezza per lo più di 1,5-2 metri, costituite da fillirea, lentisco, cisto ecc.
La degradazione della macchia mediterranea porta alla formazione della gariga rappresentata da specie come lavanda selvatica, cisto, rosmarino, erica multiflora ect. Il paesaggio caratterizzato dalla macchia mediterranea ha origini molto antiche, iniziato in tempi preistorici, nel corso dei millenni ha subito profonde e radicali modificazioni da parte dell’uomo (tagli, incendi, pascolo, insediamenti umani, agricoltura) fino a diventare l’elemento dominante delle coste e parte dell’entroterra italiano. Oggi l’ambiente mediterraneo sta subendo un rapido processo di degradazione che sta interessando indistintamente vaste aree del nostro territorio, dovuto ad un eccessivo disboscamento, al fenomeno sempre più drammatico degli incendi, al sovrapascolo, all’uso irrazionale del suolo per scopi urbanistici.
Attualmente la valorizzazione della macchia mediterranea diventa importante qualora si vogliono salvaguardare tradizioni, endemismi, produzioni di pregio (alimentari e non), utilizzo sostenibile delle risorse, salvaguardia ambientale di aree ad elevato pregio ambientale e paesaggistico.
In questo contesto ambientale la Sardegna occupa una posizione privilegiata nel bacino del Mediterraneo, che manifesta con una eterogeneità di paesaggi unici; e’ una terra ricca di luoghi dove la natura ha manifestato tutta la sua straordinaria bellezza attraverso una successione di ambienti di estrema variabilità morfologica e, un’alternanza geologica con una forte diversificazione dei substrati anche nella stessa valle o nello stesso gruppo montuoso, con relative popolazioni floro-faunistiche di enorme interesse, spesso endemiche. Proprio l'isolamento geografico sembra favorire l’endemismo e questo spiega il motivo per il quale in Sardegna ha portato alla formazione di una ricca flora endemica.

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