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FORESTE E PARCHI DELLA SARDEGNA
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Da Capriuleddu allo Stazzo La Gruci
Pascoli arborati agli stazzi La Gruci
Ultimo aggiornamento: 10/02/2010

Nella provincia di Olbia-Tempio un percorso di sette ore lungo vie un tempo ricoperte dalle foreste di leccio. Da ammirare le conche in granito forgiate dal vento.
Dati tecnici
Durata: sette ore
Chilometri da percorrere: 24 e mezzo
Dislivello in salita: 605 metri
Dislivello in discesa: 611 metri
Riferimenti cartografici: Carte IGM 1:25000, F° 427 Sez. II - Luogosanto; F° 443 Sez. I - Calangianus

Quadro storico-ambientale
I lecci erano di gran lunga gli alberi dominanti nella Gallura del ’700. Paradossale quanto si voglia, la Rivoluzione Francese non ebbe solo l’effetto di “corsicizzare” la Gallura coi “reazionari” fuggiaschi ma anche l’effetto di rendere la Sardegna più nota alle varie flotte nemiche incrocianti nel Mediterraneo. Sia pure estratta con arte pressoché rudimentale, la strana corteccia delle sughere assumeva forme insperate nelle mani dell’artigiano gallurese. I negozianti francesi ne divennero tali estimatori che, sui primi dell’800, chiesero in appalto molte sugherete, mandando i propri commessi a decorticarle affinché l’estrazione fosse eseguita a regola d’arte.
Avvenne così che in Gallura le leccete furono gradualmente ma decisamente convertite, creando quel tipo di economia subericola che ancora oggi caratterizza il territorio. I lecci furono estirpati ma, considerate le ovvie diseconomie, furono lasciati sopravvivere nei recessi e sulle rupi inaccessibili; la loro relativa rarità divenne - per naturale contrappasso - oggetto di culto nostalgico, e molte contrade furono denominate col nome di questa quercia.

Descrizione del sentiero
Superiamo subito stazzo e prendiamo a sn la carrareccia che conduce a SE prima allo stazzo Lu Calzari poi alla chiesetta di S.Biagio e poi ancora al bivio dello stazzo Piaraccio (1,5 km percorsi con ampio semicerchio).
Da questo bivio-ingresso cominciamo a declinare sulla carrareccia verso NNE, passando a dx oltre il muro a secco e discendendo con pendenza sempre uguale sino a un ponticello che supera il fiume Liscia reggendo un piccolo tubo d’acquedotto (2 km dal bivio Piaraccio). Siamo entrati nel compendio dello stazzo L’Agnata, che raggiungiamo verso E (km 0,4) per poi lasciarlo passando lungo la carrareccia che si riporta gradatamente al fiume, seguendo la quale si arriva dopo 2,8 km sotto gli impianti della diga del Liscia. Risaliamo all’asfalto che porta a S.Antonio di Gallura, lungo il quale transitiamo per 2 km (totale 7 km da Capriuleddu) sino alla q. 218 sotto cui c’è una galleria della ferrovia Sassari-Palau. Abbandoniamo l’asfalto sopra la galleria varcando a dx un cancelletto di legno e percorrendo con direzione S una carrareccia diretta allo stazzo Frassu, ma prima che essa passi sotto la ferrovia la lasciamo risalendo lentamente a Pirrigheddu (q. 282). Da qui discendiamo di poco sino al terzo cancelletto accanto a cui sta una cappelletta e oltre il quale sta la stradetta asfaltata che dalla stazioncina ferroviaria porta al paese. Su di essa in meno di 2 km siamo a S.Antonio (totale 5 km + 7 = 12).
Da S. Antonio discendiamo a S sullo stradone principale superando il cimitero e giungendo dopo 1 km alla cava accanto alla quale innestiamo in una rotabile bianca con direzione S che ci porta in 300 m a un bivio. Andiamo a SW passando a S del M. Sèssuli, discendendo sempre su rotabile sino a innestarci sull’asfalto che proviene dal M. Pino. Su questo andiamo a dx per 1,5 km innestandoci sulla provinciale di Prìatu. Da qui altri 700 m di asfalto portano a dx al quadrivio il cui ramo SW (S.S. 427) va percorso per 1,7 km sino all’ingresso per lo stazzo Tarra Bona (totale da S.Antonio km 6,5 + 12 = 18,5).
Entriamo nella proprietà dello stazzo Tarra Bona raggiungendo la casa, superandola verso E e poi risalendo lentamente su pista tra il gruppetto di rocce che toccano il vertice di q. 336. Qui troviamo una conca di straordinaria bellezza. Vista di profilo assomiglia vagamente a un cimiero greco, ma poi cambia forma secondo il punto di vista, offrendo il solito riparo sotto roccia del quale l’escursionista potrebbe approfittare in caso di notte piovosa. Sempre in salita, flettiamo a S e poi a SW raggiungendo un muro a secco che segna il confine tra i territori di S. Antonio e di Calangianus. Lo saltiamo e continuiamo a salire verso lo stazzo Sùari Alti. Giunti alla pista sul crinale lo percorriamo a sn giungendo alla cava di granito che occupa le due rupi quotate 433 e 429, sotto Punta di li Banditi. Superata la sella discendiamo a E su pista sino agli stazzi Giacucciu (q. 310), quindi usciamo dalla proprietà piegando a S, varcando il cancello lungo il muro a secco e varcando un secondo cancello dopo 90 m. Si prosegue a S tralasciando le deviazioni. Al quadrivio di q. 229 si prosegue e dopo 500 m entriamo a sn nella proprietà degli stazzi La Gruci.

Un piccolo approfondimento
Il Trenino Verde: Dalle città e dal mare verso l’interno, forte, verde, selvaggio, ma altrettanto delicato nel suo equilibrio, dove il treno si muove a suo agio, su una linea che ormai fa parte del paesaggio. Sono 80.000 le persone che ogni anno viaggiano su queste linee. “Non importa dove va il treno. L’importante è decidere di prenderlo”, è lo spirito con il quale due pionieri del turismo ferroviario D.H. Lawrence e la moglie Frieda viaggiarono per la Sardegna a bordo di questi treni nel 1921.
Tratto dal libro Sentiero Sardegna - Salvatore Dedola - Carlo Delfino editore.

Galleria fotografica
Luogosanto, l’antico stazzo La Mandriaccia.Il lago del LisciaIl Trenino Verde.Conca di stupefacente bellezza presso lo stazzo Tarra BonaPascoli arborati agli stazzi La GruciDainoDaino maschio



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Consulta le pagine
Il Trenino Verde
Percorsi in Mountain-bike: Giogantinu - Maestrale e granito
I Cantieri forestali della provincia Olbia-Tempio
Sezione fauna: scheda del daino
Sezione flora: scheda del leccio