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FORESTE E PARCHI DELLA SARDEGNA
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Da Lanaitto a Genna Silana
Escursionista nella gola di Gorropu
Ultimo aggiornamento: 10/02/2010

Queste è una delle tappe più impegnative per i dislivelli e per l’assenza di sentieri, che costringe a passare sulla pura roccia, dura e tagliente. Tra il supramonte di Orgosolo e quello di Urzulei passando per la Gola di Gorroppu detta anche "Gran Canyon d'Europa".
Dati tecnici
Durata: otto ore e mezza
Chilometri da percorrere: 17,3
Dislivello in salita: 1600 metri
Dislivello in discesa: 750 metri
Riferimenti cartografici: Carte IGM 1:25000, F° 517 Sez. IV - Funtana Bona; F° 517 Sez. I - Cantoniera Genna Sìlana

Quadro storico-ambientale
Il nostro sentiero passa proprio in mezzo a un villaggio nuragico. Duecento m a SW, sempre sul bordo del Campo, si trova un ampio circolo solare dal diametro di circa 80 m. Ancora più a S, sul bordo del Campo a q. 883, sta Su Nuragheddu, un piccolo nuraghe d’avvistamento che domina un po’ tutto: il Campo, la valle di penetrazione per Atza Bianca e per Su Suercone, la valletta che introduce all’aspra pendice superiore di Badde Doronè, il Monte Oddèu, la valletta d’accesso alla gola di Gorropu (Janna de Gori). I Nuragici quassù coltivavano i cereali (e anche gli Orgolesi lo hanno fatto sino al 1950).
Questa gigantesca doppia dolina, riempita dalle alluvioni provenienti dalle pendici laterali, servì anche per l’atterraggio di fortuna, durante la 2ª Guerra Mondiale, d’un aereo i cui resti esistono ancora. Altopiano di pace un tempo, altopiano della discordia ieri tra i pastori d’Orgosolo e di Dorgali, troppo interessati a questi magri pascoli per non rivendicarne il dominio esclusivo, sino a che l’evoluzione economica e l’assenza di vie d’accesso hanno lasciato questo Campo al suo destino di pascolo precario. Ancora oggi i quattro punti cardinali sono vigilati da ovili, uno di Orgosolo, tre di Dorgali, ma la loro esistenza serve solo a marcarne la profonda solitudine, resa struggente dal volo del grifone, dal canto d’amore della volpe, dal muto errare dei branchi di mufloni.
Ad est di Donianìgoro domina la cresta dell’Oddeu (m 1063), così chiamata da boddeu, ‘luogo di raccolta del bestiame’, riferito evidentemente al vasto Campo subcircolare che stiamo attraversando,dove il feudatario faceva convergere il bestiame dovuto per la decima. Ad ovest altre alture s’inseguono a vicenda sino alle più alte creste formando il bordo occidentale del Supramonte.

Descrizione del percorso
Punto di partenza Lanaitto, nella casa rifugio posta a cento metri dalla bella grotta di Sa Oche.
Dalla casa proseguiamo verso S lungola carrareccia e dopo piccolo tratto troviamo a sn una tomba di giganti in mezzo agli alberi. La strada prosegue in mezzo a un bosco bellissimo, pressoché pianeggiante, luogo ideale per chi volesse piazzare la tenda (ammesso che i gestori del rifugio autorizzino, giacché sono proprio loro a gestire, per conto del Comune, il corretto uso del territorio). Ora attenzione! Dalla casa dobbiamo percorrere circa 2 km verso S con curve varie, prima d’infilarci definitivamente nella pista che mena alla sommità del M.Tiscali. Durante la breve tratta ci comportiamo così: dopo 500 m abbandoniamo la nostra pista per entrare in una pista a dx; dopo 150 m trascuriamo la deviazione di dx che mena a un ovile; dopo circa 500 m (a q. 159) siamo a un trivio e noi proseguiamo nella pista centrale; dopo 300 m a una curva, mentre attraversiamo il letto secco d’un improbabile torrente, tralasciamo due deviazioni (una prima del “letto” e la seconda dopo); altri 200 m e abbandoniamo definitivamente la pista principale innestandoci su quella che risale sul fianco dx del M.Tiscali. Qui risaliamo per 1100 m da q. 180 a q. 400 con direzione SSW; dopodiché risaliamo verso SE su sentierino molto ripido e friabile (da q. 400 a q. 500 in meno di 200 m). Qui, sotto un aggetto di falesia, troviamo una parete fessa attraversata la quale, con direzione N, discendiamo gradatamente costeggiando la base della falesia-bastione che caratterizza questo monte-fortezza. Ci lasciamo guidare dal sentierino poco praticato il quale, dopo meno di 500 m, risale rapidamente sui “campi carreggiati” in mezzo ai quali profonda la dolina (Sa Curtigia de Tiscali).

Ritorniamo alla spaccatura verticale. Risaliamo sulla pietraia alla base della falesia. In breve siamo sulla cresta del monte, che ora percorriamo in direzione S lungo un sentierino (al solito poco praticato) che ci porta in circa 1000 m al passo di Doronè (q. 490). Siamo entrati in territorio di Dorgali. Qui c’innestiamo nel sentiero proveniente dalla valle E di Tiscali, e proseguiamo su di esso in discesa puntando a S lungo la base delle falesie di Punta Doronè. Entriamo così in Badde Doronè (q. 400) e la percorriamo sul fondo per circa 700 m sino a q. 502 allorché il sentiero, piegando a dx, comincia a risalire con qualche tornante, prima ripido poi più dolce sino a q. 600. Da qui risaliamo più faticosamente con rigida direzione S per meno di 2000 m sino alla quota massima di 873 m e da essa, dopo tante asperità, vediamo aprirsi ai nostri piedi il piatto Campu Donianìgoro. Attraversiamo Campu Donianìgoro dalla parte ovest, andando in piano per circa 1300 m. Attenzione! Da q. 849 (dove sta l’ingresso per Atza Bianca e per Suercone) i due itinerari paralleli per Gianna de Gori - pure esistenti in carta - dal vivo risultano pressoché obliterati.
Per raggiungere la gola di Gorropu è preferibile andare in libera, dapprima secondando la pianura di Donianìgoro sino all’estremo lembo SW, quindi risalendo nel lieve avvallamento
pietrosissimo dove la carta segna l’improbabile sentiero verso il Cuile di q. 894. Giunti a q. 882 la valletta si biforca in due e il sentiero della carta passa salomonicamente sul dosso tra le due vallette. Noi, pur non essendo mai certi della sua esistenza (perché non è più rimarcato dal bestiame), lo seguiamo e ad ogni buon conto ci attestiamo sopra la q. 943 (ottimo sito panoramico), dalla quale ora possiamo cominciare a declinare con rigorosa direzione S sino a che siamo certi d’esserci infilati in una rassicurante valletta - sempre pietrosissima come lo è tutta quest’immensa plaga carsica - lunga meno di 500 m e
sempre più declive. A q. 840 cominciamo a discendere per Costa Mammaluccas. Innestiamo ortogonalmente in una valletta che a dx con una serie di saliscendi e contorsioni arriverebbe sotto la rupe di Capriles; a sn discende impercettibilmente e si perde sugli abissi; di fronte (rigorosa
direzione SE!) prosegue scendendo ripida tra le quote 853 e 855 per 500 m (dislivello di 120 m) sino a q. 740. Risaliamo ora a sn alla selletta di q. 744 e siamo all’imboccatura alta di Sa Sulùdra, una forra per la quale discendiamo ripidamente a Gorropu.

Discendiamo con direzione E in Sa Sulùdra su instabili detriti di falda sino a q. 443 dove tocchiamo il fondo dell’orrido.Totale 3 km dal lato S di Donianigoro. Da qui proseguiamo d’ora in poi su massi quasi marmorei, rotondi, molto levigati dall’acqua,
talora del diametro d’un metro ma più spesso giganteschi, del diametro di 6-10 metri. Il loro incastro reciproco consente di saltellarci sopra, esclusi tre punti dove il salto presenta difficoltà alpinistiche di 3° grado. Dalla base di Sa Suludra alla risorgiva finale percorriamo la Gola di Gorropu per 1,5 km. Da Campu Donianigoro abbiamo percorso circa 4,5 km vie più malagevoli, tali da ritardare notevolmente l’andatura. Uscendo dalla Gola, saltelliamo sui sassoni sino ad aggirare la cuspide di destra che s’erge vertiginosamente a picco per 150 m sui laghetti della risorgiva, tra i quali fioriscono robusti e aggrovigliati oleandri. Col loro fogliame ci misureremo per riuscire a intravvedere il punto (q. 343) dal quale cominciamo la risalita a Costa Sìlana, tenendoci alla base della citata cuspide. Siamo entrati nel territorio di Urzulei.

La risalita a Costa Sìlana non lascia respiro, perché si tratta di fare 700 m di dislivello in soli 3,5 km. Ci si inerpica proprio lungo la base della rupe che s’erge 150 m sopra le nostre teste. Esclusi due tornanti iniziali, si sale tagliando di sghembo le isoipse, attraversando più volte i cospicui detriti di falda che fanno assomigliare ancor più questi bastioni orientali del Supramonte ai bastioni dolomitici. Il sentierino è sempre visibile. Dopo circa 1 km si arriva a un ovile costruito entro due nicchie basali delle falesie. Dopodiché le falesie non vengono più toccate, per quanto l’itinerario non vi si discosti molto. S’incontra un altro ovile precario. Dopodiché, a metà percorso, si entra nell’area boscosa curata dalla Forestale, dove si trovano delle mulattiere di risalita ben tenute dagli operai, lungo le quali giungiamo a Genna Sìlana (q. 1002) dove c’è il posto-tappa presso l’albergo montano dei Mulas. Totale percorso da Lanaitto: km 17,3.

Un piccolo approfondimento
La Gola di Gorropu sprofonda per 500 m dall’alta Punta Cucuttos (q. 888) e sul fondo si restringe talora sino a 10 m di larghezza. Nel vistosissimo assestamento tettonico prodottosi alla fine dell’Era Terziaria, le piogge hanno lavorato, diroccando ma anche levigando, creando così un sito particolare.A Gorropu convergono tre faglie: da W quella di Sa Suludra, da S quella di Punta Cucuttos, da SSW quella del Flumineddu. Pietrose e franose le prime due; ricca d’acque l’ultima, sulla quale s’apre una serie di risorgive sgorganti dalla base del mantello del Cretaceo stabilitosi da q. 480 in su per tutto l’ampio ventaglio
che va dal rio Titiòne a Pischina Gurthàddala. Il Flumineddu, che nasce dall’Arcu Correboi, s’apre la via tra questi potenti sedimenti creando balze e laghetti sino al momento in cui - scorrendo sotto il mantello calcareo - riaffiora definitivamente a livello degli scisti siluriani che stanno alla base dell’intero massiccio dolomitico. La sua forza invernale è tale, che i potentissimi detriti di falda del Quaternario, caduti dalle creste dell’Oddeu e dalle creste di Sìlana, vengono inesorabilmente spazzati via dall’impeto dell’acqua. Il Flumineddu ha una portata simile a quella della risorgiva di Su Gologone, e assieme a quella costituisce l’intero sistema idrografico del Supramonte. Durante il periodo delle piogge Gorropu è impercorribile se non dagli alpinisti in vena di “torrentismo”.
Tratto dal libro Sentiero Sardegna - Salvatore Dedola - Carlo Delfino editore

Galleria fotografica
Supramonte di Urzulei, junturasSupramonte di Urzulei, Taxus baccataSupramonte di UrzuleiSupramonte di Urzulei, codula e Luna, territori gestiti dall'Ente ForesteSupramonte di Urzulei, pascolo bradoSupramonte di OrgosoloSupramonte di Orgosolo, campu Donanigoro


Consulta i documenti
La scheda del percorso [file .pdf]
La mappa del percorso [file .pdf]

Consulta le pagine
Cantiere forestale Lanaitto
Cantiere forestale Silana
Su Ercone: monumento naturale
Parco nazionale del Golfo di Orosei - Gennargentu