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FORESTE E PARCHI DELLA SARDEGNA
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Monte Olia
Monte Olia
Ultimo aggiornamento: 26/06/2014

Monte Olia, una delle foreste storiche di proprietà dell’Ente Foreste della Sardegna, si estende tra i comuni di Monti e Berchidda ed è composta da boschi di Leccio, Sughere e Pini.
Inquadramento geografico e amministrativo
Provincia: Olbia-Tempio
Comune: Monti
Superficie: 2236 ha
Telefono: 0789 449011
Telefono e Fax: 0789 44055

Descrizione generale
La Foresta di Monte Olia è stata costituita in possesso demaniale statale nel volgere degli anni fra il 1910 ed il 1916: inizialmente per la cessione gratuita da parte del Comitato Forestale di Sassari del fondo Filighe Masciu (comune di Monti), successivamente per acquisizioni dalla Cassa Ademprivile di Sassari della contrada Monte Olia (agro di Monti) e da privati, proprietari del fondo Amultana-Perincana in comune di Berchidda, raggiungendo, complessivamente, una superficie di ha.1.419.
Successivamente, in regime di gestione AFDRS, sono stati compiuti ulteriori ampliamenti “a macchia d’olio”, maggiormente in territorio comunale di Berchidda.
Tutta l’area ricadente nel Complesso Forestale risulta patrimonio indisponibile della Regione Autonoma della Sardegna. Ciò deriva dalla notevole importanza, relativa alla funzione protettiva ed ambientale, nonché produttiva.
Dal punto di vista turistico, in località Monte Olia, nella zona circostante il centro servizi principale, sono presenti alcuni fabbricati adibiti sia all’attività degli operatori forestali sia all’accoglienza dei visitatori; la zona circostante è anche munita di una vasta area di ristoro ben attrezzata e facilmente fruibile in tutto l’arco dell’anno.
Da segnalare inoltre, in località Sa Toa un'area destinata a campeggi estivi ed un laghetto artificiale meta di numerose gite e di saltuari pic-nic.
Tuttavia l’estensione del suo territorio - in alcune zone estremamente impervio - la mancanza di sentieri, di strutture ricettive e di aree attrezzate ad accogliere i visitatori, non permetteva che la foresta possa essere utilizzata da un punto di vista turistico.

Aspetti geopedologici
Il complesso forestale, unitamente alle altre altre sottozone del Complesso di Monte Olia (Bolostiu, Terranova, Sorilis) risulta compresso nel vasto altopiano di Alà-Buddusò.
La quota altimetrica media è di 650 m s.l.m (le quote variano tra i 365 m dei fondovalle agli 811 m della zona cacuminale di M.te Olia).
Il substrato è composto prevalentemente da rocce granitiche ed in misura minore da filladi e scisti.
I suoli di derivazione riflettono il substrato pedogenetico e risultano poco evoluti, presentando un profilo poco profondo. Nelle aree maggiormente interessate dai fenomeni erosivi, conseguenti, spesso alla distruzione del manto vegetale ad opera di incendi, prevalgono i suoli caratterizzati da elevata pietrosità e roccia affiorante (litosuoli).
Dal punto di vista idrografico tutta l’area ricade nel bacino imbrifero del lago Coghinas. Sono presenti diversi corsi d’acqua, tutti a carattere torrentizio. Uno di questi, il “Rio Seleme”, delimita a sud il territorio di M.te Olia, segnando il confine con il contiguo Complesso di Bolostiu.

Aspetti climatici
Non essendo presenti nel territorio in esame, stazioni di rilevamento dei dati relativi ai due fattori climatici più importanti, temperatura e precipitazioni, vengono utilizzati, ai fini di una definizione del quadro climatico e di un’inquadramento fitoclimatico dell’area indagata, quelli registrati, in 39 anni di osservazioni, nella stazione termopluviometrica di Alà dei Sardi, posta a m 663 s.l.m.
Dalla stessa si rilevano una temperatura media annua di 12,9° C e una piovosità media annua di mm 1.072.
Dall’analisi dei dati, riportati in tabella, si evidenzia un clima tipicamente mediterraneo, con precipitazioni concentrate nel periodo autunno-invernale, temperature estive elevate, inverno moderatamente freddo.
Secondo l’inquadramento fitoclimatico proposto da Pavari, l’area può essere ascritta alla zona fitoclimatica del Lauretum (sottozone: media e fredda), corrispondente, secondo lo schema proposto da Arrigoni (1968) al climax delle foreste di leccio, suddiviso, in:
- orizzonte freddo-umido: rappresentato da foreste montane di Quercus ilex e Quercus pubescens con elementi relitti dei cingoli a Quercus-Tilia Acer e Laurocerasus. Tale orizzonte caratterizza le zone montane, dove il clima risulta modificato in senso freddo-umido (aree con altitudine superiore agli 8oo m)
- orizzonte mesofilo: rappresentato da boschi chiusi di Quercus ilex con penetrazione più o meno isolata di boschi aperti di Quercus pubescens. Presenza di boschi di Quercus suber nelle aree più soleggiate e calde. Tale orizzonte, tipico delle aree collinari e di media montagna è quello che meglio rappresenta, in relazione alle caratteristiche stazionali, la vegetazione potenziale dell’area.
Tale schema è relativo agli stadi climatici della vegetazione potenziale; la fisionomia della vegetazione reale è stata, nel corso degli anni, profondamente modificata dai ripetuti incendi e, attualmente, risulta rappresentata, in diverse aree, da associazioni di ricostituzione verso stadi vegetazionali più maturi(stadi dinamici del climax)
Della cenosi forestale originaria, la foresta mesofila di leccio, rimangono pochi lembi, accantonati nelle aree non attraversate dagli incendi (vallata del “Rio Seleme”, dove tratti di fustaia di leccio si alterano a nuclei di ceduo invecchiato e di macchia evoluta, versante settentrionale del Monte Olia).

Aspetti vegetazionali
Il complesso forestale ha registrato, nel corso dell’ultimo secolo, numerosi incendi che hanno determinato una profonda modificazione dell’assetto vegetazionale originario. Attualmente, lembi di preesistenti cenosi forestali,costituite principalmente da formazioni mesofile di leccio, distribuite in passato su gran parte del territorio, sono accantonate in aree ristrette, localizzate nei fondovalle.
Molto rappresentate, nel contesto del territorio, le formazioni artificiali, testimonianti gli interventi eseguiti al fine di ripristinare il soprassuolo boschivo.
Nelle aree non percorse da recenti incendi, accantonate nei compluvi della zona occidentale dell’area Demaniale e nella valle del Rio Seleme, al confine con la tenuta di Bolostiu, si riscontrano residui della antica foresta mesofila di leccio.
Generalmente si tratta di formazioni rade (i valori di copertura arborea sono inferiori al 20-25%), molto ben rappresentate nello strato arbustivo, costituito, prevalentemente, da corbezzolo, erica, lavanda, cisto, oltre allo stesso leccio.
Il dinamismo della vegetazione, indirizzato verso stadi seriali più maturi è testimoniato dalla presenza di novellame di leccio e sughera che, svettando sugli altri elementi della macchia, tendono a ripristinare lo strato arboreo.
La presenza, nei due versanti opposti del Rio Seleme, di numerose aie carbonili, dislocate lungo una rete di antiche carrettiere, testimonia l’estensione e l’imponenza originaria di questa formazione forestale.
Nell’area descritta, la forma di governo prevalente è il ceduo invecchiato (da diverso tempo è stata superate l’età del turno) e la copertura arborea presenta valori superiori a quelli registrati, per la stessa tipologia, nelle restanti parti della tenuta Demaniale.
Nelle aree interessate da incendi invece, si ritrovano invece formazioni artificiali costituite da soprassuoli boschivi, frutto dei rimboschimenti effettuati nel corso degli anni.
Il nucleo più importante, impiantato circa 80 anni fa, intorno alla Caserma di M.te Olia, risulta oggi caratterizzato da un piano dominante di Pinus pinea, con esemplari di notevoli dimensioni (fustaia adulta) e densità variabile tra i 18 i 25 mq/ha.
Il sottobosco si caratterizza per l’elevata presenza di elementi di leccio e sughera.
Nella parte centrale del Complesso forestale è presente un altro nucleo di Pinus pinea, frutto di coniferamenti più recenti. Lo strato arbustivo risulta costituito dagli elementi della macchia mesofila, principalmente Erica e Corbezzolo.
Nei rimboscimenti più recenti, realizzati nell’ultimo ventennio, oltre alle diverse specie di conifere (Pinus pinea, Pinus halepensis, Pinus pinaster, Pinus nigra ssp. Laricio, ecc), sono state impiegate diverse latifoglie autoctone (Quercus ilex, Quercus suber, Quercus pubescens).
Rimboschimenti di sole latifoglie sono stati eseguiti nella parte orientale del Complesso Demaniale.
Si tratta di giovani sugherete, impiantate dopo il passaggio di incendio. In località “Conca Ossas” è presente un nucleo artificiale di roverella.
Molto importante è anche la presenza della Macchia, che rappresenta uno stadio dinamico evolutivo verso formazioni più stabili e mature dopo la distruzione della copertura del manto vegetale, causata principalmente dai ripetuti incendi.
Nell’area della foresta le formazioni maggiormente rappresentate sono la macchia a Leccio e la macchia ad Erica e Corbezzolo.
Nel primo caso si tratta di cedui invecchiati a portamento cespuglioso, con altezza inferiore ai 3 metri, che esercitano una copertura discontinua, lasciando spazio agli elementi arbustivi della macchia, principalmente Arbutus unedo ed Erica arborea.
Nelle aree maggiormente interessate dagli incendi, la maggiore degradazione delle formazioni vegetali è testimoniata dalla presenza di formazioni secondarie, caratterizzate dalla presenza di erica, corbezzolo, cisto, lavanda e, nelle aree più calde, da elementi termofili, principalmente fillirea (Phillyrea angustifolia).
La presenza di leccio e di sughera, testimonia la tendenza evolutiva della vegetazione verso il ripristino di una copertura arborea.
Nelle aree maggiormente degradate, la copertura vegetale si presenta rada e rappresentata, principalmente, nelle aree percorse da recenti incendi, da specie pirofite, come il Cistus monspelliensis.
Dal punto di vista fisionomico, queste formazioni, risultano costituite da bassi cespugli che costituiscono una copertura discontinua.
La presenza di ceppaie vitali di sughera, specie favorita, rispetto ad altri elementi della macchia, dagli incendi, testimonia, anche in questo caso, un dinamismo in atto, tendente verso formazioni vegetali più stabili.
I boschi di leccio sono localizzati lungo il canale di Suelzu Nieddu e il alcuni tratti lungo le sponde del Riu S’Eleme sul confine con la Foresta di Bolostiu. Si tratta di cedui matricinati con un’alta percentuale arbustiva che attualmente sono nella fase di conversione.
I boschi di roverella occupano invece una superficie limitatata in località Sa Toa, sono costituiti da un soprassuolo misto a prevalenza di roverella (di origine artificiale) e secondariamente leccio e sughera nonché elementi della macchia insediatisi spontaneamente.
I boschi di sughera sono presenti al confine N.O. nella località Pedra Nae e nella località Conca Ossas. Dal censimento eseguito dagli operai della foresta risultano 5500 piante circa di sughera in produzione e 5000 piante circa da demaschiare. La produzione media a pianta, per il sughero gentile è di circa 10-12 kg. Si può desumere perciò una produzione di 600-650 q.li di sughero gentile di buona qualità.
Anche nella località Mascatzu sono presenti piccoli nuclei di sughera impiantati una quarantina di anni fa che non hanno ancora raggiunto le dimensioni medie per la demaschiatura.
Tra gli impianti artificiali di conifere, in particolare il pino domestico, si possono distinguere quelli realizzati 90 anni fa, localizzati nei pressi della caserma forestale e quelli più recenti localizzati nella zona più interna. Nel primo caso abbiamo pinete composte interamente da pino domestico nello stadio di fustaia matura o adulta, con sottobosco occupato oltre che da corbezzolo ed erica anche da sughera e leccio.
Gli impianti più recenti, realizzati negli anni 1990-91, sono una composizione mista di conifere e latifoglie, costituita di pino marittimo, leccio e sughera. La densità d’impianto è di circa 2000 piante ad ettaro ed interessano una superficie di 110 ha circa. La percentuale di attecchimento attualmente è del 70% circa.
Relativamente alla componente faunistica, molto semplificata rispetto al passato, gli aspetti maggiormente interessanti riguardano alcune specie rare nel contesto del territorio Regionale o a livello Comunitario, elencate negli allegati della Direttiva Comunitaria 92/43/CEE (Dir. Habitat).
Nell’area, percorsa da corsi d’acqua di limitata portata, è presente una interessante fauna ittica, rappresentata da intressanti specie, quali la Trota di Sardegna (Salmo trutta macrostigma) e la Trota di torrente (Salmo trutta fario)
L’erpetofauna, annovera diverse specie rilevanti, legate principalmente agli ambienti umidi: l’ Euprotto sardo (Euproctus platycephalus) il Discoglosso sardo (Discoglossus sardus) laTestuggine d’acqua (Emys orbicularis) ed un paleo-endemismo ad areale puntiforme: :la lucertola di bedriaga (Archaeolacerta bedriagae)
La componente ornitica, meno numerosa rispetto al passato, annovera alcuni rapaci ormai scomparsi in numerose parti della Sardegna come l’Aquila reale (Aquila chrysaetos) ed il Nibbio reale (Milvus milvus).

Come si raggiunge
La foresta è raggiungibile percorrendo la strada statale che da Monti conduce ad Alà dei Sardi all’altezza del km 12.

Documenti correlati
Carta della Foresta Demaniale