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Battuta d'arresto al progetto Gipeto
Balente in volo nei monti del Gennargentu
Ultimo aggiornamento: 09/09/2008

Tante le domande e poche le risposte per una tragedia ambientale dai toni aspri. Diversi anni di comunicazione tra la gente del territorio non sono serviti a salvare Balente, Sandalia e Rosa’e Monte.
Un sogno spezzato
“Il Gipeto non ha paura di volare”. Così, orgogliosi, scrivevamo qualche tempo fa, presentando le foto dei tre piccoli esemplari di Gypaetus Barbatus, reintrodotti in Sardegna dopo un’assenza durata circa 40 anni. Gli avvenimenti di questi giorni dimostrano che forse la paura di volare, di osare, di puntare in alto è proprio di noi sardi. Il progetto Gipeto non era soltanto (e non sarebbe comunque poco) figlio delle nuove politiche volte a tutela del nostro meraviglioso patrimonio naturalistico. Era soprattutto un’idea per esprimere la voglia di un cambiamento, che fosse culturale prima di tutto. In un mondo globalizzato che uniforma e cancella le differenze, restituire il Gipeto al Gennargentu era un modo per affermare, per gridare ad alta voce il valore della nostra storia, della nostra terra e delle nostre tradizioni. Per dare alle nuove generazioni quell’ottimismo, quella fiducia e quelle possibilità che portino a cercare di sfruttare il nostro patrimonio umano qua in Sardegna e non a scegliere la strada dell’emigrazione.

Adesso non ci resta che attendere che i tecnici dell’Istituto zooprofilattico stabiliscano le cause del decesso dei tre esemplari di “gutturju ossarju” o “Avvoltoio degli Agnelli” nome, quest’ultimo, che tanta disgrazia ha causato a questa specie notoriamente non aggressiva in quanto si nutre di midollo ed ossa di carcasse di animali. L’ipotesi più accreditata sembra essere quella dell’avvelenamento; questa possibilità era stata paventata e discussa alla presentazione del progetto considerato che il veleno è ancora utilizzato come rimedio estremo per prevenire i danni subiti dal bestiame ad opera delle volpi o dei cani randagi.

Il progetto segna una battuta d'arresto
Il 25 maggio 2008 sarà comunque una data da ricordare per tutti gli appassionati che hanno avuto la possibilità di vedere da vicino questi magnifici avvoltoi e di ammirarne la loro maestosità. Una giornata ricca di speranze per tutti quelli che ci hanno creduto ad iniziare dai bambini che con occhi rapiti seguivano in ogni minimo dettaglio le operazioni di rilascio. Una speranza che è continuata dopo circa un mese con l’involo del primo esemplare. È stato proprio Balente il primo a spiegare le ali; degno del suo nome ha iniziato le sue esibizioni davanti a tanti curiosi che col naso all’insù osservavano ammaliati il suo volo.

Il Gennargentu sembrava aver finalmente ritrovato i suoi compagni di avventura dopo quarant’anni di silenzio, un silenzio spezzato tra banchetti di carcasse di pecora e gli inconfondibili fischi di richiamo che, seppur per poco tempo, hanno animato le vallate. A soli tre mesi dall’inizio del progetto cala il sipario, anche se solo temporaneamente.

Galleria fotografica
La morte di SandaliaRosaemonte privo di vita


Consulta le pagine
Il Gipeto: scheda tecnica
Il Gipeto torna a volare in Sardegna
Fondazione internazionale per la Conservazione del Gipeto

Rassegna stampa
Le parole del fotografo naturalista Domenico Ruiu, tratte dal quotidiano "la Nuova Sardegna" [file .pdf]
"Progetto Gipeto, ancora una volta prevalgono gli egoismi" [file .pdf]