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Amanita phalloides
Amanita phalloides
Etimologia: phallus = fallo. Per la forma del primordium.

Sinonimi: Agaricus virescens, A. bulbosus.
Nome volgare: tignosa verdognola, ovolo bastardo.

Cappello: 4-15 cm; emisferico, poi convesso, infine appianato. Colore giallo-olivastro, a volte con tonalità grigiastre, ricoperto da fibrille radiali innate. Cuticola viscosa con tempo umido, facilmente asportabile, talvolta ricoperta da residui di velo generale. Margine liscio.

Lamelle: libere, fitte, bianche; lamellule tronche.

Gambo: altezza cm 6-15; diametro cm 1-2; cilindrico , slanciato, un po' attenuato verso l'alto, bulboso alla base. Tipicamente decorato da una zebratura verde pallido. Anello membranoso, pendulo. Volva bianca, membranosa, ampia.

Carne: biancastra, di odore prima insignificante poi acre, nauseante; sapore dolciastro.

Habitat: predilige le latifoglie; in Sardegna è molto rara sotto le conifere. Molto comune, autunnale.

Spore: bianche in massa, largamente ellittiche, di forma amiloide. 8-10,5 X 7-8 micron.

Commestibilità: velenoso mortale. È il fungo più pericoloso.

Reazioni macrochimiche: carne + H2SO4 = viola; carne (essicata) + sulfovanillina = viola poi rosso-bruno: carne e lamelle + acido nitrico = giallo, tardivamente.

Osservazioni: fungo molto pericoloso, diffusissimo. I caratteri distintivi principali sono il colore del cappello con le tipiche fibrille radiali e la volva membranosa. Ne esiste una forma completamente bianca (var. alba) che ha la stessa velenosità della forma tipo. È necessaria una particolare attenzione se la si raccoglie allo stato di "uovo", cioè da giovane, quando la volva lo avvolge completamente, perché può essere confusa con la A. caesarea. Le differenze in questo stadio di crescita sono date dal colore del cappello, che si intravvede scalzando la volva, e che risulta verdastro nella A. phalloides e arancione nella A. caesarea.

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