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IL SISTEMA AMBIENTALE DELLA SARDEGNA

Sardegna: la selvicoltura del 2000

 Monte Lerno-Pattada Horus
Si è svolto nel mese di ottobre il terzo Congresso Nazionale di Selvicoltura, a cura dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali, del Corpo Forestale dello Stato e della Regione Autonoma della Sicilia. Obiettivo dell’evento: verificare il presente e guardare al futuro delle foreste italiane e delle attività ad esse connesse, con un riferimento particolare a quelle del settore mediterraneo (L’Italia Forestale e Montana, 2008, n° 1).

Nel corso dei lavori sono stati individuati i problemi della selvicoltura che avranno uno sviluppo negli anni futuri, con particolare attenzione per la funzionalità degli ecosistemi forestali ed il ruolo della selvicoltura per lo sviluppo ecocompatibile e culturale della società civile. In particolare, sono si è discusso di conservazione del suolo e delle risorse idriche; conservazione della biodiversità; difesa ed il recupero del paesaggio vegetale; la mitigazione dell’effetto serra attraverso l’assorbimento dell’anidride carbonica; produzione della materia prima legno compatibile con le condizioni ecologiche stazionali. Non è un caso che la funzione della produzione del legno sia stata citata per ultima, in un momento storico in cui si è animato ed arricchito il dibattito sulla riconsiderazione dell’obiettivo della selvicoltura: il bosco, sempre meno risorsa in grado di fornire elevati redditi e sempre più elemento portante di valori ambientale e culturali; e solo in seconda istanza macchina per produrre legno (Ciancio O.- Nocentini S., 1996 – Il Bosco e l’Uomo: evoluzione del pensiero forestale. Accademia Italiana di Scienze Forestali, Firenze).

Ad oltre 50 anni dal primo Congresso di Selvicoltura di Firenze del 1954, molti principi hanno subito una evoluzione in senso positivo nel rapporto Bosco–Uomo, il bosco infatti non è più considerato come un insieme di alberi, ma come un’entità con proprie peculiarità, un sistema biologico complesso, vivente, utile per le funzioni ecologiche di grande rilevanza sociale.

Al Congresso Nazionale di Selvicoltura la Sardegna si presenta rinnovata nelle idee e nelle strutture operative. Nel 2007 infatti l’isola si è allineata ad altre sette regioni nelle quali è in atto la definizione di nuovi piani forestali e regionali (Cullotta S.- Maetzke F.- 2008 – La pianificazione forestale ai diversi livelli in Italia. L’Italia Forestale e Montana, n° 1).

Il Piano Forestale Ambientale della Regione Sarda condotto secondo i dettami del nuovo “pensiero forestale”, dopo un periodo di incubazione durato circa 20 anni, è giunto a termine grazie allo studio e alla collaborazione di un gruppo di lavoro proveniente da tutta l’Isola.
I punti cardine della nuova strategia sono i principi di precauzionalità dell’azione ambientale, la sostenibilità economica delle politiche adottate e dell’attenzione verso le fasce sociali economicamente più svantaggiate. Per l’applicazione fattiva della strategia è individuata come prioritaria la sinergia fra le Regione, le Province e gli Enti Locali (Assessorato Difesa Ambiente. 2007. Piano Forestale Ambientale Regionale (PFAR). Il nuovo “pensiero forestale” della scuola italiana, in questi ultimi decenni, ha fornito ampie indicazioni sulle “nuove frontiere” nella gestione forestale, mettendo nella giusta evidenza la posizione e la funzione del Bosco nel quadro della natura di cui l’Uomo è una componente importante ma non essenziale. E’ stato fissato il principio che al bosco si debba lasciare la possibilità di rinnovarsi naturalmente, di auto-organizzarsi e di conservare quanto più possibile il suo stato naturale ( Ciancio O.-1999- Nuove frontiere nella gestione forestale. Prefazione.- Accademia Italiana di Scienze Forestali, Firenze).

Si colgono segnali che indicano che la nuova filosofia lentamente si diffonde anche in Sardegna. Il Piano Forestale contiene questi principi distribuiti nelle sue pagine, per cui la sua applicazione avrà una funzione didattica rilevante.

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