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Autonomia e finanza pubblica, Paci: le Regioni devono unire le forze per rivendicare i propri diritti con il Governo

"Siamo arrivati al governo regionale in una situazione disastrosa, non avevamo ancora le norme di attuazione e il patto di stabilità mordeva e bloccava qualunque politica di sviluppo. Allora ci siamo messi al lavoro per chiudere gli accordi con Roma e così hanno fatto tutte le altre regioni a statuto speciale. Poi però la sostanza di quegli accordi è stata modificata dalle successive leggi di stabilità, e le Regioni possono fare poco contro questa situazione, nonostante le tante sentenze della Corte.
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CAGLIARI, 27 APRILE 2017 - "Le Regioni a Statuto speciale fanno gli accordi con il Governo, come chiede anche la Corte Costituzionale, ma poi la loro attuazione è resa difficile dagli apparati burocratici dello Stato che remano contro e fanno i sacerdoti dei conti pubblici impedendo di fatto che quegli accordi vengano pienamente attuati. Allora bisogna unire le forze fra le Regioni, tutte e non solo quelle a statuto speciale, per rivendicare i nostri diritti, ben sapendo che la strada è difficile perché non bastano le sentenze della Corte Costituzionale per modificare le leggi di bilancio dello Stato". L'ha detto il vicepresidente della Regione Raffaele Paci partecipando alla due giorni di approfondimento su regionalismo e finanza pubblica, organizzata dal Consiglio regionale in collaborazione con la Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative delle Regioni e delle Province Autonome. Un dibattito, dopo l'esito del referendum di dicembre, ripartito dalla Sardegna su federalismo e piena attuazione del titolo V della Costituzione.

"Siamo arrivati al governo regionale in una situazione disastrosa, non avevamo ancora le norme di attuazione e il patto di stabilità mordeva e bloccava qualunque politica di sviluppo. Allora ci siamo messi al lavoro per chiudere gli accordi con Roma e così hanno fatto tutte le altre regioni a statuto speciale. Poi però la sostanza di quegli accordi è stata modificata dalle successive leggi di stabilità, e le Regioni possono fare poco contro questa situazione, nonostante le tante sentenze della Corte.

"Nel nostro accordo - ha ricordato Paci - si prevedevano 535 milioni di accantonamenti nel 2018, con le diverse leggi di stabilità degli ultimi anni sono stati portati a 848 milioni. Trecento milioni in più nonostante un accordo in corso. Quindi abbiamo aperto un duro confronto con il Governo per rivendicare i nostri diritti e contemporaneamente abbiamo impugnato le leggi di stabilità nazionali e stiamo aspettando la sentenza della Corte Costituzionale. L'ho detto e lo ribadisco: la Sardegna non può più assolutamente permettersi di pagare cifre così esorbitanti e su questo non faremo passi indietro. Prima di tutto perché quei soldi sono nostri e vogliamo poterli usare per politiche espansive e di sviluppo, e poi perché rendere stabile un contributo straordinario significa, di fatto, modificare lo Statuto perché si versano nelle casse della Regione meno soldi di quelli che lo Statuto stabilisce. Cinque decimi dell'Irpef invece che i 7 decimi previsti: una violazione dello Statuto, una modifica unilaterale e con legge ordinaria di una legge di rango costituzionale".

"Per uscire da questa situazione dobbiamo rilanciare autonomia e responsabilità - ha concluso Paci - ma per farlo serve un governo politico che sia più forte degli apparati burocratici dello Stato".