Le foreste svolgono da sempre fondamentali
servizi ambientali che oggi rappresentano, sempre più, nuovi strumenti e opportunità da prendere in considerazione per un'adeguata e moderna remunerazione dei "costi di produzione" e dei mancati redditi dei gestori forestali.
Nuovi strumenti economiciUna buona gestione forestale richiede dunque il riconoscimento dell'importanza strategica e del valore (anche economico) dei
servizi ambientali svolti dal bosco per la società. Quantificarli consente di valutare quale
un investimento, e non solo un costo, la tutela e valorizzazione delle foreste.
Partendo dal presupposto che anche la selvicoltura risponde alle leggi dell'economia, si sta consolidando sempre di più (ad esempio nell'ambito del progetto di ricerca
Newforex finanziato dalla
UE) l'idea che possano esistere
esternalità ambientali positive connesse alle attività selvicolturali, e che queste possano essere valorizzate e quantificate in modo da creare un circolo economico virtuoso e quindi utile per l'ambiente.
Semplificando: può crearsi un mercato in cui i servizi ambientali (l'attività forestale in primis) possano avere un valore quantificabile e quindi monetizzabile.
I servizi ambientali hanno un valoreI benefici indotti sull'ambiente, sul clima, sulla qualità dell'aria e sul paesaggio troverebbero, in quest'ottica economica, una giusta remunerazione. Anche il costo sostenuto per la cura e la protezione dei boschi, dunque, potrebbe oggettivamente essere riconosciuto come
un vero e proprio investimento fatto dall'intera società per il proprio futuro.
I servizi resi dalle foreste alla societàTra gli aspetti principali, sinora considerati "intangibili" e mai opportunamente valorizzati:
- la protezione dell'assetto idrogeologico del territorio (qualità delle acque, minore erosione del suolo);
- il maggiore valore paesaggistico della risorsa ambientale (qualità di vita, benefici sulla vocazione turistica);
- la qualità dell'aria ed altri fattori socio-ambientali legati alla salute pubblica;
- gli aspetti climatici (mitigazione delle temperature globali e locali e dei cambiamenti climatici);
- la fissazione della CO2 ed il ruolo (anche economico) nella riduzione delle emissioni di anidride carbonica;
- la tutela della biodiversità.
Galleria fotografica
Un esempio: foreste e cambiamenti climaticiUna buona gestione forestale è fondamentale per far fronte al cambiamento climatico: l'aumento della temperatura media del pianeta (
Global Warming) è ormai un problema da fronteggiare,
un costo che la società deve e dovrà sostenere per gli effetti devastanti di eventi meteorologici estremi sempre più frequenti. Investire quindi in una gestione forestale più efficace, è quindi doppiamente remunerativo: le foreste (grazie alla produzione legnosa) trattengono ed assorbono il biossido di carbonio, ricoprendo un ruolo determinante nel mitigare i mutamenti del clima; il legno prodotto inoltre è un fattore produttivo importante in molte attività industriali.
Alberi e foreste aiutano ad attenuare queste alterazioni climatiche, sottraendo dall’atmosfera anidride carbonica e trasformandola attraverso la fotosintesi in carbonio, che poi “immagazzinano” sotto forma di legno e vegetazione (questo prezioso processo è chiamato
sequestro del carbonio).
Altro esempio: i costi dei danni da incendiPurtroppo l’emergenza incendi si ripropone con virulenza ogni anno sia a livello nazionale che mondiale, rappresentando un gravissimo problema ambientale ed economico oltre che di protezione civile.
Dal punto di vista climatico, il peggiore effetto collaterale è il rilascio in atmosfera di ingenti quantità di anidride carbonica (ovvero il carbonio precedentemente "sequestrato" dagli alberi).
La quantificazione di questo danno economico è uno degli aspetti essenziali per produrre una
contabilità ambientale quantificando gli effetti distruttivi di questa piaga.
Un manuale per la
valutazione dei danni da incendi boschivi è stato recentemente prodotto dal
Corpo Forestale dello Stato.
Il mercato del carbonio: prospettive economiche per le attività agroforestaliFra le strategie del
Protocollo di Kyoto vi è quella di considerare le foreste quali mitigatori delle emissioni di anidride carbonica: negli anni, ciò ha fortemente incrementato l'interesse per i
crediti di carbonio da attività forestali su scala globale e la nascita di
mercati del carbonio: si tratta di strumenti di politica economica per ridurre le emissioni di
gas serra, utilizzati congiuntamente ad altre politiche (tassazione delle emissioni o
carbon tax, regolamenti pro-tecnologie a bassa produzione di gas serra, etc.) e consistono nella compravendita di permessi di emissione ("crediti" di carbonio) che possono essere distribuiti da un soggetto terzo o generati da progetti di "sequestro" o abbattimento della
CO2 (quindi dalla gestione forestale). Anche in questo senso, dunque, le foreste hanno un "valore economico".
Un esempio italiano di asta di quote di CO2 (
mercato locale del carbonio) è quello del
progetto CARBOMARK portato avanti dalle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, che ha già dato luogo, in questi mesi, alle prime
aste di crediti di carbonio provenienti dalla gestione forestale certificata (prezzo a base d'asta: 30€ per Tonnellata di CO2, IVA esclusa, per una quantità complessiva di 317 T di CO2 prodotte nel solo
comune di Mel, nel Bellunese). In una esperienza simile, pochi mesi fa, allo stesso prezzo sono state vendute altre 300 T provenienti da poco meno di 3000 ettari di boschi certificati
PEFC: in pratica, quindi, ogni ettaro di bosco produce, periodicamente, 1€ di credito di CO2 vendibile sul mercato.
La sola gestione forestale dell'Ente Foreste della Sardegna (oltre 222.000 ettari) dunque, vale potenzialmente almeno 220.000€ annui in questo mercato.
Galleria fotografica
Conclusioni: i servizi ambientali hanno un valoreLe foreste sono dunque autentiche fabbriche di beni e servizi (
il bosco "mensa e farmacia sempre di turno"). In
un recente articolo scientifico vengono illustrati, fra l'altro, alcuni innovativi meccanismi definiti PES (
Payment for Environmental Services ovvero Pagamento per Servizi Ambientali) che modellano transazioni economiche il cui oggetto principale di scambio sono proprio i servizi ambientali ben definiti (ad es: l'utilizzo del suolo, la qualità dell'acqua e dell'aria). La strada per il completo riconoscimento (specie a livello legislativo) del valore economico dei beni ambientali, però, è ancora lunga; certamente una quantificazione omnicomprensiva dovrà tener conto:
- dei benefici indotti sui
beni primari (aria ed acqua in primis)
- del valore aggiunto in termini di
risorsa paesaggistica,
biodiversità,
salute pubblica ed altri benefici intangibili;
- dei risparmi dovuti alla protezione da
dissesto idrogeologico e dagli effetti del
Global Warming;
- del valore prodotto in termini di credito di quote di CO2 nel
mercato del carbonio.
Consulta le pagine e gli articoli correlatiArticolo della F.A.O. sul ruolo delle foreste contro i cambiamenti climaticiLa Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali (n.35 - febbraio 2002)Il sito del programma forex, finanziato dal VII programma quadro di ricerca della Commissione EuropeaUn articolo sul tema dei P.E.S. tratto dal Journal of Biogeosciences and Forestry e pubblicato dalla Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale (SISEF)Un interessante manuale sul mercato del Carbonio