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IL SISTEMA AMBIENTALE DELLA SARDEGNA

Non mettere i lacci alla voce del bosco

Cos’è il mazzo di grive
Il mazzo di grive è tradizionalmente composto da un gruppo di otto uccelli, solitamente tordi e merli. Le grive vengono spennate e tenute in acqua fredda per alcune ore, quindi lessate in acqua salata e cosparse di sale. Per ottenere il mazzo di grive si legano tordi e merli fra loro con una particolare tecnica, che consiste, nell'infilare un rametto di mirto nel becco d'ogni uccello, alternandoli, uno con il dorso rivolto verso il basso, e l'altro verso l'alto.

Boicottare la vendita truffa delle grive sarde.
I cittadini devono essere consapevoli del fatto che la normativa regionale (L.R. n. 23/1998), più restrittiva di quella nazionale, vieta a chiunque di porre in commercio la fauna selvatica morta e che quindi l’acquisto di grive, anche al ristorante o presso altri esercizi commerciali, ha ad oggetto il prodotto di una attività illecita.
L’unica eccezione ammessa è quella relativa a selvaggina proveniente da allevamenti a scopo alimentare o importata dall'estero; in tale ultimo caso deve essere sempre munita di contrassegno idoneo a identificarne la provenienza e il consumatore ne deve poter verificare in concreto l’effettiva tracciabilità.
In conclusione ciò che può essere acquistato legalmente non può essere stato catturato in Sardegna e qualsiasi dichiarazione in senso contrario da parte del venditore è falsa.
Chiunque venisse a conoscenza di questo fenomeno è invitato a segnalarlo al numero gratuito 1515.
Allo stesso tempo i cittadini devono sapere che ogni anno sono migliaia le reti, le tagliole, i lacci che vengono rimossi e sequestrati dal Corpo Forestale nei boschi e sono centinaia le comunicazioni di reato e gli indagati. Queste cifre rispecchiano l’esistenza e le proporzioni del mercato illegale che depaupera la biodiversità dei nostri boschi.

Il rischio sanitario
Per poter soddisfare l’ampio mercato la cattura degli uccelli viene effettuata anche molti mesi prima dello smercio. Il prodotto acquistato, anche dal punto di vista alimentare, non offre alcuna garanzia igienico-sanitaria. In molti casi si tratta infatti di prede che gli uccellatori, disturbati dall’azione di vigilanza sul territorio, riescono a raccogliere dalle trappole solo dopo giorni dalla morte e che vengono poi conservate, anche per mesi, in congelatori che non garantiscono un’adeguata catena del freddo né le necessarie cautele igieniche a tutela della salute.


La violenza sugli animali e i danni ambientali.
Per la cattura vengono utilizzati i lacci, ma anche le trappole di metallo e le reti, posizionati sia a terra, nel sottobosco, che sulle piante tra i rami. Si tratta sostanzialmente di trappole a nodo scorsoio, con o senza esca, che gli uccelli fanno scattare nel tentativo di cibarsi o semplicemente di trovare riparo tra le foglie. I piccoli animali muoiono soffocati o per sfinimento a furia di dibattersi.
Oltre ai lacci vengono utilizzate anche le micidiali reti che vengono piazzate con dei pali sui crinali, luoghi di passaggio degli stormi, per la cattura indiscriminata di migliaia di uccelli grandi e piccoli.
Nelle settimane che precedono le feste di Natale e Capodanno, la richiesta è tradizionalmente elevatissima e si stima che ad ogni stagione, per la preparazione delle grive, vengano catturati dagli uccellatori migliaia di esemplari.

Boicottiamo l'acquisto delle grive sarde.
Non solo l’acquisto delle tacculas, con esclusione dei casi di acquisto da allevamenti autorizzati, ha ad oggetto il prodotto di una attività illecita, ma incentivando questo mercato ci si rende complici di vere e proprie stragi.
I mezzi di cattura usati sono illegali perché, essendo trappole non selettive, catturano ogni specie di avifauna, anche quelle che non saranno oggetto di smercio, inclusi animali particolarmente protetti (come ad esempio i rapaci notturni), per la cui salvaguardia si impiegano sforzi e risorse talvolta anche ingenti.
Nel nostra isola abbiamo la fortuna di avere boschi popolati da una avifauna sia stanziale che migratoria varia, per specie e per quantità, ma ciò non deve essere dato per scontato. In diverse parti di Italia la situazione non è già più questa, perché ormai definitivamente compromessa.

Cosa sarebbe il nostro bosco senza il tordo, il merlo, il pettirosso, lo storno ed tanti altri altri turdidi e passeriformi che finiscono nei lacci e nelle reti? Vogliamo avere un bosco muto?