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Un aiuto alla biodiversità: le reintroduzioni in natura
Grifone con pulcino - foto D. Ruiu
Ultimo aggiornamento: 03/11/2009

Uno dei mezzi più importanti per salvaguardare e favorire la reintegrazione della biodiversità è quello della reintroduzione di una specie nei territori in cui se ne sia verificata l'estinzione.
L’impatto delle azioni umane sugli habitat ha provocato in molti casi la progressiva scomparsa locale di specie animali e vegetali. Per molte di esse la progressiva diminuzione in diversi territori ha portato ad un imminente pericolo di estinzione; questo fenomeno diviene particolarmente preoccupante qualora si giunga alla completa estinzione della specie in un territorio relativamente esteso. Tuttavia negli ultimi anni si è radicata una cultura naturalistica essenzialmente volta a migliorare la gestione del territorio al fine di contrastare il degrado ambientale favorendo la salvaguardia e la reintegrazione della biodiversità.

Uno dei mezzi più importanti per salvaguardare e favorire la reintegrazione della biodiversità è quello delle reintroduzioni nei territori in cui, in tempi storici si sia verificata la locale estinzione di una specie. La reintroduzione può essere effettuata utilizzando animali appositamente allevati oppure prelevati da popolazioni naturali sufficientemente ricche (in questo secondo caso si parla di “traslocazione”o “traslocation”) e, preferibilmente, con caratteristiche prossime a quelle delle popolazioni estinte.

Un’attenta definizione di reintroduzione è stata elaborata dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, secondo cui le stesse “debbono essere intese come immissioni di animali in un’area ove la specie di appartenenza era da considerarsi autoctona sino alla scomparsa”.

I presupposti affinché si possa iniziare a parlare di reintroduzione di una specie in un dato territorio sono due:
1) se la specie era veramente presente nell’area oggetto di studio
2) se si sia certi della locale estinzione
Le reintroduzioni sono operazioni alquanto complesse che coinvolgono una moltitudine di fattori quali: biologici, politici, normativi, sociali, di gestione del consenso ect.
Per questo motivo risulta assai difficile, anche con tutte le precauzioni possibili, prevedere la buona riuscita del progetto.
Oltre agli obiettivi principali di carattere prettamente naturalistico, le reintroduzioni possono apportare benefici di carattere socio-economico a supporto di tali iniziative attraverso un miglioramento della qualità della vita, alla possibilità di fruizione turistico-ricreativa dell’area, alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica verso i temi della conservazione della natura.

Le cause principali che hanno portato alla scomparsa di una specie sono da ricondursi principalmente a:
- eccessivo prelievo venatorio;
- persecuzione diretta;
- riduzione, alterazione e frammentazione degli habitat;
- introduzione di specie alloctone da parte dell’uomo che hanno portato a meccanismi di predazione, competizione o diffusione di malattie nei confronti delle popolazioni autoctone.

Solo attraverso un’oculata indagine di campo ed il coinvolgimento di un pool di esperti si può pensare di iniziare qualsiasi operazione di reintroduzione.
Studiare con attenzione le cause che hanno portato la specie all’estinzione e stabilire se le stesse cause siano state concretamente rimosse è il primo passo da seguire. Valutare bene se l’habitat della specie esista ancora ed è sufficientemente grande da garantirne una popolazione autosufficiente, se l’habitat è sottoposto a misure di tutela e se la popolazione è soggetta a rigide misure di controllo.

Un notevole contributo ai programmi di reintroduzione ci viene dato dalla biologia di conservazione per ciò che riguarda gli elementi prettamente ecologici da prendere in considerazione e nella valutazione della porzione di habitat.

L'Ente Foreste attraverso l’adesione al Countdown 2010, iniziativa promossa dall’IUCN, si pone l'obiettivo di "contribuire ad una riduzione significativa della perdita di biodiversità entro il 2010 a livello globale, nazionale e regionale" anche attraverso la programmazione e gestione diretta e/o in sinergia con altre istituzioni, attività di reintroduzione e ripopolamento di specie localmente estinte o minacciate d’estinzione, ed in particolare di:
a) Gyps fulvus-Grifone
b) Cervus elaphus ssp. corsicanus-Cervo
c) Salmo-trutta ssp. macrostigma-Trota sarda
d) Gypaetus barbatus-Gipeto
e) Dama dama-Daino

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