Il mercato del carbonio: prospettive economiche per le attività agroforestaliFra le strategie del
Protocollo di Kyoto vi è quella di considerare le foreste quali mitigatori delle emissioni di anidride carbonica: negli anni, ciò ha fortemente incrementato l'interesse per i
crediti di carbonio da attività forestali su scala globale e la nascita di
mercati del carbonio: si tratta di strumenti di politica economica per ridurre le emissioni di
gas serra, utilizzati congiuntamente ad altre politiche (tassazione delle emissioni o
carbon tax, regolamenti pro-tecnologie a bassa produzione di gas serra, etc.) e consistono nella compravendita di permessi di emissione ("crediti" di carbonio) che possono essere distribuiti da un soggetto terzo o generati da progetti di "sequestro" o abbattimento della
CO2 (quindi dalla gestione forestale). Anche in questo senso, dunque, le foreste hanno un "valore economico".
Un esempio italiano di asta di quote di CO2 (
mercato locale del carbonio) è quello del
progetto CARBOMARK portato avanti dalle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, che ha già dato luogo, in questi mesi, alle prime
aste di crediti di carbonio provenienti dalla gestione forestale certificata (prezzo a base d'asta: 30€ per Tonnellata di CO2, IVA esclusa, per una quantità complessiva di 317 T di CO2 prodotte nel solo
comune di Mel, nel Bellunese). In una esperienza simile, pochi mesi fa, allo stesso prezzo sono state vendute altre 300 T provenienti da poco meno di 3000 ettari di boschi certificati
PEFC: in pratica, quindi, ogni ettaro di bosco produce, periodicamente, 1€ di credito di CO2 vendibile sul mercato.
La sola gestione forestale dell'Ente Foreste della Sardegna (oltre 222.000 ettari) dunque, vale potenzialmente almeno 220.000€ annui in questo mercato.
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