Dati tecniciDurata: quattro ore e mezzo
Chilometri da percorrere: 14,8
Dislivello in salita: 780 metri
Dislivello in discesa: 635 metri
Riferimenti cartografici: Carte IGM 1:25000, F° 411 Sez. II S. Teresa di Gallura; F° 427 Sez. I - Bassacutena; F° 427 Sez. II - Luogosanto
Quadro storico-ambientaleLa Sardegna è sempre stata caratterizzata da un contrasto insediativo molto vivo: le regioni costiere erano deserte e la popolazione stava tutta addensata in grossi villaggi nelle aree interne più impervie. I villaggi erano così isolati dalla costa, da rendere quasi improbabile l’impresa di raggiungerli. Nelle zone interne della Gallura si sviluppò la pastorizia, che, con l’avvento dei Savoia, vide i pastori galluresi dedicarsi anche all’agricoltura, estendendo l’orto primitivo e dissodando gli incolti.
Mediante accordi coi vicini si sono riservati poi nuovi pascoli, facendovi arrivare infine le proprie famiglie. Malgrado le proteste degli abitanti dei villaggi, che pretendevano di continuare ad esercitare i loro antichi ademprìvi, la maggior parte della Gallura fu divisa in possedimenti strettamente individuali molto prima che la restante parte dell’isola cominciasse a sperimentarlo con la Legge delle Chiudende. In Gallura si costruirono inizialmente non più di 250 chiudende (tancas), come dire che i veri padroni del territorio erano molto pochi. Forse anche per questo i fuochi per vendetta erano frequenti e distruggevano intere foreste. Vero è che non tutti i proprietari avevano i soldi sufficienti a tale gravoso lavoro. Col tempo, comunque, la suddivisione ereditaria fece molto più danno che non la stessa Legge delle Chiudende, perché ad ogni erede piacque cingersi il proprio terreno, talché oggi la Gallura è parossisticamente chiusa da una rete di muri a secco.
Descrizione del sentieroDallo stazzo Lu Pinnenti (quota 114 m sul mare) si scende sull’asfaltino e si va a sinistra lungo esso per cento m, poi ci si introduce su una pista bianca con rigorosa direzione sud, risalendo poco dopo in Sarra Pauloni verso SSW sino allo stazzo Li Mizzani (q. 225). Da qui ci dirigiamo a E aggirando Monti di lu Nibbaru, attraversando qualche cancelletto e introducendoci in un prato-pascolo, che superiamo saltando un muro a secco e varcandone in breve sequenza un secondo. Siamo al passo (q. 238) che segna anche il confine tra i territori di S.Teresa e di Tempio Pausania. Abbiamo percorso 3 km. Dal confine una carreggiabile originata lì vicino conduce a S poi a SW aggirando M. Scapiddatu sino allo stazzo Conca di l’ea, alla cui sorgente esausta nessuno viene a far acqua, causa anche l’abbandono dello stazzo. Da q. 265 proseguiamo in discesa sino a q. 168 innestando nella rotabile bianca proveniente da Campavaglio. Abbiamo percorso 1,5 km (+ 3 = 4,5). Di fronte c’è lo stazzo Conca Piatta, ma non lo raggiungiamo perché intanto da quella casa mancano itinerari verso l’alto, nonostante che a Conca Piatta passasse il valido itinerario storico - citato a proposito di Garibaldi - collegante S.Teresa a Luogosanto. Oggi la selva regna sovrana: per camminare in tale selva va fatto tesoro di qualche traccia di bestiame e di pròvvide tracce realizzate coi decespugliatori dagli allevatori decisi a riconquistare i pascoli. Così dunque agiremo. Alla destra di Conca Piatta, in senso N-S, c’è una valletta selvosa che, se percorsa, collegherebbe rapidamente al primo crinale che da M. Saccheddu degrada a W agli stazzi di Littichedda. Essendo tale direttissima obliterata dalla macchia impenetrabile, la tralasciamo. Dunque attraversiamo la rotabile bianca per Littichedda, saltiamo il muretto e montiamo alla destra di questa valletta, sul sentieruolo visibile dalla strada. Montiamo così per 200 m, dopodiché varchiamo a destra il secondo muro a secco e c’immettiamo in mezzo a una fitta macchia appena solcata da una traccia che in un ampio semicerchio di circa 1200 m ci porta a saltare altri due muri, e c’immette in una valletta che risaliamo verso E ad Arriatogghiu. Qui finalmente ritroviamo la pista storica che porta a Contra Liccia e discende alla strada bianca Campavaglio-Aglientu. Abbiamo percorso altri 3,5 km (+ 4,5 = 8). Usciti dal compendio di Contra La Liccia, procediamo a destra sulla rotabile bianca collegante Campavaglio ad Aglientu e così andiamo per circa 3 km su questa via senza storia sino ad uscire a sn (q. 195) su un’altra rotabile di minore importanza che prendiamo con direzione EESE (essa porta all’asfalto Cantoniera Luogosanto-Camporotondo). Lungo essa procediamo per 1,5 km indi la lasciamo prendendo a dx la carrareccia che con direzione SW costeggia l’importante rio Bassacutena. Fatto circa 1 km lasciamo la pista (che porterebbe allo stazzo Varrucciu) ed andiamo a sn guadando il rio Bassacutena. Andiamo ora a S risalendo brevemente e passando in aree prative (sempre rigorosamente private, e settorializzate dai muri a secco) per circa 1,2 km, sino allo stazzo Nudicheddi. Cento metri oltre (verso SE) siamo nuovamente su una rotabile bianca secondaria, collegante lo stazzo Conca Abalta col già citato asfalto di Camporotondo. Abbiamo totalizzato 14,8 km.
Un piccolo approfondimentoConca Abàlta ignifica ‘tafone aperto’. Il nome conca ricorre spessissimo in Gallura, perché essa ne è ricchissima e perché di queste fu fatto grande uso, dapprima come ricoveri dei pastori e poi come ricovero di armenti. Per conca non s’intende un tafone qualsiasi ma solo quella incavatura a livello del suolo (e quindi raggiungibile dall’uomo o dall’animale) prodottasi nei nodi ossia nei pietroni talora grandi come palazzi, isolati dal contesto roccioso perché non si radicano nella roccia madre.
Tratto dal libro Sentiero Sardegna - Salvatore Dedola - Carlo Delfino editore.Galleria fotografica
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