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Gli uccelli come indicatori ecologici
Avvoltoio grifone e Corvo imperiale - Ruiu
Ultimo aggiornamento: 11/09/2008

L’analisi di un territorio attraverso lo studio delle comunità ornitiche rende possibile la definizione di un quadro estremamente aggiornato delle condizioni ambientali. Infatti gli uccelli risultano essere degli ottimi indicatori ecologici.
Gli indicatori ecologici
Le scienze biologiche ed ecologiche da molto tempo studiano i legami esistenti tra l’ambiente e gli organismi di un determinato territorio. Per questo motivo diventa indispensabile soprattutto per l’ecologia l’utilizzo degli indici e degli indicatori ambientali. Gli “indicatori” come gli organismi o un’intera comunità consentono, dato il loro stretto legame con l’ambiente che li circonda e definiti i fattori ambientali che regolano la loro distribuzione spazio-temporale, di valutare gli effetti che un’eventuale perturbazione (incendio, inquinamento, uso irrazionale risorse ect) ha sull’intero sistema. Di fondamentale importanza è la scelta dell’indicatore in base al disturbo che si vuole analizzare e della scala alla quale si vuole indagare l’effetto del disturbo. Infatti, all’aumentare del campo di indagine, cioè che si passa dalla scala biologica elementare a quella dei sistemi ecologici, aumentano ovviamente gli indicatori necessari alla descrizione dell'ambiente nel suo complesso. Quindi un indicatore può essere ottimo qualora il campo di indagine interessi un biotopo, un habitat o ristrette aree geografiche mentre non è più sufficiente per valutazioni su larga scala della qualità ambientale o nella pianificazione del territorio.

Pertanto si può definire un indicatore ecologico come una categoria di elementi fisici o di azioni strettamente legate a particolari situazioni ambientali e la cui presenza si possa considerare indice di tali condizioni (un esempio è lo studio degli effetti causati dall’inquinamento atmosferico monitorando la reazione e l’accumulo di sostanze in determinati organismi vegetali che si prestano bene ad un certo tipo di analisi).

L’utilizzo delle comunità animali come indicatori devono darci un segnale reale degli effettivi cambiamenti subiti dalla comunità stessa in presenza di inquinamento o di altri fattori di stress. Infatti, lo studio della composizione faunistica di un territorio ci permette di avere una visione chiara della fisionomia dell’area oggetto di studio, le condizioni climatiche e l’influenza antropica; altresì le variazioni che in essa intervengono riflettono le variazioni nella struttura del paesaggio (distruzione degli ecosistemi, alterazioni, modificazione strutturale degli stessi, scomparsa di alcuni elementi importanti per l’equilibrio del sistema).

Gli uccelli come indicatori ecologici
Tra le comunità animali, gli uccelli risultano essere degli ottimi indicatori ecologici, per una serie di fattori, a diverse scale geografiche. In primis gli uccelli annoverano un elevato numero di specie capaci di colonizzare una grande varietà di habitat idonei e disponibili. Un’ulteriore particolarità che li rende adatti ad essere usati per questo scopo è l’elevata mobilità, che gli consente di rispondere con una certa rapidità ai cambiamenti ambientali.

L’analisi di un territorio attraverso lo studio delle comunità ornitiche rende possibile la definizione di un quadro estremamente aggiornato delle condizioni ambientali. Infatti, lo studio nel tempo dell’abbondanza e della distribuzione delle specie è in grado di fornirci una serie di dati che ci permettono di valutare lo stato di salute di un territorio e la qualità degli ambienti, naturali o meno. Ciò è vero soprattutto quando si studia l’avifauna nidificante, in quanto le esigenze nel periodo riproduttivo sono molto più selettive e il legame tra uccelli ed ambiente è estremamente stretto per una serie di motivi legati alle esigenze ecologiche della specie (difesa da possibili attacchi da parte dei predatori, disponibilità sufficiente di cibo, disponibilità di luoghi adatti alla nidificazione ect). Altresì, durante la fase migratoria, gli uccelli sfruttano le risorse di un territorio per un brevissimo periodo di tempo e non necessitano di particolari esigenze.

La classe degli uccelli comprende numerose specie che possono essere utilizzate sia per monitorare gli effetti dell’immissione di inquinanti nell’ambiente sia per valutarne il grado di alterazione (ad esempio utilizzando specie strettamente legate agli ambienti forestali come i rapaci). Alcune specie risentono notevolmente della frammentazione degli habitat e possono essere usate per valutare il livello di eterogeneità ambientale e per programmare misure di gestione capaci di garantire un certo grado di connettività all’interno del mosaico ambientale considerato. Infatti, le misure di protezione delle aree naturali attraverso la creazione di aree protette al fine di garantire e preservare porzioni di habitat naturali e contrastare il processo di trasformazione ambientale, risultano insufficienti, in tempi lunghi, per la conservazione della biodiversità e dei processi ecologici, in quanto le caratteristiche ecologiche di una singola area dipendono tanto dalle caratteristiche presenti nell’area stessa, quanto dalla frequenza e dalle estensione di quelle stessa caratteristiche nel territorio circostante. È necessario creare dei collegamenti funzionali tra aree protette, tenendo conto delle dinamiche biologiche a scala di paesaggio.

Particolare attenzione bisogna prestare qualora per le proprie indagini si volesse utilizzare la ricchezza specifica (cioè il numero delle specie presenti nell’area oggetto di studio) di un dato territorio in quanto il numero delle specie presenti può rimanere costante perché alcune di esse vengono sostituite da altre opportuniste capaci di adattarsi a situazioni ambientali precarie; in questo caso cambierebbe la composizione specifica e si perderebbe in qualità. Anche le comunità, semmai si voglia concentrare l’attenzione su indagini a livello di paesaggio e di ecosistema, rappresentano degli ottimi indicatori. Non danno invece informazioni adeguate quando la ricerca è finalizzata a monitorare gli effetti ad esempio di alcune sostanze chimiche utilizzate nel campo dell’agricoltura; a tal fine risultano più efficienti studi condotti su particolari specie appartenenti a gruppi omogenei dal punto di vista trofico (alimentare).

L'utilizzo degli uccelli come indicatori
Attualmente esiste un programma promosso e coordinato da BirdLife International (una rete mondiale di associazioni ed individui impegnati nella conservazione della natura che opera in più di 100 nazioni) che utilizzano gli uccelli come indicatori dello stato di salvaguardia degli ambienti contribuendo allo sviluppo di una strategia di conservazione delle specie e degli ambienti. Si tratta del Progetto IBA (Important Bird Areas, aree importanti per gli uccelli) che individua secondo criteri standardizzati e accordati internazionalmente, a livello internazionale, un sistema di siti prioritari per la conservazione dell’avifauna. In Europa la rete delle IBA costituisce una base scientifica per la designazione delle ZPS (Zone di Protezione Speciale (ZPS), previste dalla Direttiva n. 409 del 1979, denominata "Uccelli").

Consulta le pagine
Direttiva relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (direttiva Habitat)
Direttiva del Consiglio concernente la conservazione degli uccelli selvatici (direttiva uccelli)
Sito ufficiale LIPU

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