Origine zoogeografica: Neartica, Paleartica
Areale di distribuzione: La sottospecie è endemica della Sardegna e della Corsica. Attualmente, in Sardegna, l’areale naturale di distribuzione è situato nell’Arburese, nel Sarrabus e nel Sulcis. Di recente insediamento (2003) nella Provincia di Sassari, è la popolazione libera presente nel Monte Lerno Pattada, che è stimata in circa 150 esemplari. L’origine del cervo sardo non è ancora stata del tutto chiarita. L’ipotesi più accreditata è quella di Azzaroli e Baccetti che attribuiscono la presenza della sottospecie ad un’introduzione da parte dell’uomo in epoca preistorica di C. elaphus, originario delle regioni neartica e paleartica, e una sua rapida speciazione in C. elaphus corsicanus. Protomi di cervi ornano navicelle nuragiche dell’ VIII – VI sec. a.C. e spade votive della stessa epoca, con stilizzate figure di cervo, venivano offerte alle divinità.
Identificazione: Il cervo sardo si distingue dalla specie nominale europea per alcuni caratteri morfologici come adattamento alle condizioni di insularità. Le dimensioni del corpo sono inferiori rispetto a quelle del cervo europeo. Il maschio raramente raggiunge un peso di 130 kg con un’altezza al garrese di 100 cm mentre la femmina non supera i 70-80 kg di peso e gli 80 cm di altezza. Il corpo è snello ed elegante con tronco allungato, spalla arrotondata e muscolosa, petto largo e groppa dritta. Il collo è lungo e sottile, la testa è di forma triangolare allungata e termina con un muso nudo. Le orecchie sono molto grandi, gli occhi sono ovali, grandi ed espressivi, con evidenti fosse lacrimali. Da queste viene secreto un liquido oleoso ed odoroso che serve per marcare il territorio. Gli arti, piuttosto corti, sono esili ma molto forti. Il mantello è liscio, fitto e setoloso con una colorazione tendenzialmente più scura rispetto al cervo rosso; in estate è bruno-rossicccio, in inverno è più scuro e tende al grigio bruno; presenta inoltre una stria nerastra, particolarmente evidente in estate, che va dalla testa alla radice della coda. Nel maschio adulto la parte inferiore del collo è ricoperta da un fitto lungo e scuro pelame detto criniera. La pomellatura è una caratteristica dei soli cerbiatti. La muta avviene due volte l’anno, in primavera (aprile) e in autunno (settembre). Le corna, presenti solo nel maschio, vengono dette “palchi”, “armatura”, “trofeo”, differiscono da quelle dell’europeo per le dimensioni raggiungendo una lunghezza massima di 70 cm ed un peso di circa 1 kg per asta, rispetto agli oltre 8 kg della nominale. Le ramificazioni risultano più semplici, si hanno generalmente 4 o 6 punte contro le 16 – 24 del cervo europeo. Sono prive della caratteristica corona, mentre la parte terminale dell’asta presenta una formazione allargata e tendente ad appiattirsi, fino a dare una forma finale a forcella. Vengono perse nel periodo compreso tra metà febbraio e metà marzo, quindi, dopo 1-2 settimane, ricrescono e la loro formazione è completa verso la metà di luglio. Nella fase di neoformazione, le corna sono rivestite da un tessuto cutaneo molto vascolarizzato detto “velluto”, che al termine dello sviluppo si secca e viene rimosso mediante strofinamento su alberi ed arbusti.
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Habitat ed Ecologia: Specie considerata “intermedia“ tra i “brucatori” ed i “pascolatori”, rispetto al daino più spiccatamente tendente verso i brucatori, abita le formazioni forestali con macchia mediterranea con chiarie e radure. Come il daino soffre, a differenza invece del muflone, le pendenze eccessive e l’elevata rocciosità. Si nutre sia di piante erbacee, graminacee, leguminose, cardi e rovi, che degli arbusti della macchia mediterranea, di cui usa scortecciare i fusti (“fregoni”). La struttura sociale del cervo è di tipo matriarcale, il nucleo familiare è costituito da una femmina adulta, il piccolo dell’anno e quello dell’anno precedente. Spesso sono riunite in branco con i rispettivi piccoli e guidate dalla femmina madre più anziana. Anche i maschi di età superiore ai due anni formano un branco dominato dal più forte e la cui posizione gerarchica viene conquistata in seguito al combattimento o alla semplice valutazione a distanza degli avversari.
Riproduzione: Il cervo è una specie poliginia e si accoppia con più femmine per annata costituendo gli harem. Il periodo degli amori ha inizio da fine agosto e si protrae fino a tutto settembre, i maschi in grado di riprodursi, si isolano dai più giovani e si portano nelle aree di riproduzione, qui si accoppiano con le femmine che vi si trovano (da 3 a 5). Questi territori, che rimangono gli stessi di anno in anno, vengono “marcati” con urina, secreti ghiandolari e scortecciamenti. L’harem viene segnalato e difeso anche attraverso il bramito, tipico verso dei maschi riproduttivi, emesso durante la stagione degli amori. Il bramito è forte, talora breve spesso lungo e gutturale, il verso delle femmine è invece brve e simile ad un abbaio. Dopo una gravidanza di circa 32 settimane, da metà aprile a metà maggio, le femmine partoriscono un piccolo che viene allattato per tre – quattro mesi. L’unità di base della struttura sociale del cervo, così come anche per il daino, è costituita dalla femmina con il piccolo dell’anno e la figlia ,“sottile” (più raramente il figlio, “fusone”) dell’anno precedente. Talora si formano branchi di femmine (10-12 individui, al massimo una ventina) guidati dalla femmina più anziana; i maschi di età superiore ai due anni hanno la tendenza ad aggregarsi in piccoli gruppi in cui domina il maschio più forte.
Fattori di minaccia: Il Cervo ha subito in Sardegna un fortissimo declino nel trentennio 1955 - 1985 a causa della caccia, del bracconaggio e della perdita di habitat. Nonostante il successivo incremento numerico, attualmente gli individui appartengono a popolazioni distanti tra loro, le quali non possono incontrarsi a causa dell’assenza di corridoi di collegamento tra le foreste isolane.
Status di conservazione: Specie vulnerabile a livello regionale, nazionale, europeo e mondiale.
Grado di Protezione: Convenzione di Berna, All. III; DIR. CEE 43/92, All. B,D (*sp. prioritaria); L. 157/92; L.R.23/98.
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