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Caro-traghetti, appello di Cappellacci ai parlamentari sardi: uniti per tutelare nostra libertà di circolazione

"Il diritto fondamentale dei Sardi - ha scritto il Presidente della Regione - a potersi muovere liberamente è messo fortemente a rischio dall’inaccettabile aumento delle tariffe imposto dalle principali di compagnie di navigazione".
presidente Cappellacci
CAGLIARI, 29 APRILE 2011 - "Un incontro che coinvolga tutti i parlamentari sardi". E’ questa la richiesta contenuta nella lettera-appello sulla questione del caro-traghetti, inviata dal presidente della Regione, Ugo Cappellacci, ai deputati e ai senatori sardi.

"Il diritto fondamentale dei Sardi - ha scritto il Presidente della Regione - a potersi muovere liberamente è messo fortemente a rischio dall’inaccettabile aumento delle tariffe imposto dalle principali di compagnie di navigazione". "Questo grave comportamento - ha aggiunto Cappellacci - sta inoltre penalizzando il sistema produttivo della Sardegna e contrasta fortemente con le prospettive di una Regione che considera il turismo uno dei pilastri strategici del proprio sviluppo".

Nella missiva il governatore ripercorre le iniziative già intraprese dall’Esecutivo regionale: dalla prima segnalazione all’Autorità garante per la concorrenza e il mercato avvenuta nel mese di gennaio, al tavolo tecnico insediato a marzo per sensibilizzare le compagnie di navigazione circa la necessità di una radicale revisione della politica delle tariffe, fino al ricorso all’Authority inviato nel mese di aprile e alla decisione di organizzare i collegamenti marittimi con la Penisola attraverso la Saremar (compagnia di navigazione di proprietà della Regione).

Per Cappellacci l’incontro deve essere "un’occasione importante per rimarcare e sottolineare l’importanza che assume lo spirito di unità e di coesione delle Istituzioni regionali e di tutto il Popolo sardo in un momento particolarmente delicato per la nostra Sardegna. A tal fine assumono una particolare rilevanza - conclude il Presidente - le iniziative da rivolgere al Governo per ristabilire con urgenza quelle irrinunciabili condizioni di pari dignità che non possono essere violate in nessuna parte del territorio nazionale".