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Trasporti, Cappellacci: "Sentenza Corte costituzionale nuova breccia per la Sardegna"

La Corte ha accolto le censure della Regione Sardegna, fondate sulla violazione del principio di leale collaborazione e dell'art. 53 dello Statuto sardo, che richiede una reale e significativa partecipazione della Regione alla elaborazione delle tariffe e alla regolamentazione dei servizi nazionali di comunicazione con l'isola.
Tirrenia
CAGLIARI, 23 LUGLIO 2013 - "La sentenza della Corte Costituzionale rappresenta una nuova breccia significativa per la Sardegna". Lo ha dichiarato il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, commentando la sentenza n. 230, che dichiara l'illegittimità costituzionale dell'art. 6, comma 19, secondo periodo, del d.l. n. 95 del 2012 (Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini nonché misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore bancario), nella parte in cui non contiene, dopo le parole "sentite le regioni interessate", le parole "d'intesa con la Regione Sardegna". La disposizione impugnata determinava l'esclusione totale della Regione dal procedimento di modifica o integrazione delle convenzioni. La Corte ha accolto le censure della Regione Sardegna, fondate sulla violazione del principio di leale collaborazione e dell'art. 53 dello Statuto sardo, che richiede una reale e significativa partecipazione della Regione alla elaborazione delle tariffe e alla regolamentazione dei servizi nazionali di comunicazione con l’isola. La questione è di particolare importanza - spiega Cappellacci - , perché la Corte ha preteso la c.d. "intesa forte", che va anche oltre la "rappresentanza" nel procedimento, prevista dall'art. 53 dello Statuto.

"La Sardegna - ha sottolineato il presidente - non può essere relegata al ruolo puro e semplice di soggetto "udito". Il nostro obiettivo - prosegue il presidente - resta quello dell’effettivo passaggio di funzioni e risorse dallo Stato alla Regione Sardegna. Sul punto - ha aggiunto il presidente - abbiamo ribadito il nostro orientamento anche durante il vertice svolto a Cagliari con il ministro Lupi, che ha manifestato un atteggiamento di apertura. E' indispensabile un intervento del Parlamento affinché si dia seguito a quanto veniva stabilito dalla legge del 2006, il cui risultato è stato modificato anche dalla norma impugnata, come rilevato dalla Corte Costituzionale. Solo quando saranno i sardi a decidere la politica dei collegamenti marittimi e a indirizzare il procedimento dall’inizio alla fine, solo quando la Sardegna sarà protagonista delle scelte in materia e non spettatrice, saremo sicuri che sarà garantito il diritto alla mobilità per i cittadini dell'isola".


Consulta: serve intesa con Sardegna per convenzione Tirrenia
Non basta parere consultivo per modificare continuità marittima


(ANSA) - CAGLIARI, 23 LUG - Per modificare la convenzione con Tirrenia sulla continuità territoriale marittima da e per la Sardegna i ministri dei Trasporti e dell'Economia devono trovare un'intesa con la Regione e non solo acquisire il suo parere consultivo. Lo ha stabilito una sentenza della Corte Costituzionale pronunciandosi sul ricorso presentato dalla Regione in materia di spending review nel giorno in cui è ripreso il confronto a Roma per la revisione delle tariffe Tirrenia nei collegamenti con l'Isola. Pur dichiarando inammissibile la prima parte del ricorso circa l'iter di validità delle convenzione, la Consulta ha dato ragione alla Sardegna che lamentava la violazione del principio di leale collaborazione da parte dello Stato. Nel procedimento si era costituita anche la Tirrenia-Cin, Compagnia italiana di navigazione, che però è stata esclusa con un'ordinanza in quanto priva di "potestà legislativa" per poter essere parte in un giudizio di legittimità costituzionale. Tornando alla sentenza, secondo la Corte "la determinazione delle modalità e delle condizioni di svolgimento del servizio di collegamento marittimo avente ad oggetto in particolare la Regione autonoma Sardegna è espressione di un potere, sì, statale, ma che tocca direttamente un interesse differenziato della Regione e che interferisce in misura rilevante sulle scelte rientranti nelle competenze della medesima, quali il turismo e l'industria alberghiera". La legge statale avrebbe dovuto quindi "predisporre adeguate modalità di coinvolgimento delle Regioni a salvaguardia delle loro competenze". (ANSA).