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Passaggi di tempo: alla riscoperta della tradizione

Cinema di viaggio. Nel tempo, nello spazio, nei mestieri, nelle tradizioni, nei sentimenti più intimi che nascono dal legame con la propria terra e la sua storia. Ma anche nella musica di straordinari musicisti sardi. Dal 18 febbraio 2005 nei cinema il film-documentario Passaggi di tempo, ultima opera del regista cagliaritano Gianfranco Cabiddu, che è stata presentata con successo al pubblico nazionale all’Auditorium del Parco della musica di Roma con una proiezione speciale, organizzata dall’Istituto Luce e dalla Regione Sardegna.

Adesso saranno i sardi a giudicare, con il rigore e l’atteggiamento critico che li contraddistingue, quando hanno a che fare con un’opera che parla di loro e del loro mondo. Il film sarà proiettato in tutta la Sardegna e i suoi protagonisti lo accompagneranno per presentarlo al pubblico a Cagliari, Iglesias, Sant’Antioco, Santa Giusta, Macomer, Samassi, Tortolì, Bosa, Guspini, Quartucciu, Sassari, Santa Teresa Gallura, Torralba, Lanusei e Lunamatrona.

Sarebbe un errore pensare che il film-documentario Passaggi di tempo, ultima opera del regista cagliaritano Gianfranco Cabiddu, offra semplicemente uno sguardo sulla Sardegna, alla ricerca delle radici e di un’identità che, prima d’essere svelata fuori dai confini dell’isola, i sardi devono fare propria. C’è altro in questo lavoro cinematografico, nato da un progetto che ha ormai dieci anni e tanti successi alle spalle, Sonos’ e memoria, spettacolo itinerante di immagini e musica. C’è un tema che ha un valore universale: il rapporto con la tradizione, che è forte, contraddittorio, imprescindibile, in Sardegna come in qualunque altro luogo della terra dove la globalizzazione non abbia ancora cancellato l’orgoglio di appartenenza. E’ chiaramente spiegato in una sorta di epigrafe che accompagna la presentazione di Passaggi di tempo: “La tradizione è prendersi cura delle proprie cose, perché ci servano per i giorni che abbiamo davanti, non alle spalle”.

In questo caso, per Cabiddu l’essere sardo è un vantaggio, perché l’attaccamento alla tradizione è nel corredo genetico di chi è nato in Sardegna. Ma anche la scelta narrativa lo aiuta nel suo progetto. Prima di tutto perché Passaggi di tempo è un film corale, che ha per protagonisti i musicisti di Sonos’ e memoria, disposti a confessare il proprio rapporto con la Sardegna e la sua tradizione con la complicità di altri coprotagonisti che sono i sardi di diverse zone dell’Isola, il paesaggio, i riti. Fondamentale è il ruolo della musica, che richiama la tradizione ma ha la forza dirompente del jazz di Paolo Fresu e di altri dodici artisti sardi: il maestro di launeddas Luigi Lai, la cantante Elena Ledda, il quartetto vocale Su Concordu 'e su Rosariu di Santulussurgiu, il violoncellista Carlo Cabiddu, Antonello Salis alla fisarmonica, Mauro Palmas alla mandola, più i "continentali" Furio Di Castri, al contrabbasso, e Federico Sanesi alle percussioni.


Con Passaggi di tempo continua una stagione felice per la cinematografia sarda, che sta riscuotendo consensi in tutto il mondo, contribuendo anche a tratteggiare un’immagine non stereotipata della Sardegna. «Credo che sia giusto ringraziare registi, attori, musicisti e tutti gli operatori del cinema per il contributo che stanno dando all’Isola, pur tra difficoltà e sacrifici», dice l’assessore della Cultura Elisabetta Pilia: «La Giunta riconosce il valore e l’importanza del cinema sardo come espressione d’identità e cultura. Per questo sta predisponendo strumenti per la valorizzazione e il sostegno al settore».