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Stop a nuovi centri commerciali

Il 24 febbraio 2005 é passato in Consiglio Regionale il disegno di legge proposto dalla Giunta che blocca l’apertura di grandi strutture di vendita fino all’approvazione di un nuovo Piano regionale. Nei numeri, un settore in crisi: desertificazione commerciale di città e paesi, calo delle vendite, assenza di pianificazione territoriale. La Giunta al lavoro su una legge organica di "Disciplina generale" del commercio.
Commercio
Stop a nuovi centri commerciali per dodici mesi. Il 23 febbraio il Consiglio Regionale ha approvato il disegno di legge proposto dalla Giunta con cui viene bloccata la proliferazione indisciplinata delle grandi strutture di vendita.

Il blocco è il passo preliminare nell’elaborazione di un "Piano regionale per le grandi strutture di vendita". La verifica degli esercizi attivi, il loro impatto sui flussi di utenza e traffico nel territorio e nella rete viaria, la valutazione dell’equilibrio tra libera concorrenza e diritto del consumatore al servizio di prossimità: questi sono i parametri introdotti dal testo per l’istruttoria che deve portare a una razionale programmazione commerciale delle grandi strutture di vendita. Entro dodici mesi, la Giunta dovrà poi elaborare il "Piano regionale per le grandi strutture di vendita", da approvare in 60 giorni per entrare in vigore 15 giorni dopo la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale regionale.

"La sospensione del rilascio di nuove autorizzazioni per l’apertura, variazione del settore merceologico, ampliamento, trasferimento di grandi strutture di vendita", come si legge nella relazione che accompagna il ddl, è così un passaggio necessario per la valutazione della situazione esistente, prima che la liberalizzazione selvaggia comprometta una volta per tutte la grave crisi dei commercianti dei centri storici o concentri troppe strutture in alcune aree lasciando altre zone della Sardegna sguarnite.

I numeri del commercio in Sardegna, diffusi nei giorni scorsi dalle associazioni di categoria, sono preoccupanti: le vendite sono calate dello 0,9% nel 2004 (dato che sembra confermato anche dall’anno in corso); rispetto al 2003, sono 307 in più le attività commerciali che hanno chiuso, con i peggiori saldi negativi tra apertura e chiusura di esercizi commerciali nelle province di Oristano e Nuoro. Anche i saldi, tradizionale boccata di ossigeno per i negozianti, registrano vendite in picchiata e incassi tra i peggiori degli ultimi anni.

Intanto la Giunta lavora a una legge di "Disciplina generale della attività commerciali", mettendo in atto la competenza esclusiva in materia attribuita dalla riforma del Titolo V della Costituzione e tappando una falla legislativa più volte tamponata in maniera estemporanea nel corso degli anni.

L’obiettivo è quello di sviluppare e rafforzare il tessuto economico isolano, sia attraverso la crescita degli esercizi esistenti, grazie alle tutele per micro, piccole e medie imprese, sia attraverso uno schema di pianificazione che fissi gli indirizzi per nuove iniziative imprenditoriali. E questa pianificazione passa attraverso una visione urbanistica del commercio: la salvaguardia delle attività commerciali delle aree urbane, la rivitalizzazione dei centri storici, la tutela della qualità della vita soprattutto nei piccoli comuni.

In altre parole, la Giunta vuole favorire la nascita di "centri commerciali naturali", cioè di insiemi di attività artigianali, commerciali e di servizi, perlopiù insediate nei centri storici, riunite in consorzi o associazioni, che siano d’impulso alla riqualificazione e valorizzazione del commercio nelle città e nei paesi e al conseguente rilancio economico-sociale dei centri storici.

Il disegno di legge prevede così finanziamenti per lo sviluppo di queste reti commerciali e delle piccole e medie imprese che le costituiscono. Attraverso risorse proprie, l’azione di consorzi fidi e di garanzia, l’accesso a fondi statali e comunitari, si vuole invertire la tendenza che sta portando alla desertificazione commerciale di tanti quartieri e piccoli paesi, con ovvie ricadute sul tessuto sociale locale: non solo aiuti per le attività, tuttavia, ma anche la fornitura di servizi di supporto legati all’ubicazione degli esercizi, la migliore accessibilità delle aree e la creazione dei servizi pubblici che riescano a unire tanti negozi o attività in una rete armonica all’interno delle aree urbane.

Per quanto riguarda i grandi centri commerciali, la leggina approvata ieri dal Consiglio mette fine alla loro frenetica nascita, una proliferazione dai numeri impressionanti e che, per i negozianti, è uno dei fattori principali della crisi di questi ultimi anni. Dai numeri di un rapporto di Confesercenti sul 2004 si evince che, nel contesto nazionale, il rapporto tra la superficie di vendita di ipermercati e supermercati e la popolazione registra nell’isola la media più alta in Italia: in Sardegna 130,9 mq ogni mille abitanti, contro i 130,4mq dell’Italia Centrale, e gli 87,4mq del Nord Italia.

Le basi poste dalla legge sulle "Disposizioni urgenti in materia di commercio" vengono dunque sviluppate dal ddl elaborato dalla Giunta: i programmi urbanistici commerciali di cui dovranno dotarsi i comuni, le doppie autorizzazioni per le grandi strutture di vendita (una per il centro commerciale vero e proprio e una per gli esercizi commerciali in esso ospitati) sono misure pensate per ridare aria agli esercizi commerciali urbani e consentire una pianificazione più efficace dello sviluppo.