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Razionalizzare il trasporto pubblico locale.

In una conferenza stampa del 1 marzo 2005, l’assessore dei Trasporti illustra gli interventi della Giunta per rimettere in carreggiata un settore "non governato da almeno dieci anni". Una regione arretrata, in cui muoversi è un problema.
“Non ci sono tagli ma una razionalizzazione del trasporto pubblico”. L’assessore regionale dei Trasporti Sandro Broccia prende di petto le polemiche che hanno riempito le pagine dei giornali nelle ultime settimane e spiega: “Stiamo tentando di mettere mano a un settore, quello del trasporto pubblico locale, importante e decisivo per la Regione, e che non è stato sostanzialmente governato per 10 anni”.

Perchè è inutile negare che in Sardegna, “come in tutto il mondo occidentale, il trasporto pubblico funzioni grazie ai contributi pubblici”. Ma un settore così nevralgico è stato finora “caratterizzato dall’assenza di una politica di sistema unitaria e fortemente integrata”, con le conseguenze che i cittadini sardi sperimentano quando decidono di utilizzare i mezzi pubblici.

Eppure la Regione non ha lesinato gli aiuti né all’Arst (Azienda Regionale Sarda Trasporti) e alle 52 aziende private che svolgono servizio di trasporto pubblico extraurbano su gomma nè agli 8 operatori pubblici e 11 privati che lavorano negli ambiti urbani.

Sono i numeri a far capire qualcosa del cattivo funzionamento della mobilità collettiva. Nel 2004, l’amministrazione ha speso 83 milioni di euro, pari al 65% dei costi di gestione delle aziende di trasporto (ai quali si aggiungono i contributi a carico dello Stato per Ferrovie della Sardegna e Ferrovie Meridionali Sarde).

Ma non è servito a molto. I dati sulla percentuale di cittadini che utilizzano i mezzi pubblici lo confermano: a fronte della media nazionale del 16,5 per cento, solo l’8,1 per cento dei sardi decide di rinunciare alla propria auto. E se una delle ragioni per cui così pochi sardi utilizzano bus e treni è sicuramente la particolare conformazione del territorio isolano, è inutile negare che un “servizio poco soddisfacente” e l’assenza di “un’integrazione modale tra bus e treni” (unici in Italia) tengano lontani i cittadini.

L’assenza di controllo e vigilanza ha fatto il resto: “duplicazione di servizi contributati svolti da una pluralità di soggetti non sempre governati nella loro azione complessiva”, quasi impossibilità “di dare risposta alla domanda e al diritto di mobilità delle zone interne” e l’ostacolo dell’invisibilità o dell’illogicità di tanti servizi. Risultato: 70 milioni di km complessivi percorsi nel 2003 (ultimo dato disponibile), di cui quasi 56 a carico della Regione.

Se si comparano i numeri del 2000 (62 milioni di km di servizi, con 51,7 coperti da un contributo regionale che ammontava a 72 milioni) con quelli attuali e con la situazione del settore, che non è migliorata a dispetto di maggiori risorse e maggiori percorrenze, e si aggiunge il dato relativo all’anzianità dei 1628 mezzi su strada in servizio, 10 anni e 8 mesi (contro la media europea di 7 anni e mezzo), diventa evidente che una “verifica” fosse inevitabile.

Il controllo è partito dalle linee di aziende private che trasportavano meno di 9 passeggeri per chilometro ogni anno, prendendo come parametro quello fissato da una delibera di Giunta del 1993.

Prendendo in esame 45 linee che viaggiavano sotto il parametro tra le 155 in concessione in tutta la Sardegna” ed escludendo quelle che garantiscono servizi essenziali (scuole, industrie etc) e stagionali che sono stati assicurate fino al 30 giugno, si è deciso di cancellarne solo 8 (quelle cioè in cui sulle stesse tratte, si sovrapponevano orari e aziende diverse), mentre le rimanenti sono state confermate o rimodulate.

Lo standard di giudizio utilizzato non è perfetto, ma è il migliore possibile, ammette l’assessore Broccia: “Siamo consapevoli che il parametro dei 9 passeggeri per km, provvisorio, non tiene conto nè della diversa densità abitativa delle aree della Sardegna né del diritto alla mobilità e ai servizi minimi”, spiega.

Analoga verifica dello stato del servizio è in corso per le aziende pubbliche come Arst, Ferrovie della Sardegna, Fms e Trenitalia. Dalle prime risultanze, annuncia Broccia, sembra “che i chilometri duplicati siano almeno 1 milione e mezzo”.

In ogni caso, “non esistono linee antieconomiche”, dice l’assessore: “esistono linee che offrono un servizio ai cittadini e linee che invece non lo fanno e non vengono utilizzate”. Da questa considerazione discende il principio che sta regolando l’attività della Giunta: “salvaguardare i servizi e consentire una migliore spesa delle risorse”, cioè gli 85 milioni previsti dalla finanziaria 2005 (compresi i fondi per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri).

Per il futuro, sono già iniziati gli incontri con tutte le parti coinvolte nel settore del trasporto pubblico locale e con i rappresentanti di Comuni e Province, per discutere una Riforma “troppe volte annunciata e mai compiuta” ma che, per l’assessore, dovrebbe “arrivare entro l’anno”.

L’obiettivo è “costruire un “testo unico”, un quadro normativo unitario, che recepisca le leggi nazionali come il decreto legislativo 422 del 1997 (che riformò il settore e individuò i servizi minimi da offrire), la legge 21 del 1992 (il trasporto pubblico non di linea) e la legge 218 del 2003 (sul noleggio con conducente). Con questo riordino legislativo, sarà anche più facile guidare il riassetto di un sistema in cui le spese siano ottimizzate e producano risultati verificabili.

Di conseguenza, si arriverà ad aumentare l’utilizzo della mobilità collettiva da parte dei cittadini, si costruirà un sistema integrato di tratte, informazioni e tariffe, si ripenserà la rete per la definizione di centri di interscambio nodali tra bus e treno. Con l’adeguamento delle infrastrutture obsolete e del parco mezzi, viaggiare per la Sardegna con un autobus o un treno potrebbe non essere più un’avventura.