Servitù Santo Stefano, Pigliaru: "La Regione si opporrà in ogni sede"
"Per la Regione Sardegna la servitù di Santo Stefano a La Maddalena è scaduta il 3 marzo e noi ci opporremo in ogni sede a qualsiasi volontà di reiterarla. Faremo partire subito un ricorso al Presidente del Consiglio dei Ministri per avere l'occasione di far sentire con fermezza e determinazione la voce dei sardi". Così ha detto il presidente Pigliaru.
CAGLIARI, 21 OTTOBRE 2014 - Di seguito la dichiarazione del Presidente Pigliaru:
"Al Ministero della Difesa che oggi ci comunica di aver approvato l'imposizione della servitù militare su Santo Stefano per altri cinque anni, diciamo che la nostra posizione è quella già condivisa con il Consiglio regionale ed espressa pubblicamente: per la Regione Sardegna la servitù di Santo Stefano a La Maddalena è scaduta il 3 marzo e noi ci opporremo in ogni sede a qualsiasi volontà di reiterarla. Faremo partire subito un ricorso al Presidente del Consiglio dei Ministri per avere l'occasione di far sentire con fermezza e determinazione la voce dei sardi. A differenza di quanto si afferma nel decreto, questa imposizione non è in alcun modo "compatibile con il percorso intrapreso con la Regione Autonoma della Sardegna e con gli enti territoriali a seguito della Seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari, tenutasi a Roma nel giugno 2014. Come tutti sanno, non abbiamo messo la nostra firma sul documento uscito da quell'incontro, e il percorso, con l'apertura del tavolo, deve ancora iniziare. La Seconda Conferenza regionale sulle servitù, da noi proposta all’Aula consiliare e in via di organizzazione, sarà il momento del confronto istituzionale, che affronteremo con il sostegno del popolo sardo".
"Al Ministero della Difesa che oggi ci comunica di aver approvato l'imposizione della servitù militare su Santo Stefano per altri cinque anni, diciamo che la nostra posizione è quella già condivisa con il Consiglio regionale ed espressa pubblicamente: per la Regione Sardegna la servitù di Santo Stefano a La Maddalena è scaduta il 3 marzo e noi ci opporremo in ogni sede a qualsiasi volontà di reiterarla. Faremo partire subito un ricorso al Presidente del Consiglio dei Ministri per avere l'occasione di far sentire con fermezza e determinazione la voce dei sardi. A differenza di quanto si afferma nel decreto, questa imposizione non è in alcun modo "compatibile con il percorso intrapreso con la Regione Autonoma della Sardegna e con gli enti territoriali a seguito della Seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari, tenutasi a Roma nel giugno 2014. Come tutti sanno, non abbiamo messo la nostra firma sul documento uscito da quell'incontro, e il percorso, con l'apertura del tavolo, deve ancora iniziare. La Seconda Conferenza regionale sulle servitù, da noi proposta all’Aula consiliare e in via di organizzazione, sarà il momento del confronto istituzionale, che affronteremo con il sostegno del popolo sardo".