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Latte rumeno, Falchi: rafforzare filiera latte ovino con organismo interprofessionale per tutelare produzione sarda

“Le polemiche scaturite dal rinvenimento di una partita di formaggio ovino proveniente dalla Romania confermano come non più rinviabile la nascita dell’Organismo Interprofessionale (OI) del comparto lattiero caseario, che consentirà di rafforzare le strategie di filiera e tutelare e valorizzare le produzioni sarde”. Lo dice l’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi
Pecore
Cagliari, 16 giugno 2016 - “Le polemiche scaturite dal rinvenimento di una partita di formaggio ovino proveniente dalla Romania confermano come non più rinviabile la nascita dell’Organismo Interprofessionale (OI) del comparto lattiero caseario, che consentirà di rafforzare le strategie di filiera e tutelare e valorizzare le produzioni sarde”. Lo dice l’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi a commento delle dichiarazioni di Pierluigi Pinna del caseificio Fratelli Pinna riportate oggi sulla stampa.
Latte sardo, enorme sforzo di tutti per qualità. “Non è certo compito dell’Assessore all’Agricoltura interferire o stigmatizzare la legittima scelta operata da imprenditori sardi, peraltro con un percorso professionale prestigioso e determinante per lo sviluppo del mondo agropastorale sardo, che decidono di delocalizzare alcune loro produzioni e fare investimenti all’estero senza che venga violata alcuna norma nazionale o comunitaria – aggiunge la titolare dell’Agricoltura -. A fronte di questo, però, è mio dovere intervenire a difesa dell’enorme sforzo fatto dalla Regione, per il tramite delle Agenzie agricole e delle Associazioni Allevatori, e dagli stessi pastori che hanno dedicato anni di lavoro per migliorare i loro sistemi di lavoro e produzione e far raggiungere al latte ovino prodotto in Sardegna standard di assoluta eccellenza”.
La sicurezza igienico sanitaria, valore aggiunto. Infatti, il latte ovino sardo, “grazie anche alle misure dei Piani di Sviluppo rurale sul benessere animale, è un prodotto che conserva le sue caratteristiche di naturalità, perché prodotto al pascolo e non in stalla, ma presenta al tempo stesso garanzie di qualità igienico-sanitaria analoghe se non superiori a quelle del latte prodotto in sistemi intensivi”. Questo, sottolinea Falchi “è un grande risultato perché ci sta consentendo di valorizzare le nostre produzioni non solo per le caratteristiche organolettiche conferite dalle tecniche di allevamento tradizionali basate su pascoli ricchi di essenze uniche e in grado di arricchire di sapori inimitabili i nostri formaggi, ma anche per il livello di assoluta sicurezza igienico sanitaria che ci consente di presentarci sui mercati internazionali, sempre più attenti a queste problematiche, con certificazioni che danno valore aggiunto alle nostre produzioni”.
Pagamento del latte a qualità. “Il dottor Pinna non ha torto quando, parlando della qualità casearia del latte in termini di contenuto di grassi e proteine, dice che nel mondo si possono trovare latti con maggiori rese alla trasformazione – spiega ancora l’espontente della Giunta -, ma è altrettanto corretto attribuire questa circostanza a un problema di filiera”. Infatti, afferma l’assessore dell’Agricoltura, “le ricerche realizzate da AGRIS in collaborazione con le Associazioni Allevatori dimostrano che oggi è possibile selezionare animali che producano più grasso e proteina senza perdere in quantità. Ma occorre creare un sistema di pagamento del latte a qualità che valorizzi adeguatamente questi aspetti e induca gli allevatori a privilegiare l’allevamento di animali con queste caratteristiche”.
OI per rafforzare strategie di filiera. Questo sarebbe uno dei compiti dell’OI, “attraverso la quale si potranno sviluppare strategie di filiera che ci consentano di proporci sui mercati internazionali grazie anche alle caratteristiche del nostro latte in termini di molecole salutari, come per esempio gli acidi grassi insaturi, prodotti grazie al pascolo”. Sono alcuni dei punti di forza delle nostre produzioni, sui quali “bisogna puntare in termini di marketing e comunicazione perché diventino caratteristiche vincenti della filiera lattiero casearia ovina”. Per queste ragioni, “industriali, cooperatori e singoli allevatori devono comprendere che la costituzione dell’OI non è più procrastinabile”.
Non più “commodity”. Conclude l’assessore dell’Agricoltura: “Grazie al lavoro sulla qualità compiuto in questi anni, i nostri prodotti sono sempre più “speciality” e non più “commodity”, con la conseguente apertura di vantaggiosi scenari di mercato che devono essere sfruttati dalle imprese con politiche di marketing corrette e specifiche”.