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Beni culturali da Stato a Regione, Erriu incontra Commissione Paritetica

L’assessore degli Enti locali Cristiano Erriu ha incontrato i rappresentanti nominati dalla Giunta regionale nella Commissione paritetica Stato-Regione per l’attuazione dell’articolo 14 dello Statuto Sardo, prevista sin dal 2008 ma mai costituita prima d’ora.
faro
agliari, 27 gennaio 2017 - L’assessore degli Enti locali Cristiano Erriu ha incontrato i rappresentanti nominati dalla Giunta regionale nella Commissione paritetica Stato-Regione per l’attuazione dell’articolo 14 dello Statuto Sardo, prevista sin dal 2008 ma mai costituita prima d’ora. La Commissione, che si deve occupare del passaggio di beni con vincolo storico-culturale non più funzionali per l’Amministrazione statale, è composta da due esperti nominati dal Governo (Gabriella Iacobacci del Ministero dell’Economia e delle Finanze e Antonio Parente del Mibact) e due nominati dalla Regione (il costituzionalista Pietro Ciarlo e il direttore del Dipartimento di Architettura dell’Università di Cagliari, Antonio Tramontin).
Erriu ha illustrato gli indirizzi di lavoro per far pervenire al più presto al patrimonio regionale una serie di beni di interesse culturale che sono ancora in capo all’Agenzia del Demanio (tra cui i fari costieri), individuati in un allegato dell’Accordo di programma siglato nel 2008. Per procedere al trasferimento occorre il nulla osta della Commissione paritetica, che valuterà se esiste ancora un eventuale vincolo storico-culturale.
“Si tratta – spiega l’assessore Erriu – di un passaggio fondamentale per consentire alla Regione di acquisire importanti beni da valorizzare al meglio, certamente in raccordo con le Sovrintendenze e con altri organi dello Stato centrale, ma aprendo anche a altri soggetti privati e pubblici in grado di contribuire al raggiungimento degli obiettivi”.
“In questo, come per altri immobili già di proprietà della Regione – prosegue Erriu – pensiamo soprattutto alla concessione di valorizzazione, uno strumento di partenariato pubblico-privato che consente di sviluppare e valorizzare il patrimonio immobiliare pubblico attraverso l’assegnazione a primari operatori privati del diritto di utilizzare gli immobili a fini economici per un periodo determinato di tempo, a fronte della loro riqualificazione, riconversione funzionale e manutenzione ordinaria e straordinaria. Attraverso lo strumento della concessione, l’investitore privato non grava il proprio business plan dei costi per l’acquisto degli immobili che rimangono di proprietà pubblica, mentre la Regione, oltre ad incassare un canone per l’intera durata della concessione, risparmia gli oneri improduttivi di vigilanza, custodia, messa in sicurezza, manutenzione e riattiva nel contempo circuiti virtuosi di trasformazione urbana e sviluppo locale”.
La durata della concessione, precisa Erriu, “è commisurata al raggiungimento dell’equilibrio economico-finanziario del piano degli investimenti e della connessa gestione, per un periodo di tempo comunque non eccedente i 50 anni. Alla scadenza della concessione, la Regione rientra automaticamente nella piena disponibilità degli immobili concessi in uso, con l’acquisizione di ogni trasformazione, miglioria, addizione e accessione ad essi apportate. L’individuazione dei concessionari privati prevede il ricorso a procedure di evidenza pubblica, tra investitori ed operatori dotati di idonei requisiti economico-finanziari e tecnico-organizzativi e con esperienza pluriennale nella progettazione di qualità e nei settori commerciali e gestionali individuati per l’uso degli immobili. Il canone della concessione è determinato secondo valori di mercato, tenendo conto degli investimenti necessari per la riqualificazione e riconversione degli immobili e della ridotta remuneratività iniziale dell’operazione”.