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Modifica e integrazione delle norme di attuazione piano stralcio bacino per l’assetto idrogeologico (PAI): novità per il mondo agricolo e per i comuni

Il Comitato istituzionale dell’Autorità di Bacino Regionale della Sardegna ha approvato ieri una serie di modifiche e integrazioni alle Norme di Attuazione del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI). Tra gli obiettivi quello di superare alcune criticità segnalate dagli Enti locali e dal mondo produttivo, in particolare quello agricolo, e nel contempo garantire i livelli di sicurezza e protezione per le aree soggette a rischio idrogeologico.
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Cagliari 28 febbraio 2018 – Il Comitato istituzionale dell’Autorità di Bacino Regionale della Sardegna ha approvato ieri una serie di modifiche e integrazioni alle Norme di Attuazione del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI). Tra gli obiettivi quello di superare alcune criticità segnalate dagli Enti locali e dal mondo produttivo, in particolare quello agricolo, e nel contempo garantire i livelli di sicurezza e protezione per le aree soggette a rischio idrogeologico.

La novità per il mondo dell’agricoltura e dell’allevamento Fino ad ora il PAI, approvato nel 2006, ha precluso le attività agricole in aree molto fertili, come quelle dei bacini del Tirso, del Fluminimannu o del Coghinas, ma ad elevato rischio idraulico. Con le nuove norme le aziende agricole e pastorali potranno svolgere attività in quelle aree e realizzare fabbricati e impianti (a esclusione di strutture di tipo residenziale) a patto di dotarsi di strumenti per garantire l’incolumità delle persone e limitare la vulnerabilità di edifici e manufatti. Tra gli obblighi rientrano anche precise regole di sicurezza come la chiusura dell’azienda in caso di allerta rossa, l’identificazione di luoghi per la protezione delle persone e l’adeguata formazione del personale dell’azienda.

Novità per i Comuni Per le aree a rischio idrogeologico le norme tengono conto delle diverse realtà territoriali per gli ambiti urbani. Particolare attenzione è dedicata ai cosiddetti valori di “vulnerabilità delle persone” utili a determinare la pericolosità di un’alluvione, tendendo conto della combinazione dei due parametri di altezza e velocità dell’acqua. L’introduzione dei nuovi parametri di valutazione del rischio permetterà alle amministrazioni comunali adeguare i piani urbanistici e di protezione civile in modo più rispondente alla realtà dei singoli territori.

I Comuni saranno facilitati anche negli studi del reticolo idrografico volti a individuare le aree di pericolosità idraulica: nelle zone in cui non sono presenti o non è prevista la realizzazione di edifici, strade, attività produttive (cioè elementi di rischio per persone e cose) le amministrazioni potranno decidere di confermare le fasce di prima salvaguardia dei singoli corsi d’acqua (e i relativi vincoli corrispondenti alla pericolosità molto elevata Hi4) individuate a livello regionale nell’intero territorio sardo, così come previsto dalle modifiche introdotte alle norme del PAI. Questo consentirà ai Comuni di concentrare le risorse economiche e professionali nelle aree urbane ed edificate e quindi più sensibili dei loro territori.