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Incontro sul caso Uganda, paese che accoglie oltre un milione di profughi

Un paese che con grande generosità accoglie dentro i suoi confini oltre un milione di profughi in arrivo dal Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Burundi, Somalia, Ruanda ed Eritrea.
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Cagliari, 19 gennaio 2019 - Un paese che con grande generosità accoglie dentro i suoi confini oltre un milione di profughi in arrivo dal Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Burundi, Somalia, Ruanda ed Eritrea. È il caso dell’Uganda, grande un quinto meno dell’Italia con un Pil pro capite di 520 euro (cinquanta volte minore del Pil italiano) ma con la forza di un'ospitalità che lo contraddistingue. Di questo modello di cui si parla poco a livello internazionale si è discusso a Cagliari, all'Hostel Marina, nel corso di un incontro promosso dalla Regione a cui ha preso parte l'assessore degli Affari Generali Filippo Spanu. La Sardegna ha stipulato con la regione ugandese del West Nile un patto di collaborazione con il quale si intende portare nel paese subsahariano, con il supporto dell'Enas e dell'Università di Sassari, buone pratiche nel campo dell'approvvigionamento idrico e del rimboschimento.
Un paese, l’Uganda, che, nonostante i problemi, ha fatto da molti anni una scelta orientata all'accoglienza senza pregiudizi e con senso di apertura che è un grande esempio in tempi di chiusura delle frontiere.
Con l'Uganda la Sardegna ha stipulato un accordo di collaborazione che supera il modello di cooperazione decentrata per andare incontro, in un rapporto da pari a pari, alle reali necessità di un territorio in difficoltà che deve far fronte a una presenza massiccia di persone provenienti da altri Stati africani.
All'incontro sono intervenuti Caesar Kotevu, dell'Ufficio Immigrazione del Ministero degli Affari Esteri ugandese, il direttore e il vice direttore del giornale on line Africa Express Massimo Alberizzi e Cornelia Toelgyes. Kotevu ha spiegato che il modello ugandese mira ad aumentare l’autosufficienza delle due comunità: rifugiati e popolazione locale. Secondo Alberizzi e Toelgyes si tratta di un'esperienza che alla vecchia Europa, sempre più impaurita e ripiegata su sé stessa, dovrebbe servire come esempio.