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UE, settimana delle regioni e delle città, ventesima edizione. Vicepresidente Zedda: “Gettare le basi per una politica europea per le isole utile a superare gli svantaggi della discontinuità territoriale”

Lo ha affermato la vicepresidente della Regione, Alessandra Zedda, intervenuta oggi a Bruxelles in rappresentanza del Presidente Christian Solinas alla Conferenza politica "20 Anni di politiche UE nelle regioni insulari: a che punto siamo?", in occasione del ventennale della settimana Europea delle Regioni e delle città.
Bruxelles, 12 ottobre 2022 - “Sono onorata e orgogliosa di essere presente insieme ai nostri amici corsi, maltesi, delle isole Baleari, delle isole Ionie e di Creta, oltre alle autorità politiche e istituzionali europee ad un evento istituzionale di questa portata, che celebra ancora una volta il processo di integrazione europea, e al contempo carica noi tutti, autorità di governo regionali e istituzioni europee, di una forte responsabilità verso i nostri i cittadini. Il nostro auspicio è che fin da oggi si possano gettare le basi per una solida politica europea per le isole, che aiuti nel concreto a superare gli svantaggi derivanti dalla discontinuità territoriale”. Lo ha affermato la vicepresidente della Regione, Alessandra Zedda, intervenuta oggi a Bruxelles in rappresentanza del Presidente Christian Solinas alla Conferenza politica "20 Anni di politiche UE nelle regioni insulari: a che punto siamo?", in occasione del ventennale della settimana Europea delle Regioni e delle città.

La Regione Sardegna, tramite l’Ufficio di Bruxelles, è promotrice dell’evento nonché capofila, per il quinto anno consecutivo, del Partenariato delle Regioni insulari periferiche del Mediterraneo di cui fanno parte anche le Regioni Baleari, Corsica, Creta, Gozo e Isole Ionie. L’evento odierno è stato selezionato tra i 16 workshop di alto livello della manifestazione, su oltre 300 eventi, e si è svolto nella sede del Comitato delle Regioni.

“Vent’anni fa - ha osservato l’assessore Zedda - l’Unione europea era profondamente diversa da come la conosciamo oggi. Era diverso il contesto storico, ed erano diversi anche gli assetti istituzionali. L'attuale versione dei trattati risale al 2007 ed è entrata in vigore il 1º dicembre 2009. Uno degli elementi di novità del Trattato di Lisbona riguardava l’introduzione di disposizioni specifiche a tutela di una serie di territori su cui gravano condizioni di svantaggio strutturale permanente, tra cui le isole. Le isole, tuttavia, sono state inserite in una disposizione residuale che le accomuna a un’ampia ed eterogenea categoria di territori. Non solo, la norma in questione non ha dato vita a una produzione legislativa europea che tenesse conto delle specificità territoriali, come era lecito aspettarsi. Sotto questo punto di vista la riforma del 2007 è stata un passo in avanti, ma anche un’occasione persa. In due diverse occasioni, nel 2016 e da ultimo quest’anno, il Parlamento europeo – e colgo qui l’occasione per ringraziare pubblicamente l’on. Omarjee per l’importante lavoro svolto a favore della risoluzione adottata dall’assemblea di Strasburgo lo scorso giugno – ha adottato due diverse risoluzioni che denunciano quanto i principi di coesione territoriale, sanciti nel Trattato, necessitino tutt’oggi di una piena attuazione. Dall’ultima riforma dei Trattati - ha aggiunto l’esponente della Giunta Solinas - l'Unione europea ha dovuto affrontare diverse crisi e sfide senza precedenti, pensiamo alla crisi finanziaria del 2008, alla BREXIT, al Covid, e oggi agli effetti della guerra in Ucraina. A differenza delle altre, che l’Unione europea ha superato, la sfida della coesione territoriale non è stata vinta. Noi tutti auspichiamo che, ben prima che intervenga la prossima riforma dei Trattati, il riferimento alle regioni insulari sia più nitido e incisivo rispetto alla formulazione attuale, e che fin da ora si gettino le basi per una vera e propria politica europea per le isole”.

“La questione insulare è ancora per lo più sconosciuta in ambito europeo. Eppure stiamo parlando di oltre 20 milioni di cittadini europei, pari a poco meno del 5% della popolazione dell'UE, appartenenti a 13 Stati membri, dal Mediterraneo, al mar Baltico e al mare del Nord. Parlare di oltre 20 milioni di cittadini –sottolinea l’assessore del Lavoro - è come parlare di uno Stato di medie dimensioni. Il recente ottavo rapporto sulla Coesione, pubblicato dalla Commissione europea, non ha menzionato i territori insulari. Altrettanto si può dire della relazione finale della Conferenza sul futuro dell'Europa, convocata per delineare i futuri assetti di riforma dell'Unione europea. Questo fatto stride fortemente con le disposizioni del Trattato che queste realtà territoriali, invece, considera. Dopo una lunga battaglia, la Sardegna ha ottenuto il riconoscimento del principio di insularità in Costituzione da parte dello Stato italiano, e noi sardi ne siamo molto orgogliosi. Questa è una vittoria per il popolo sardo, ora il nuovo Parlamento dovrà procedere con le leggi di attuazione per trasformare l’insularità in opportunità”.

“Per questo insieme di motivi - conclude la vicepresidente - a margine dell’incontro di oggi sigleremo una dichiarazione politica per chiedere alle principali istituzioni europee che adottino un focus specifico sulle realtà insulari, che possa far germogliare politiche europee calibrate sulle criticità delle isole, che, non essendo comuni ad altri territori, necessitano di disposizioni specifiche che ne garantiscano la sopravvivenza economica e demografica”.