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Cereali, l'impegno della Regione per la produzione di qualità

Si è tenuto a Fonni un seminario dal titolo: "Crisi mondiale dei cereali, quale impatto sul nostro territorio?". La Regione si impegna a convocare le parti interessate del comparto cerealicolo per individuare le strategie per gli accordi di filiera e i contratti di produzione.
coltivazioni
CAGLIARI, 8 DICEMBRE 2007 - "La Regione lavora intensamente per creare le migliori condizioni affinché gli agricoltori possano tornare a produrre. L'imminente nascita della prima Organizzazione produttori cerealicola in Sardegna è frutto di questo impegno, un risultato concreto della politica di aggregazione e concentrazione dell'offerta voluta da questa Giunta che contribuirà a garantire agli agricoltori una maggiore remuneratività".

Con questo messaggio l'assessore regionale dell'Agricoltura, Francesco Foddis, è intervenuto stamattina al seminario "Crisi mondiale dei cereali, quale impatto sul nostro territorio", organizzato a Fonni dall'amministrazione comunale. L'incontro è stato l'occasione per fare il punto su problematiche e prospettive del comparto, anche alla luce di quanto sta avvenendo a livello non solo regionale, ma soprattutto nazionale e internazionale con il vertiginoso aumento delle materie prime e del grano in particolare, le cui conseguenze si fanno sentire nell'intero settore agricolo.

"Si parla tanto di crisi strutturale, di allarme per il caro mangimi: ma davvero ci troviamo di fronte a un evento improvviso o tutti eravamo consapevoli che prima o poi ci saremmo imbattuti in uno scenario simile, considerato anche l'impatto della Pac? Per fronteggiare una situazione come questa - ha proposto l'assessore Foddis al termine del dibattito - occorre recuperare uno spirito unitario tra tutti gli attori della filiera. Ecco perché mi impegno nel convocare a breve tutte le parti interessate e studiare assieme le strategie che portino alla sottoscrizione di accordi di filiera e contratti di produzione. Qualche settimana fa, in Assessorato, abbiamo fatto sedere allo stesso tavolo l'Op cerealicola e quella zootecnica con l'obiettivo di farle dialogare tra loro e far convergere le esigenze di ciascuna - vendere meglio i cereali e garantire agli operatori zootecnici un prezzo sostenibile per i mangimi - evitando così spinte speculative e in vista di prossimi contratti di filiera. È questa la strada, il percorso da intraprendere perché solo con l'aggregazione e la concentrazione dell'offerta potrà essere garantita una maggiore remunerazione per chi produce".

Durante la discussione, sono intervenuti anche Massimo Andalini, presidente settore pasta Unione alimentari, e Ivano Vacondio, numero uno nazionale di Italmopa, unica associazione che raggruppa i mugnai di tutta Italia. Quest'ultimo ha tratteggiato lo scenario attuale: "È un fatto che da sei anni a questa parte si consumano più cereali di quanti se ne producano e questo ha fatto sì che gli stock strategici si siano fortemente ridotti. L'aumento dei prezzi è stato conseguente, assieme alla speculazione. L'incremento demografico e il cambiamento delle abitudini alimentari dei Paesi emergenti hanno contribuito al boom dei consumi. Ecco perché occorre prima di tutto creare nuovamente e al più presto nel nostro Paese delle scorte, e poi evitare che si creino dei
cartelli come sta succedendo con il petrolio".

Sul fattore globalizzazione è voluto tornare l'assessore Foddis: "Le dinamiche di mercato internazionali non possono certamente essere cambiate o bloccate dallo Stato tanto meno dalla Regione. Occorre però cogliere le opportunità che la globalizzazione ci offre, valorizzando al meglio e difendendo le nostre specificità. Colgo con piacere che c'è tanta voglia di tornare a coltivare grano. La Regione fa la sua parte e il nuovo Programma di sviluppo rurale, appena approvato da Bruxelles, incentiva gli investimenti su logiche integrate e favorisce la ripresa della produzione cerealicola per complessivi 87 mila ettari. È necessario però, lo ripeto, che il mondo agricolo sia organizzato perché solo così sarà garantita una maggiore remuneratività. E dobbiamo essere consapevoli che la Sardegna potrà contribuire alla grande richiesta di grano se saprà offrire non tanto la quantità, ma la qualità che da sempre ha caratterizzato le sue produzioni".