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Incontro dell'assessore Salerno con Salah Salah, responsabile dei campi profughi palestinesi in Libano

12.04.05 - comunicati stampa - anno 2005
L'Assessore regionale del Lavoro Maddalena Salerno ha incontrato questa mattina Salah Salah, responsabile nell'OLP della Commissione rifugiati palestinesi nei campi profughi del Libano. Salah è anche uno dei fondatori del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina ed è stato rappresentante del Fronte dentro l'OLP e membro del Comitato esecutivo dell'OLP. Dal 1999 si occupa in modo specifico dei problemi dei giovani palestinesi dei campi profughi.

Salah Salah ha illustrato all'Assessore la gravissima situazione dei campi profughi palestinesi in Libano. Lo Stato libanese non riconosce ai lavoratori palestinesi i diritti più elementari goduti dagli altri cittadini e dagli stranieri (salario minimo e diritti sindacali, per citarne alcuni). Esiste un elenco elaborato dal governo libanese dei pochi lavori che i palestinesi possono svolgere fuori dai campi e per i quali è necessario comunque possedere un’autorizzazione. Solo i cittadini e gli stranieri possono averla, mentre ai palestinesi non è riconosciuto né lo status di cittadino né quello di straniero. Pertanto ricorrono al lavoro illegale, oppure emigrano. Il lavoro illegale fuori dai campi non consente la tutela dei diritti più elementari: i lavoratori sono sottopagati e alla mercè dei datori di lavoro che li sfruttano. Alcuni palestinesi riescono a lavorare all'interno delle ONG, le Organizzazione Non Governative, e grazie ad accordi diretti con queste riescono ad avere condizioni di lavoro migliori. Il Governo libanese sembra incoraggiare l'emigrazione, ma dopo gli Accordi di Oslo del 1993 per i profughi è sempre più difficile emigrare. Dopo quegli accordi tutti i palestinesi hanno sperimentato la durezza delle leggi libanesi. Oggi il tasso di disoccupazione è altissimo (fonti diverse lo danno tra il 40 e il 60%), e la popolazione è stimata intorno ai 250-300 mila (l’Onu parla di 400 mila registrati e di altri 50 mila non registrati, ma sono cifre che non tengono conto degli emigrati). La metà della popolazione palestinese occupata lavora fuori dai campi profughi e le occupazioni sono prevalentemente nei settori dell’edilizia e dell’agricoltura (solo lavori pesanti). Dentro i campi sono sviluppate le attività commerciali (negozietti di generi alimentari, barbieri, falegnami ecc.). Gli aiuti che arrivano dalle ONG sono inquadrabili nel microcredito e nei prestiti per attività, anche con copertura parziale a fondo perduto. Le attività di import-export sono impedite ai palestinesi, a meno che non costituiscano società in cui sono presenti cittadini libanesi. Sono diffuse anche le piccole fattorie a conduzione familiare, che però soddisfano solo il consumo familiare o interno. Nel campo della formazione e dell'istruzione le cose sono molto cambiate dopo gli accordi di Oslo. Il livello di istruzione, che dopo l’indipendenza del Libano era molto alta, è in calo preoccupante. Il livello di sofferenza e di frustrazione tra i giovani è tale che chi si laurea all’estero non rientra più perché per in Libano non ci sono opportunità di lavoro. I problemi dei giovani di oggi, sottolinea Salah Salah, sono di tre tipi. Problemi di ordine economico (le Università arabe sono salatissime e molti beni di consumo come computer, attrezzature sportive, strumenti musicali, sono fuori dalla loro portata); problemi di microcriminalità, legata alle pessime condizioni di vita, alla frustrazione crescente e alla mancanza di prospettive di crescita; problemi di tipo politico, perché è necessario far maturare la responsabilità dei singoli nei confronti dei problemi di tutta la comunità.
L'assessore Salerno si è impegnata a coinvolgere i responsabili di altri assessorati regionali (soprattutto Sanità, Agricoltura, Pubblica Istruzione, ma anche la Presidenza della Giunta) per costruire insieme iniziative di formazione (scambi, borse di studio), di assistenza tecnica (soprattutto nel campo dell’agricoltura e della pastorizia) e di assistenza sanitaria. L'Assessore intende coinvolgere in questo piano di aiuti anche le non poche aziende sarde che operano in Libano, anche per premere sul Governo libanese affinché si restituiscano ai palestinesi i diritti di cui sono stati privati. Per restituire speranze a una nazione che oggi vive una drammatica situazione di repressione politica, sociale ed economica, che mira all'annientamento di un intero popolo.