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Intervento Presidente Soru al convegno nazionale del Fai

10.11.06 - comunicati stampa - anno 2006
Roma, 10 novembre 2006 - "Quanto vale un bacio?" con questa domanda il Presidente della Regione, Renato Soru, ha concluso la prima parte del suo intervento al convegno nazionale del Fai (Fondo per l'ambiente italiano) in corso a Roma, al Palazzo della Tecnica, da questa mattina e che ha visto la partecipazione del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, del Ministro dei Beni culturali, Francesco Rutelli e del Presidente della Confindustria Montezemolo.

Riprendendo i temi dei valori del paesaggio e dell'ambiente, affrontati in alcune relazioni della mattina, Renato Soru si è chiesto se la qualità della vita sia data soltanto dal livello di reddito e non invece insieme dalla sicurezza del lavoro, dal grado di libertà garantito dal lavoro, dal pieno diritto di cittadinanza assicurato dal lavoro, dalla qualità e dalla intensità delle relazioni umane, dalla salubrità dell'aria, dalla bellezza del paesaggio e appunto anche dall'amore.

"Non tutto si può misurare con i parametri dell'economia - ha detto Soru - e quando un sindaco di un paese della Sardegna mi chiede quanto sviluppo economico può essere garantito dalla tutela della costa, io gli dico innanzitutto: il valore è per voi e per gli abitanti di questo paese, per la possibilità di continuare a vivere qui, nel paese esistente, di resistere in un luogo dove tenere vive le tradizioni popolari, le relazioni umane, i valori architettonici e tutte le altre cose che non si possono trovare nel villaggio vicino al mare, costruito per le esigenze dei turisti e per essere abitato un mese all'anno".

"Cosa serve alla Sardegna, qual è il dovere della politica? La politica deve innanzitutto garantire libertà, e la libertà è garantita dal lavoro e senza lavoro non c'è diritto di cittadinanza". Renato Soru, chiamato oggi a raccontare l'esperienza della Sardegna in materia di tutela ambientale al convegno nazionale del Fai di Giulia Maria Crespi, ha parlato di un modello da non imitare per colmare il ritardo di sviluppo della Sardegna: quello che ha definito "il capitalismo karaoke".

"Un capitalismo - ha detto il Presidente della Regione - che fa il verso alle idee, all'innovazione, all'intelligenza degli altri, così come noi nel karaoke facciamo il verso cantando peggio quello che gli altri cantano bene e magari hanno anche inventato".

"Allora quello che mi piacerebbe per la Sardegna - ha continuato Soru - è certo l'orgoglio della nostra diversità, l'amore per le nostre differenze, di una lingua diversa, la nostra cultura millenaria, i nostri modi di fare, i pensieri che permeano tutto, ma dopo questo valorizziamo l'altra grande risorsa naturale che è l'intelligenza che deve essere educata, maggiormente istruita, deve arricchirsi della fatica dello studio, e si appropria della conoscenza e partendo dalla conoscenza è capace di costruire impresa non karaoke, impresa dell'innovazione, impresa della scoperta e impresa della creatività. E poichè l'economia della conoscenza è legata alle tecnologia, ma anche all'arte e alla cultura, si appropria della capacità di produrre idee nuove, di produrre arte nuova e sensibilità e attraverso questo sia capace di costruire il lavoro del futuro e colmare il ritardo di sviluppo".

Al Piano Paesaggistico il Presidente Soru ha dedicato l'ultima parte del suo intervento, più volte interrotto da applausi e dopo essere stato sollecitato a continuare dalla presidente del Fai: "Abbiamo semplicemente capito che i pezzi del nostro paesaggio costiero rimasti intatti andavano salvaguardati e trasmessi alle future generazioni. Abbiamo capito - ha concluso Soru - che la "buona edilizia" della quale ha parlato oggi il vicepresidente della Confindustria Artioli può svilupparsi riqualificando i villaggi e i paesi esistenti, sistemandoli e qualificandoli, perchè i paesi esistenti vivano meglio tutto l'anno e perchè i villaggi aperti per un mese possano esistere, perchè i sardi ci possano lavorare e non semplicemente in funzione di quel breve periodo e di turisti che noi vorremmo invitare a conoscere la Sardegna più a fondo, fuori da quell'enclave chiusa".