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Soru all'assemblea della Coldiretti: arrestiamo insieme il declino dell'agricoltura sarda

26.05.05 - comunicati stampa - anno 2005
Arrestare il declino, e fare dell'agricoltura in Sardegna un settore che produca redditi per i suoi addetti, e non sia assistita. Il presidente della Regione ha esordito così stamattina chiudendo l'assemblea regionale della Coldiretti all'hotel Mediterraneo.
Il presidente della Regione ha rievocato il dato più volte messo in rilievo nel corso degli ultimi mesi: il peso dell’agricoltura ormai ridotto al 4 per cento del Pil regionale. "E' il risultato di molti fattori, e di lunghi anni di scarsa attenzione a questo mondo che è importantissimo per la Sardegna, attorno a cui ruotano 100 mila persone. Noi non vogliamo vivere senza agricoltura, e anzi vogliamo un’agricoltura che conti di più nella nostra economia", ha detto Soru.
Che ha poi fatto l’elenco delle emergenze, dopo avere detto: "Dobbiamo superare le emergenze, ma facendo in modo che ogni decisione che prendiamo sia una tessera del mosaico che si compone, per la soluzione in prospettiva dei nostri problemi".
La questione centrale dell’agricoltura sarda, è per il presidente della regione "il nanismo". "Un miliardo di euro di fatturato, quello della complessiva agricoltura della nostra regione, è l’equivalente del fatturato di una media cooperativa agricola olandese. Solo che noi abbiamo 17 mila aziende, 34mila coltivatori diretti. Una polverizzazione enorme, e appare evidente che è difficile continuare a competere sui mercati con queste dimensioni aziendali. Se restiamo divisi – ha continuato Soru – il declino dell’agricoltura sarda sarà inarrestabile. Se resta questa parcellizzazione dei terreni, se continuiamo a combatte produttori contro industriali, industriali contro cooperative, una cooperativa contro l’altra, il declino sarà inarrestabile”. Dopo avere evocato i grandi cambiamenti in corso nei mercati mondiali, i temi della globalizzazione, della circolazione delle merci, delle nuove tecnologie, Soru ha invitato la Col diretti e tutto il sistema dell’agricoltura sarda a scegliere su cosa concentrarsi: "Non possiamo continuare a produrre di tutto. Scegliamo quindici prodotti, difendibili sui mercati, per la loro alta qualità. Investiamo in ricerca, innovazione, nei nuovi mercati, ma concentrandoci su quei pochi prodotti".
Uno di questi è il formaggio pecorino. E a proposito del comparto dell'ovi-caprino il presidente della Regione ha rivendicato la giustezza dei passi fatti in questi mesi: "Mi sono incontrato con voi molte volte. Abbiamo fatto un lavoro comune, impostando per il futuro un lavoro che porterà all’accordo interprofessionale, che farà in modo che tutto il comparto si muova insieme, vendendo il formaggio a prezzi remunerativi per tutti, gli industriali e gli allevatori che devono considerare di produrre non semplicemente latte ma appunto formaggio".
Sull'attualità, il prezzo del latte nella campagna in corso, Soru ha detto che vanno seguite tutte le fasi attuative dell'accordo, che la Regione non mancherà a nessuno dei suoi impegni: “Difenderemo a Bruxelles le nostre buone ragioni, l’indennità compensativa e le altre risorse che vogliamo mettere a disposizione per affrontare l’emergenza quest’anno, per impostare il futuro con la serietà che ci viene chiesta dall’Europa”. Fra le misure da mettere in campo nella prospettiva, c’è quella della regolazione dei mercati, delle quantità di latte da produrre, delle quantità e della qualità dei formaggi, in funzione dei mercati, sul modello Roquefort, ha ripetuto il presidente della Regione.
Che ha poi insistito sulle altre questioni, chiedendo lo stesso sforzo dei produttori che si sta facendo nel comparto ovi-caprino: la concentrazione dell’offerta, l’organizzazione dei produttori. "Così è necessario fare per i sericoltori. Così per gli agricoltori. Abbiamo tenuto aperto lo zuccherificio, poi non abbiamo saputo rispondere alla domanda di materia prima dell'industria. Non possiamo permetterci queste debolezze", ha detto Renato Soru.
L’ultima parte del suo intervento, il presidente della regione lo ha dedicato al riordino fondiario e ai debiti. Raccomandando il modello Pauli Arbarei dove si è proceduto di recente a un’operazione di accorpamento e riordino, e quello spagnolo che rigidamente governa le bonifiche con la concentrazione nelle aree irrigue di prodotti e aziende che eliminano i costi della dotazione idrica estesa a dismisura. Sui debiti che stanno mettendo in ginocchio famiglie da generazioni impegnate in campagna, "e spesso proprio quelli che hanno osato di più, hanno rischiato, hanno investito nell’azienda, senza accettare di vivere di sussidi, di sopravvivere con il sussidio. Proprio questi rischiano di scomparire, siamo alla messa in vendita dei loro beni da parte delle banche". Soru ha ricordato di avere detto all'assemblea del Banco di Sardegna che il sistema bancario deve venire incontro a questa necessità, di non fare morire nessuna azienda: "Abbiamo fatto una proposta – ha concluso Soru – e ci mettiamo risorse regionali, e credo che le banche hanno una convenienza a ristrutturare i debiti e i crediti, anziché restare in attesa di soluzioni impossibili".
La conclusione il presidente l'ha affidata a un motto di fiducia: "Noi crediamo nell'agricoltura, che si lega alla qualità dei prodotti e all'ambiente, al nostro territorio. Crediamo all'agricoltura che lo protegge questo territorio, con aziende multifunzionali, che producono beni che vendono anche praticando direttamente l’ospitalità in azienda".


Ufficio stampa