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Legler, incontro tra Regione e sindacati

06.12.07 - comunicati stampa - anno 2007
Tre gruppi industriali privati hanno manifestato interesse a rilevare la Legler, anche se ciascuno di loro per uno stabilimento o l'altro e mai per tutti e tre insieme gli impianti sardi di Macomer, Siniscola e Ottana. Lo ha comunicato il Presidente della Regione, Renato Soru, intervenendo all'incontro con i sindacati Cgil, Cisl e Uil regionali e della provincia di Nuoro sulla crisi del gruppo tessile insieme agli assessori Concetta Rau e Romina Congera e al presidente della Sfirs, Gianfranco Bottazzi.

"Non c'è da farsi illusioni - ha detto il Presidente - e ci muoviamo in una situazione complicata dal fatto che la Legler perde un milione di euro ogni mese e ha bisogno di una capitalizzazione che non è detto che la Sfirs possa fare sotto lo sguardo delle autorità di Bruxelles per la concorrenza e gli aiuti di Stato".

La Sfirs in questo momento detiene il 49 per cento del capitale sociale e, di fatto, ha un'opzione per prendere il capitale rimanente della Legler. Non ha potuto farlo per diversi motivi, soprattutto perché la Sfirs non può controllare per intero le società industriali, in particolare una società in grave difficoltà.

"Pur con tutto l'impegno - ha continuato Renato Soru - la Sfirs ha mantenuto la sua partecipazione sotto il 50 per cento. Era intervenuta non perché voleva trasformarsi in industriale, ma per avere il tempo necessario per avviare delle trattative e trovare un possibile acquirente, un industriale vero che volesse rilanciare questa attività in Sardegna. Questo lavoro è stato fatto, sono state contattate diverse aziende, sono stati messi degli annunci nei giornali nazionali e anche stranieri. Diverse società sono andate a vedere gli impianti, anche in segreto, e a oggi non si può dire che ci sia della gente particolarmente entusiasta o desiderosa di prenderla, però c'è più di un interesse abbastanza concreto".

Sui giornali locali si è parlato anche dell'interessamento di un imprenditore sardo. "Si ipotizza - spiega Soru - uno sforzo interessante per una riconversione industriale soltanto a Macomer, non negli altri due stabilimenti”. Per Ottana e Siniscola ci sono altri imprenditori interessati, che operano nel settore del denim.

"Da una parte - ha sottolineato il Presidente - ci sono le manifestazioni d'interesse, sulle quali non firmerei, non sono sicuro che possano essere concluse positivamente al 100%, però c'è una possibilità più che buona che queste operazioni possano essere concluse positivamente. Nel frattempo però l'azienda non è gestita, non è compito della Sfirs gestire aziende, o è gestita in maniera solamente transitoria e si trascinava una forte difficoltà, che la portava a realizzare perdite ingenti ogni mese.

Ora queste perdite si stanno riducendo, comunque perde più di un milione di euro ogni mese e riandando a vedere i conti anche dell'azienda e delle partite che non erano state considerate, oggi l'azienda ha un capitale negativo di circa 12 milioni di euro. Quindi l'azienda va ricapitalizzata, altrimenti l'amministratore delegato ha la responsabilità di portare i libri in tribunale. Essendo il capitale ormai azzerato, chi ricostituirà il capitale si troverà di fatto ad essere l'unico azionista di questa azienda. Certamente il vecchio gruppo Legler dichiara di non voler partecipare all'aumento di capitale, non vuole mettere neanche un euro. Quindi se il capitale dovesse essere ricostituito dalla Sfirs, si troverebbe ad essere l'azionista unico, ad avere il 100 per cento di questa società".

"Questa amministrazione regionale - ha continuato il Presidente Soru - da quando io ho la responsabilità e da quando il professor Bottazzi ce l'ha dentro la Sfirs, non ha messo neanche un euro dentro il gruppo Legler. La nostra ricapitalizzazione di qualche mese fa è avvenuta semplicemente con crediti che la Sfirs già vantava, quindi che erano stati dati molti anni fa. Dei crediti verso una società sull'orlo del fallimento di solito valgono zero, e quindi l'investimento che la Sfirs ha fatto è molto modesto, sono crediti difficilmente esigibili.

La Sfirs potrebbe decidere di partecipare a questo aumento di capitale, trovandosi azionista al 100 per cento. Per fare che cosa? Certamente non per fare l'industriale, ma frazionando l'azienda e vendendo Macomer se c'è un interesse per Macomer separatamente, e vendendo altri due stabilimenti: una ad un'impresa interessata al denim vendendola separatamente e magari vendendo separatamente anche Ponte San Pietro, o alcune attività che sono lì".

Il Presidente ha avanzato la prima ipotesi: "Io sono del parere che la finanziaria regionale possa prendersi questa responsabilità, noi le diamo tutto il supporto politico necessario. Non avendo messo un euro fino ad ora, io credo che potremmo metterci un po' di soldi per garantirci ancora che l'azienda viva, fin tanto che si riesce a venderla a degli imprenditori che nel frattempo si stanno presentando e garantire il riavvio produttivo. Il mio parere è che lo possiamo fare. Anzi, abbiamo il dovere di difendere questi stabilimenti, di non vederli chiusi, perché questa comunque è un'azienda che rischia di fallire, ma che ha l'opportunità di non fallire, trovando un imprenditore per Macomer, un altro per un altro stabilimento, un altro ancora eventualmente per Ponte San Pietro”.

L'alternativa è la legge Prodi e il commissariamento, per la quale ipotesi si erano pronunciati nel passato anche alcuni dirigenti sindacali.

La riunione ha affrontato poi i problemi degli ammortizzatori sociali, del rinnovo della cassa integrazione.