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Intervento conclusivo al forum: "Mediterraneo, una grande opportunità"

Cagliari, sabato 17 giugno 2006, T-Hotel
"Non la parola conclusiva, solamente l'onore di poter ringraziare tutti voi che avete partecipato a questo convegno, gli organizzatori, i relatori che hanno portato il loro contributo di esperienza, di grande cultura, di umanità, qualche volta, e tutti voi che avete partecipato in questo giorno e mezzo. Ringrazio il ministro Intini che ha portato la sua visione personale, ma anche la visione del governo italiano, su questo tema, e ringrazio il sottosegretario di Stato, Casula, che ha contribuito con una relazione che rimarrà agli atti di questo convegno e che quindi, in tanti leggeremo con attenzione.

Volevo dire che noi cercheremo di fare questo convegno ancor meglio l'anno prossimo, magari più o meno in questo periodo, dopo aver approfondito e aggiornato il 'tableau de bord', di cui il professor Savona è responsabile, e magari avremo modo, nei prossimi mesi, di continuare a lavorare assieme su questo, analizzando le serie storiche, come è stato detto, ma anche verticalmente, cercando di capire come le diverse serie storiche interagiscono tra di loro, e anche questo è un risultato di questo convegno, un contributo di conoscenza che ha i tratti di originalità, che da questo convegno nasce e viene messo a disposizione di tutti quanti.

Quindi l'anno prossimo ci vedremo ancora, magari con un convegno dove avrà ancora peso la parte scientifica, culturale, ma vorrei che avesse maggior peso, in futuro, la parte anche economica, di business. Maggior peso la presenza degli operatori economici del Mediterraneo appunto: italiani, sardi, dell'intera sponda del Mediterraneo. E lavoreremo in maniera importante, in questi dodici mesi, per fare in modo che questo appuntamento sia un appuntamento atteso, a cui la comunità economica partecipi attivamente.

E vorremmo che affianco al convegno nascesse l'embrione di una possibile fiera del Mediterraneo, laddove non solo gli imprenditori arrivino, e parlino e discutano, ma qualcuno presenti il loro lavoro, le loro macchine, i loro progetti e i loro impianti. E vorrei che fra un anno ci arrivassimo in maniera diversa, e cioè, che non andasse disperso questo grande lavoro che è stato fatto in questo giorno e mezzo e in preparazione di questo giorno e mezzo. Che molte delle sollecitazioni che sono state poste venissero colte e si trasformassero in progetti portati a compimento. E probabilmente, vorrei sottolinearne alcuni, sulla quale l'amministrazione regionale si può impegnare e tutta la società sarda si può impegnare, per fare un nuovo convegno l'anno prossimo, ma su una situazione diversa.

Questo anno, quando ho avuto l'occasione di parlare, ho detto: 'Che cosa stiamo facendo? Che cosa la Regione sarda, la nostra regione, la società della nostra regione, già fa, in prospettiva mediterranea? Quali sono i rapporti, quali sono le relazioni, gli scambi e così via?' Bene, l'anno prossimo vorrei che il contesto fosse diverso, che si fosse arricchito delle cose che sono nate in questi giorni.

Abbiamo detto: pensiamo Mediterraneo. Per quale motivo? Sicuramente perché vogliamo vivere e contribuire a far crescere la pace e la prosperità in tutto il Mediterraneo. Della pace ne abbiamo parlato, sono state fatte delle relazioni bellissime, e giustamente il ministro Intini ha concluso ancora su questi argomenti. Noi magari ne sentiamo meno l'urgenza nella nostra regione perché forse non siamo direttamente coinvolti, direttamente attaccati, ma certamente, indirettamente, e per le nostre coscienze, ne sentiamo l'urgenza. Forse su questo possiamo agire poco, se non nel sostegno dell'opinione pubblica, nel sostegno di tutti i pensieri possibili che auspicano la pace, che passa necessariamente dallo Stato Israeliano e lo Stato Palestinese, che vivano rispettivamente in pace nei loro rispettivi territori. E passa forse anche da maggior consapevolezza.
E' stato ricordato, soprattutto dal ministro del Marocco, della consapevolezza di quanto male si possa fare nelle coscienze delle giovani generazioni, quanto queste possano sentirsi umiliate, e qual è il grande potenziale, che va in senso contrario alla pace. Quanto possa nascere da operazioni, che pur nate nelle migliori delle intenzioni, forse non sono state condotte come potevano e dovevano essere condotte.

Il tema della pace, ma il tema della prosperità. Sicuramente nella nostra regione viviamo l'urgenza di questo tema: della prosperità, o meglio, di ottenere maggiore prosperità, o meglio, col mare e col ritardo di sviluppo in cui viviamo, cosa possiamo fare allora? Intanto l'immigrazione. E' stato detto: è al primo posto. Credo che sia al primo posto considerare che la nostra Regione, di un milione e seicentomila abitanti, rischia di diventare una regione di un milione e duecentomila abitanti se non facciamo qualcosa. E allora, la comunità politica ha il dovere in Sardegna, e anch'io me ne farò parte, di avviare con attenzione questo discorso: di contraddire le tendenze in tutti i modi possibili, sicuramente dando maggior garanzia, maggior sicurezza ai nostri giovani, stimolandoli, aiutando le famiglie, aiutando la natalità, ma anche favorendo una politica di immigrazione in Sardegna.

Favorendo una politica di immigrazione legale nella nostra regione, di cittadini mediterranei che possano vivere in pace e felicemente nella nostra regione. L'abbiamo segnalato al precedente governo, che viviamo in maniera penalizzante il limite numerico della possibilità di immigrazione nella nostra regione. Addirittura nelle campagne dell'interno abbiamo questo problema, abbiamo questo problema nelle famiglie. Lo chiediamo ancora all'attuale governo di autorizzare una politica di immigrazione in Sardegna.

Il rappresentante della comunità marocchina ha fatto un bellissimo intervento: breve, appassionato e pieno di umanità. Io spero che lei voti in Sardegna. Bene, quindi lei è anche cittadino italiano, ma ci sono tante persone che non sono cittadini italiani, che sono residenti nelle nostre comunità e non votano. E' stato ricordato, che dall'essere a pieno titolo rappresentanti di una comunità e dal voto, passa una migliore integrazione e passa un migliore vivere assieme.

E allora, la Regione autonoma a statuto speciale della Sardegna ha delle competenze specifiche in materia di enti locali, credo che sia un dovere della nostra comunità analizzare che cosa possiamo fare perché all'interno dello Statuto della Sardegna, della legge statutaria che approveremo in Consiglio nei prossimi mesi, ma anche della legge su gli enti locali della Sardegna, sia fatta salva, sia prevista, la possibilità di dare velocissimamente diritto di voto ai residenti in Sardegna. Che noi stessi, i nostri genitori, i nostri zii, i nostri vicini di casa, hanno vissuto lo stesso problema, in maniera contrapposta, quando erano in Svizzera, quando erano in Germania, quando erano fuori di casa, e la vivevano con sofferenza, e credo che abbiamo buona memoria per ricordarcelo. Il tema dell'immigrazione è quindi sui diritti degli immigrati, io spero che tra un anno potremo dire delle cose diverse.

E' stato richiamato il tema della cultura, dell'Università. La Sardegna ha un progetto importante: 'Master and back', dove promuove il viaggio di tremila giovani laureati, che nei prossimi anni possano andare, specializzarsi, accrescere le loro competenze, anche la loro capacità di relazione nel mondo, e tornare a casa. E tornare a casa e portare ancora intelligenza, voglia di fare e competenze nuove acquisite. Bene, un altro 'Master and back' che guarda a sud va assolutamente fatto, e promettiamo di farlo, entro il prossimo anno. Cioè un Master capace di attrarre invece giovani dalla sponda sud del Mediterraneo, che stiano da noi per il tempo che vogliono stare e poi tornare a casa e portare maggior competenza, per quanto possibile, e anche il messaggio della volontà di amicizia e di rapporti che questa regione vuole promuovere.

E nel frattempo, le due università della Sardegna. La riforma Moratti ha fatto sì che sia nata una proliferazione di corsi di laurea, per cui prima era facile capire che cosa uno stava studiando, in che cosa si laureava, adesso non sempre è molto facile capirlo. Oggi in Sardegna sono proliferati i corsi di laurea: un atteggiamento verso la divisione, la frammentazione. Io cerco di promuovere quei due rettori e mi dispiace di non averlo fatto abbastanza e mi impegnerò a farlo maggiormente nel futuro, invece, di mettere assieme e di integrare.
Queste due università, di Cagliari e di Sassari, possono fare qualcosa assieme per l'Università del Mediterraneo? Possono far sì che noi, che siamo più vicini alla sponda sud, non dobbiamo magari guardare con stupore, ad esempio, all'Università di Pavia, che è stata richiamata e che invece ha una grande quantità di relazioni, di studenti, di professori che vanno.
Mi ha fatto piacere sentire della convenzione, che già esiste, con l'Università tunisina. Ripartiremo da quello, ripartiremo da altre, ma assolutamente, le Università sarde debbono anche avere anche questa visione, forse anche nel nome, di Università del Mediterraneo. E crescere, e vederla non come un servizio che danno agli altri, ma come un'opportunità per loro stessi, di crescere, di crescere per gli altri ma per se stessi, e quindi anche per la nostra società sarda.

Ieri c'era la dottoressa Serra, che è nata con Videolina, la televisione privata sarda. E' passata per la BBC e adesso è il volto di Al Jazeera, che aprirà finalmente i propri notiziari in lingua inglese. Quanti di noi sono rimasti affascinati vedendo Al Jazeera e avrebbero voluto capire qualcosa? E' un grande sforzo che fanno, parlare in inglese, perché vogliono parlare a noi. Com'è che non esiste ancora, invece, una televisione dell'Europa che parla in arabo a loro? Com'è che non esiste una televisione dell'Italia, che parla in arabo a loro? E allora, ormai le tecnologie costano pochissimo. Abbiamo la fortuna di aver collaborato bene con l'amico Mario Rosso, con Ansamed, che ha fatto un primo sforzo di portare le agenzie italiane in giro per il Mediterraneo. E se provassimo ad affittare un canale satellitare? Costa trecentomila euro. E se lo provassimo a riempire di contenuti delle regioni italiane? E delle regioni degli altri paesi mediterranei? E se parlassimo solamente in arabo? Forse avremmo fatto una cosa importantissima, dove agli altri diciamo quello che accade anche nelle nostre regioni meridionali, ed è un modo di essere vicini. La gente non ha il telefono, non ha internet, ma ha le parabole satellitari a casa e forse tanta gente inizierebbe a sentirci, e forse vale la pena di approfondire questa cosa, tra imprese sarde, che sono brave in questo settore. L'Ansamed ha mostrato una grandissima capacità nell'integrare, nel mettere assieme, eccetera, eccetera.

Il professor Savona ha richiamato una sua espressione felice, io la sentii per la prima volta nella Camera di Commercio di Milano, che era quella della pentola bucata. Oggi l'ha articolata in maniera un po' diversa: era, per quanti soldi ci metti dentro, abbiamo una bilancia dei pagamenti, un saldo commerciale talmente negativo che vanno via, e ogni volta ne vanno messi di nuovi. E' vero, il nostro saldo commerciale è negativissimo. Crenos, il rapporto Crenos, presentato circa un mese fa, ci ha ricordato che tolta la Saras, e quindi le esportazioni petrolifere, ogni 100 euro di produzione, in Sardegna, solamente 3 euro sono poi esportate. Quindi, una capacità di internazionalizzazione, di esportazione, nemmeno internazionalizzazione, interregionalizzazione, di esportazione nel Lazio, assolutamente disastrosa. Forse, lo richiamava mi pare anche il professor Bottazzi, il fatto che questo andava riempito con nuova spesa pubblica, con nuovi trasferimenti dello Stato, nuova spesa pubblica, i quali, in qualche maniera, riempivano il vuoto delle esportazioni, però forse ne erano anche la causa di questo vuoto delle esportazioni, che era facile non andarsi a cercare la soluzione per conto proprio, fintanto che c'era una soluzione che poi arrivava dallo Stato.

Bene, credo che sia responsabilità di tutti noi, e questo convegno era anche per questo, e forse direi quasi, soprattutto per questo, per ricordare alle imprese sarde la necessità di internazionalizzarsi, di guardare fuori, di essere ostinati nel bussare agli altri mercati. E credo che abbiamo iniziato a farlo e continueremo a farlo, io mi aspetto molto. In quali settori? Quelli che avete ricordato, quelli dell'Ict, del turismo, che non rappresentano, è vero, un'esportazione, ma quasi, ma gli assomigliano molto. Anziché portare qualcosa fuori portiamo dentro qualcuno che viene da fuori e spende in Sardegna. Condivido totalmente l'analisi del professor Savona, che il turismo in qualche maniera è alternativo alle esportazioni.

Stiamo lavorando per promuovere il turismo: col piano paesaggistico regionale, con le norme, le valorizzazioni dell'esistente, con una crescita direi esponenziale dei voli low-cost e gli altri cresceranno nei prossimi mesi.

Possiamo cercare di internazionalizzare le imprese, nel settore dell'agro-alimentare, nel settore delle infrastrutture. Solamente in Algeria hanno un programma di 400.000 abitazioni, da costruire nei prossimi due anni.
Nel settore dell'energia, quindi della collaborazione anche, che potrà nascere da questo gasdotto, ma anche dalla Saras, che raffina in Sardegna, ma è una grande capacità tecnologica, di cui abbiamo iniziato a parlare con gli algerini, capacità tecnologica che può essere messa al servizio anche fuori dalla Sardegna.
Far crescere le imprese è uno dei nostri obiettivi principali. Le imprese crescono innanzitutto col coraggio. Ringrazio, anche se non è presente, dottor Colaninno, che ha cercato di dare coraggio, anche in maniera super positiva. Di dare coraggio, di riflettere sulla convinzione che ognuno può fare una parte, che ognuno ha la possibilità di giocare una parte. E questo coraggio, che sembra una cosa cosi piccola, ma invece è importantissima, è la cosa che a volte separa da una buona idea, da una grande capacità, da una vera possibilità, che però non si realizza, perché magari manca un pizzico di coraggio.

E allora, coraggio a tutti noi, coraggio alle imprese quindi, innanzitutto coraggio. E poi l'impresa va alimentata dalla ricerca, e condivido ancora una volta l'analisi che ci è stata presentata, e la Sardegna ha le idee chiare sulla ricerca e sta promuovendo, in un anno e mezzo ha triplicato gli investimenti in ricerca, esattamente in tre settori: nell'Ict, nelle biotecnologie e nella ricerca sulle fonti energetiche rinnovabili, in particolar modo sull'estrazione di idrogeno dal carbone, e questo è di laboratori di competenza nazionale assieme, in una joint-venture, con l'Enea, e sul solare termodinamico.

Per terminare, la Sardegna non vuole essere capitale del Mediterraneo, nemmeno conquistarla, ci basta di esserci. Vogliamo essere un nodo di questa rete del Mediterraneo, a pieno titolo, dove ognuno fa la sua parte, chi può tessere tesse e cosi via. Vogliamo esserci, ma vogliamo esserci assolutamente in maniera attiva, e forse alcune possibilità, in qualche maniera, di coordinare qualcosa, ce le abbiamo.

E' stato ricordato il portale del turismo. E' solamente da ieri online, uno sforzo importante che abbiamo fatto, il portale del turismo della nostra regione: www.sardegnaturismo.it. Qualche giorno fa abbiamo presentato a Bruxelles il portale Sardegnacultura.it, che in qualche maniera precede un progetto europeo, della biblioteca digitale europea, che ha avuto un buon successo a quella presentazione e l'interesse di molte regioni italiane, europee, per fare qualcosa di analogo. Ecco, perché l'abbiamo presentato con soddisfazione quel portale del turismo? Perché pensiamo, penso ad esempio, che si possa iniziare a integrare la cultura anche mediterranea e possa essere fatto un progetto analogo sulla cultura del Mediterraneo, e possa esserci un portale della cultura del Mediterraneo.

E allora, potrebbe essere un lavoro che le nostre università, le nostre imprese, a cui le nostre università e le nostre imprese possono contribuire, così come possono contribuire, ad esempio, in una attività di organizzazione del turismo nel Mediterraneo.
Noi dobbiamo promuovere il nostro turismo. Il nostro turismo sarà necessariamente un turismo che non compete sul prezzo, quindi deve essere di estrema qualità. Però possiamo aiutare gli altri a fare il turismo in maniera diversa. Possiamo magari aiutare la sponda sud del Mediterraneo a fare turismo, che punti sui loro vantaggi competitivi, invece che sul nostro. Su una manodopera più economica, su alcuni mesi di sole in più, e dobbiamo vedere anche quello non come un pericolo, ma come un'opportunità.

Gli olandesi, prima facevano i fiori. Quando hanno smesso di fare fiori hanno venduto la tecnologia per produrre fiori e qualcun altro li produce, ma in Olanda si gestisce l'organizzazione, l'intero mercato dei fiori mondiale. Vanno, arrivano da mezzo mondo e sull'altro mezzo mondo vengono nuovamente distribuiti e il mercato è lì.
Ora, noi possiamo fare turismo in Sardegna e possiamo aiutare gli altri a fare turismo, avendo sicuramente acquisito una competenza, e possiamo essere un luogo anche di organizzazione del turismo.

Speriamo l'anno prossimo di poter essere, mentre ospitiamo questi lavori, di poter anche arricchirci del contributo dell'Enpi, che è l'organismo che gestisce i programmi europei di vicinato e di cooperazione nel Mediterraneo, per il quale la nostra Regione si è candidata. Si è candidata in maniera sostenuta, credo con convinzione e con buone possibilità. Ci sarà una risposta, verrà decisa definitivamente la candidatura nella sede della Conferenza delle regioni. Verrà portata al Ministero degli Esteri e attraverso il Ministero degli Esteri alla Commissione europea per la decisione. Noi ci teniamo molto e abbiamo ottime possibilità che questo accada e quindi questo convegno, l'anno prossimo, cadrà anche in un contesto diverso: nel luogo dove, in qualche maniera, sono coordinate le attività che l'Unione europea fa nelle politiche di vicinato e di cooperazione nel Mediterraneo.

Quindi, mi pare di aver ricordato quattro o cinque cose che possiamo fare subito, che vorremmo fare, che tutti assieme dobbiamo fare. Un'ultima cosa, aprirsi significa: quando usciamo di casa ci mettiamo bene insomma, ci puliamo, ci mettiamo in ordine, cerchiamo di prepararci per dare il meglio di noi stessi. Aprirsi significa non accontentarsi anche di come siamo, ma cercare di prepararci per essere meglio di noi stessi, per essere meglio, per dare il meglio di noi stessi. Possiamo prepararci e andare fuori dalla nostra isola, internazionalizzarci, addirittura proporci per essere d'aiuto, con quell'aiuto che è in realtà un aiuto reciproco. Proporci per crescere insieme. Ma dobbiamo veramente essere una società migliore, una politica migliore, un'amministrazione migliore, un'università migliore, un mondo delle imprese migliore. E allora, lo possiamo fare per noi stessi e per una politica migliore della nostra Regione nel Mediterraneo.
Grazie".