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Consiglio regionale: dichiarazioni sul confronto Regione-Governo

Cagliari, venerdì 14 luglio 2006, Consiglio regionale
"Ho ritenuto di intervenire qui in Consiglio e di rendere edotti i Consiglieri dello stato della discussione. Come tutti sappiamo, c'è stato un momento che ha visto coinvolti, direi, quasi per intero la politica sarda e il Consiglio regionale, le autonomie locali, anche le parti sociali, i sindacati, le organizzazioni dei datori di lavoro, insomma l'opinione pubblica, l'intero popolo sardo. Posso citare un confronto col Governo sui temi che abbiamo ritenuto tutti di interesse decisivo per la nostra Regione.

Dopo la sospensione elettorale e dopo che ormai da alcune settimane si è insediato il nuovo Governo, che ha iniziato ormai pienamente la sua vita, era necessario, è necessario che il Governo regionale ripresenti con la stessa forza, la stessa determinazione, le questioni che erano già state sollevate, che erano già state aperte, e per le quali si era avviato in qualche maniera il confronto e l'individuazione di possibili soluzioni. Ho già detto, mi pare in un'altra occasione, ho avuto modo di precisare comunque al Consiglio che ho avuto modo di incontrare il Presidente Prodi, il sottosegretario Letta e alcuni ministri.

Ho preferito non ricordare le diverse questioni aperte, in primo luogo quella sulle entrate, ma anche quella sulle servitù militari, sui demani e altre ancora. Ho preferito chiedere al Governo la possibilità di inserire le attuali discussioni aperte dentro una cornice che facesse un po' da quadro di riferimento, che desse un senso di completezza, di unitarietà, anche di un progetto attorno alla richiesta di soluzioni delle principali questioni aperte. Ho chiesto quindi al Governo, al presidente del Consiglio, di firmare un documento, una riscrittura dell'intesa del '99, in parte attuata, e in larga parte non attuata. Un'intesa che ha scontato forse il fatto che era la prima intesa firmata dal Governo e quindi forse aveva anche dei processi, delle modalità di attuazione, non particolarmente facili e veloci. E naturalmente era un'intesa firmata in un altro 'mondo' direi, in un'altra situazione storica, in un'altra situazione economica, anche per lo Stato, e anche in un'altra consapevolezza di problemi. E quindi è assolutamente necessario porre, ribadendone la validità, l'importanza, è necessario riconsiderare quali sono i punti importanti, oggi, per la nostra regione.

Magari individuarne pochi, individuare con maggiore precisione delle modalità operative che portino immediatamente al risultato che ci aspettiamo. Ho chiesto quindi di riscrivere un'intesa su pochi punti e con una maggior specificazione degli obiettivi che si vogliono raggiungere, e con la maggior semplicità degli strumenti per raggiungere questi obiettivi. Per ora, insieme ai colleghi della Giunta regionale, abbiamo individuato 6 punti, che sono più o meno, anche come numero, nell'obiettivo del Governo. Fare in modo che non sia una lunga lista di richieste, ma fare in modo che siano alcuni punti precisi ed effettivamente realizzabili.

Il punto numero 1 è naturalmente il tema delle entrate, allargato, come si è allargato, al tema della tassazione. Quindi al primo punto dell'intesa metterei pienamente la vertenza sulle entrate, nei modi e nei temi, nei temi e nei dettagli con cui si è articolata la conoscenza.

Al secondo punto il tema del demanio militare, dei demani, chiedo scusa. Per il quale c'è un conflitto da molto tempo; per il quale c'è in corso un processo di parziale superamento con la nuova norma di attuazione che il Consiglio ha recentemente approvato, e che ora è all'attenzione del Ministero delle regioni, ed è pronto per essere portato al Consiglio dei ministri. Sul demanio c'è un grave disagio, c'è una grande opportunità di utilizzo di beni, attualmente non utilizzati dallo Stato, che invece possono essere proficuamente utilizzati per promuovere opportunità di sviluppo economico e opportunità di lavoro per la nostra regione. Anche su questo tema si è aperto da tempo un confronto. Recentemente è stato sostituito il direttore generale dell'agenzia del demanio in Sardegna. Abbiamo fatto un lavoro, anche nelle scorse settimane, direi quasi puntiglioso, di analisi dei problemi aperti, da Cagliari, dai beni della città del sale di Molentargius, la manifattura tabacchi, la borgata di Marceddì, l'isola della Maddalena, Siliqua, veramente una montagna di beni, attualmente sciupati, non utilizzati, direi dimenticati tra i libri dello Stato, che debbono essere invece messi al servizio della necessità di sviluppo che questa regione ha.

Al terzo punto riproponiamo il tema delle servitù militari, per il quale era stato avviato un confronto, ricorderete, col precedente Governo, e per il quale è stato immediatamente riavviato il confronto col Governo attuale, che ha portato alla nomina di una commissione, che deve in brevissimo tempo individuare quali sono le servitù per le quali noi chiediamo la dismissione, e quali sono le attività militari per le quali chiediamo l'abbandono della nostra regione. C'è stata già una comunicazione, un'affermazione importante direi, che è una conquista della nostra regione, da parte dell'attuale ministro, che per la prima volta ha affermato il dovere, da parte dello Stato, del riequilibrio delle servitù militari, del riequilibrio delle servitù e del riequilibrio delle attività militari in Sardegna. Quindi, nei prossimi mesi daremo, sono certo, puntuale compimento a questa affermazione, a queste promesse, a questi impegni, e anche a questo argomento. Pertanto deve essere necessariamente una parte della nuova intesa con lo Stato.

Al quarto punto proporrei il tema dei beni culturali, la competenza nei beni culturali. Oggi viviamo ancora una volta un disagio importante nelle diverse competenze della Regione, degli assessorati regionali e delle sovrintendenze, che spesso, ancora oggi, hanno un atteggiamento, ormai superato dai tempi, di prefettura dei beni culturali, totalmente separata dai processi e dalle esigenze della nostra regione. A me non sembra che si possa dire che anche negli ultimi anni lo Stato, che pure ha competenza, si sia preso particolarmente a cuore i nostri beni culturali, li abbia tutelati e li abbia valorizzati nel migliore dei modi possibile. Uno per tutti: i giganti di Monte Pranu, di cui tanto si è parlato, che erano da 25 anni sepolti in un magazzino dell'Istituto del restauro di Sassari, e solo col finanziamento regionale, recentemente, si è potuto arrivare al restauro. Ma questo vale per tutti i beni culturali della Sardegna, per i quali ci sono delle norme anche nazionali ma del tutto incomprensibili. Noi dobbiamo persino pagare allo Stato il diritto di pubblicare una foto, la foto di un bene culturale, di un monumento, del nuraghe di Barumini, sulle nostre brochure divulgative. Non abbiamo nemmeno il diritto di fotografare i nostri beni culturali e di divulgarli. E mi pare che, da solo, questo fatto racconti l'arretratezza della legislazione in materia.
Noi vogliamo prenderci a cuore e prenderci cura, fortemente, dei nostri beni culturali. Vogliamo tutelarli, vogliamo valorizzarli, vogliamo renderli importanti per la cultura mondiale, nel modo in cui meritano e in cui ancora oggi non sono entrati a pieno titolo, come compete ai nostri beni culturali.

C'è un altro punto che citerei: il quinto punto, quello delle reti, delle reti infrastrutturali in Sardegna, ma del diritto di accesso alle reti nazionali. Vorrei che si potesse compiere un discorso più generale rispetto alla gassificazione della Sardegna, al fatto che la Regione ha diritto di portare a compimento il progetto di elettrificazione, di collegamento elettrico tra la nostra regione e il continente, con il completamento del programma Sapei. O anche il diritto, la conferma del diritto alla continuità territoriale. Vorrei che potessimo permetterci, invece, un diritto generale e per sempre: il diritto del piano d'accesso per la Sardegna a tutto il sistema delle reti nazionali. Alla rete del gas, alla rete elettrica, alla rete di telecomunicazioni, le reti dei trasporti, via aerea e via nave. E quindi vorrei ribadire questo punto e ottenere promesse dallo Stato, sul pieno svolgimento del diritto dei sardi a una adeguata rete e dell'adeguato accesso alle reti nazionali. Primo fra tutti metterei il tema delle ferrovie, che fra tutte le reti infrastrutturali è quella che, paragonata alle reti nazionali, ha il livello di sviluppo più debole nella nostra regione. Ci sono dei dati che ci dicono che, fatto 100 alla media delle infrastrutturazioni ferroviarie nazionali, in Sardegna abbiamo 5: quindi, quasi inesistente direi.
In questi ultimi due anni la Giunta ha portato avanti con forza la necessità di modificare sostanzialmente la rete ferroviaria in Sardegna. Ha sostenuto il completamento di un progetto di massima, di un progetto preliminare. Dovrebbe essere consegnato dalla rete ferroviaria italiana nel prossimo mese di settembre. Abbiamo anche messo da parte, mi pare, circa 80 milioni di fondi Cipe per sostenere l'investimento nel miglioramento della rete. Abbiamo detto diverse volte che c'è l'obiettivo di collegare Cagliari a Sassari intorno alle due ore, e Cagliari a Olbia intorno a due ore e venti, se non sbaglio. E sarebbe quindi un passo avanti di estrema importanza, renderebbe in qualche maniera la Sardegna una regione meno 'lunga', meno disagevole da percorrere.

Al sesto punto, sull'intesa, penseremmo di indicare il tema della conoscenza, e quindi la necessità di migliorare il sistema scolastico nella nostra regione. La necessità che lo Stato e la scuola non abbandonino i nostri piccoli paesi. Che in Sardegna possano essere adottati dei parametri diversi nel rapporto tra classi e popolazione, e popolazione studentesca. Che siano adottati dei programmi importanti di miglioramento della qualità della scuola e della lotta all'abbandono scolastico.
Nel tema della conoscenza, oltre alla scuola, va ricordata la crescita e il rafforzamento della ricerca in Sardegna, e il fatto anche che la nostra ricerca sia un pezzo della ricerca nazionale, che, a pieno titolo, sia ricompresa nella rete della ricerca nazionale. E che in Sardegna si possano specializzare centri di competenza nazionali su temi importanti quali le tecnologie dell'informatica e delle telecomunicazioni, della biomedicina e delle energie rinnovabili.

Questi sono i sei punti su cui stiamo lavorando e che portiamo all'attenzione dello Stato. Sono sei punti sui quali abbiamo già iniziato a lavorare singolarmente, che però sentivamo la necessità di ricomporre all'interno di un quadro unitario. Sono sei punti per i quali non solo chiediamo soldi allo Stato, anzi vorrei dire che non chiediamo soldi allo Stato. Solamente per le entrate chiediamo soldi allo Stato, quelli che ci competono nel puntuale adempimento per quanto previsto dall'articolo 8 dello Statuto, e nella migliore specificazione del tema delle compartecipazioni, e nel puntuale adempimento di quanto era previsto anche nella precedente intesa.

Per il resto si tratta anche di utilizzo di risorse attualmente inutilizzate, sciupate: come appunto quelle del demanio, come quelle delle servitù militari, come quelle dei beni culturali. Si tratta quindi non solo di una richiesta di risorse, ma di una assunzione di responsabilità della politica regionale, che si confronta in maniera, credo, responsabile col Governo nazionale e cerca di trovare assieme le possibilità di crescita per la nostra regione. Soprattutto traendo spunto dal rispetto dei diritti della nostra regione e traendo spunto da un migliore utilizzo delle risorse in questo momento sciupate e trascurate, che pure nella nostre regione sono presenti.

Noi li vediamo anche come un'anticipazione del confronto con lo Stato che entrerà maggiormente in atto con la discussione dello Statuto. Di fatto sono tutti temi statutari: quello delle entrate, quello delle servitù militari, quello del demanio, il diritto d'accesso alle reti, la conoscenza, le competenze nei beni culturali. Quindi in qualche maniera con l'intesa si cerca anche di avere anticipatamente degli impegni dello Stato che facilitino in un futuro anche la discussione che il Consiglio aprirà sullo Statuto.

Il 24 prossimo verrà il sottosegretario di Stato Letta per avviare, anche formalmente, il lavoro di scrittura di questa intesa, che avverrà in tempi brevissimi e che vorremmo firmare nel mese di settembre col presidente Prodi. Nel frattempo sono aperti i tavoli su ogni singolo punto. Nel frattempo già lunedì prossimo incontreremo ancora il ministro Visco, il ministro Lanzillotta, insieme col sottosegretario Letta, sul tema più specifico delle entrate. Un tema che è stato già avviato, già ben compreso da parte nostra, sul quale ho già avuto modo di relazionare anche l'attuale Governo, e per il quale mi aspetto risposte chiare, concrete e in tempo brevissimi. In modo che possiamo affrontare la discussione sulla prossima legge finanziaria nella maniera più adeguata possibile.

Quindi, già dalla prossima settimana, non solo va avanti il lavoro sull'intesa, ma va avanti il lavoro sui singoli tavoli: in modo particolare il lavoro sul tavolo delle entrate col ministro Visco e gli altri ministri interessati. Sul tavolo delle entrate si è aggiunto un argomento rispetto ai nostri precedenti: quello della tassazione, quello del diritto della nostra regione a esercitare un'autonomia impositiva. E voi sapete c'è stata l'opposizione da parte del Governo, non mi stupisce: i governi - l'uno o l'altro che sia - si sono opposti a qualsiasi legge abbia fatto il Consiglio regionale negli ultimi mesi. Si sono opposti, molto spesso hanno perso la loro opposizione, altre volte, molto spesso, la loro opposizione è stata anche irricevibile. Io credo che anche in questo caso finirà alla stessa maniera: la Sardegna ribadirà il suo diritto, sancito nello Statuto. E quindi, così come ci siamo impegnati a limitare al minimo il conflitto ed eventualmente anche per altre leggi si potranno proporre delle modifiche che limitino la conflittualità, anche per questa potranno essere immaginate modifiche tecniche che la limitino. Ma sicuramente non verrà, almeno da parte della Giunta, sancita la necessità di eliminare questa tassa".