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Associazione degli industriali della Sardegna meridionale

Cagliari, giovedì 29 giugno 2006, sala riunioni Confindustria
Gianni Biggio:
"Voglio ringraziarla, presidente, ed esprimerle il piacere di questa assemblea per aver accettato di essere con noi. È un incontro importante e autorevole per il ruolo che lei riveste. Siamo onorati di averla qui come persona, come imprenditore ma ancora di più come più alta carica di questa regione. La sua presenza è una testimonianza dell'attenzione che lei presta ai problemi dell'industria. L'ultima volta che lei si è seduto in questo tavolo è stato circa due anni fa, era l'epoca del rinnovo del Consiglio regionale, epoca di elezioni, lei si presentò a noi col suo programma. Ricordo questa sala gremita, l'attenzione e la curiosità anche che lei aveva suscitato nel mondo delle imprese. Sono passati due anni. Abbiamo avuto diverse occasioni di incontro, talvolta più intense talvolta meno intense, nel reciproco rispetto dei ruoli. Abbiamo avuto anche momenti di dialettica intensa, ma sempre in un rapporto di chiarezza. Ho ripescato un appunto che presi una volta in cui venni a farle visita. Ricordo alcuni temi, prima di tutto bilancio, riforme, vertenza tributaria, quella che io ho chiamato, e chiamo, la mamma di tutte le vertenze. Starle dietro è talvolta faticoso. Voglio ricordare l'agricoltura, l'acqua, i concorsi, le leggi sugli appalti, i trasporti, i trasferimenti degli enti locali, la legge sul commercio, la continuità territoriale, le riforme sul turismo, la legge sulle cave e miniere, l'istruzione e la formazione, i parchi, le leggi di settore gli incentivi per l'industria, l'energia, l'informatizzazione di tutto il sistema, i piani paesistici, la progettazione integrata. Lei ebbe un atteggiamento molto critico verso l'industria. Invece mi sono convinto che anche per lei l'industria è uno dei fattori fondamentali per lo sviluppo. Sono testimone dell'impegno nel difendere la questione dell'energia, della chimica nonostante trattare con lo Stato sia difficile. Vorrei che quella di oggi sia un'occasione per spiegare i temi sui quali non ci siamo capiti".

Presidente Soru :
"Grazie di cuore, presidente Biggio, per avermi invitato. È un'opportunità preziosa confrontarsi con la parte più importante dell'anima produttiva dell'isola. Parlarsi senza filtri, criticarsi direttamente. Provare a scambiare opinioni diverse su alcuni argomenti credo sia particolarmente utile.
Riparto da due anni fa. In campagna elettorale ho parlato del programma di governo da attuare. Oggi si può iniziare a vedere se quelle cose le stiamo facendo, se ci abbiamo provato, se abbiamo un qualche successo nelle cose che pensavamo di fare.
Non ho dimenticato le cose dette in campagna elettorale. La prima cosa da fare era moralizzare un pochino la politica, fare in modo che smettesse di essere una carriera ma diventasse un servizio che si fa per qualche periodo della propria vita e poi si abbandona. Proponevo che la politica non fosse appannaggio esclusivo dei partiti e che i partiti non diventassero la stessa cosa della pubblica amministrazione. Ci sono riuscito? Ci siamo riusciti? Sicuramente ci stiamo provando. Credo ci sia maggior indipendenza di giudizio nelle nomine pubbliche, maggior indipendenza nella pubblica amministrazione.
In Sardegna c'è un problema di classe dirigente nella politica, nell'amministrazione, nell'economia. C'è difficoltà a trovarla. Quel ricambio non sempre è facile. Le competenze sono già ampiamente occupate e non sempre ce ne sono disponibili per mettersi al servizio della pubblica amministrazione, magari temporaneamente, per tre anni, con un contratto che comunque ha una scadenza, senza troppe sicurezze. Sì, ci sono difficoltà.
La pubblica amministrazione spesso è servita per moltiplicare le occasioni di lavoro per persone che in qualche maniera gravitavano attorno alla politica. Una prima cosa di cui ci siamo occupati è la semplificazione della amministrazione regionale. È in fase di ultimazione il processo di cancellazione di 18 Comunità montane, in questi giorni di 12 Consorzi industriali, si completa la semplificazione del mondo dell'agricoltura. Credo siano state cancellate un centinaio di 'sovrastrutture' politico amministrative. Se le si moltiplica per il numero medio di persone che compongono un consiglio di amministrazione, una giunta etc, oggi in Sardegna ci sono tra 600 e mille posti in meno nella pubblica amministrazione. Questo mondo aveva un costo, generava cattive abitudini, non semplificava la vita ai cittadini, non facilitava il lavoro delle imprese, era una cappa che gravava sulla società. La Giunta ha fatto i disegni di legge necessari di riforma. E i partiti, con lungimiranza e generosità, stanno assecondando, per quanto possibile, questo processo.
Avevamo parlato di semplificazione della Regione. In agricoltura ci sono nove enti. Stanno diventando due agenzie. Da nove consigli di amministrazione andiamo a nessuno, perché le agenzie sono strumenti operativi della politica regionale, hanno un direttore generale e basta. Poi c'è la riforma dell'agricoltura, dei consorzi di bonifica, in questi giorni sarà approvata la riforma dei consorzi industriali, e - non appena si approva la legge stralcio sull'urbanistica per il piano paesaggistico regionale- ci sarà la riforma dell'ente unico per l'acqua in Sardegna, un ente unico che consegna l'acqua per i tre settori, agricolo, industriale e civile. Il che vuol dire sottrarre il controllo delle dighe, del bene primario, dai tanti consorzi di bonifica o enti che a vario titolo se n'erano occupati, e riportarli a una gestione unitaria, fare in modo che non ci siano sprechi, evitare di scaricare l'acqua del Coghinas o del Flumendosa quando serviva mantenerla nelle dighe. Il governo dell'acqua, mancato per decenni in Sardegna, e che anche voi industriali avete sollecitato da sempre, sta quindi per andare in porto. Così per la riforma degli appalti.
Io - lo sapete - mi sono occupato in passato di informatica e di telecomunicazioni. Qui ho trovato una Regione largamente carente. La Regione ha meno strumenti informatici di molte piccole e medie imprese della Sardegna. Se una qualsiasi delle vostre aziende fosse gestita con i supporti informatici simili a quelli della Regione sarebbe fallita da tempo. Abbiamo fatto uno sforzo importante per superare un ritardo estremamente corposo. Abbiamo riordinato le fonti di finanziamento, quelle del Por e quelle dei fondi dello Stato, firmato un accordo di programma quadro con lo Stato. Siamo l'unica Regione che ha bandito e speso tutti i soldi, quanto meno li ha impegnati con i bandi portati a termine. Stiamo facendo cose esemplari tra le regioni d'Italia, nella costruzione della rete della pubblica amministrazione, perché non c'è informatica se non c'è una rete su cui farcela passare, è in fase di ultimazione un appalto vinto da Telecom Italia.
L'e-government, l'uso dell'informatica presuppone che anche i cittadini abbiano accesso all'informatica, quindi ci siamo adoperati per fare in modo che ogni sardo, fino al più piccolo paese, abbia accesso alle reti di tlc e possa più agevolmente fare anche il suo lavoro, o studiare a casa. Siamo partiti dalla larga banda in circa cento comuni, rispetto a 377, ci siamo impegnati con Telecom Italia per incentivare i suoi investimenti, poi abbiamo fatto un bando, li abbiamo portati a circa 220. Stiamo rivendicando presso il ministero delle telecomunicazioni una frequenza per cui ogni Comune della Sardegna sarà collegato in meno di un anno alla rete a larga banda in maniera wireless, senza costi per i comuni e i cittadini. È fondamentale per il superamento del divario digitale.
La Regione - non so quanti ne siano consapevoli - ha ancora oggi solamente la contabilità finanziaria per cassa, al massimo è capace di registrare quanti soldi escono in un anno e quanti ne entrano, non è capace di registrare i debiti col sistema, tanto meno i crediti, nemmeno il patrimonio. Stiamo lavorando a un progetto dei sistemi di base della Regione assegnato per 8 milioni a seguito di un bando cancellato per oltre 40 milioni di euro e per il quale non mi sono mancate le critiche. Sono orgoglioso di aver cancellato un bando di 40 milioni e aver fatto un progetto migliore spendendo solo 8 milioni. Da gennaio la Regione partirà con una contabilità simile a quella che voi conoscete per le vostre aziende, porta un livello di informazione al quale voi siete abituati, capacità di dare risposte alle vostre aziende laddove siete fornitori della Regione e cercate di essere pagati in tempi brevi.
In sanità spendiamo il 40 per cento del nostro bilancio, due miliardi e mezzo di euro. Dire che spendiamo con pochi dati e poche informazioni è un eufemismo, non c'erano dati né economici né sanitari. Si è fatta una convenzione con lo Stato, è stata mandata a tutti i sardi la tessera sanitaria, serve per il controllo della spesa, a ogni prestazione c'è associato un cittadino, un farmaco, una ricetta, un farmacista, un medico. Questa informazione permette di tracciare e rintracciare come sta andando la spesa, per Asl, per cittadino, per medico, anche per farmacia. Stiamo predisponendo il bando di gara per la centralizzazione delle contabilità Asl, per fare in modo che non ci siano Asl migliori e Asl peggiori. Avremo la messa in rete di tutti i medici di base per controllare meglio qualità e quantità della spesa, creare il Cup, il centro unico di prenotazioni.
Cerchiamo di fare anche politica industriale in maniera che in Sardegna non arrivino pescatori di appalti che, mordi e fuggi, mollano un appalto e poi ci lasciano i problemi. Occorre assolutamente che anche in Sardegna nascano imprese, che si localizzino anche da fuori, che mettano radici, che lavorino per la Sardegna e per il resto d'Italia
Abbiamo messo in rete le delibere della Giunta, c'è un sito che piazza la nostra Regione tra le Regioni più civili d'Italia nell'informare i cittadini sui procedimenti amministrativi. L'informazione oggi è condivisa da tutti un'ora dopo il voto della Giunta, si sono abituati i cittadini, i sindaci, si è abituato il resto della politica, credo sia stato un passo avanti importante.
Parlo di informatica. È stato detto che occorre far sistema, superare la polverizzazione. Mettere in rete vuol dire mettere in rete internet. Qualcuno ricordava che oltre il 30% delle prenotazioni alberghiere anche in Sardegna passa attraverso internet, il fenomeno sta crescendo in maniera esponenziale. Abbiamo messo in rete una montagna di informazioni prima non condivise neppure all'interno di uno stesso assessorato. C'è un sito che si chiama SardegnaForeste dove trovate tutto quello che bisogna sapere sulla flora, fauna, appalti, è un patrimonio di conoscenza della nostra Regione, prima nascosto. C'è un sito che si chiama SardegnaTerritorio, dove tutto il patrimonio cartografico e geografico è diventato patrimonio delle aziende, dei comuni, dei cittadini, delle imprese, tra qualche giorno ci sarà la possibilità della navigazione tridimensionale e la nostra regione sarà assolutamente all'avanguardia in Italia. È stato fatto un grande sforzo su un sito che si chiama SardegnaCultura, e su un sito che si chiama SardegnaTurismo, messo on line ripartendo anche dall'esperienza di Visit Sardinia. SardegnaCultura è una cosa di cui noi andiamo particolarmente orgogliosi, i beni culturali stanno diventando un fatto sempre più importante anche per le ricadute economiche, non a caso Francesco Rutelli il vice presidente del Consiglio, ha immaginato un ministero dove la cultura sta vicino al turismo. Abbiamo oltre cento cooperative che gestiscono i beni culturali, da Barumini a Santa Cristina a chissà dove. Nel nostro assessorato alla Cultura non c'era nemmeno l'elenco di questi siti, li conoscevamo solo per mandare i soldi a fine anno ma non avevamo nemmeno una scheda, una guida, un depliant, una brochure, la bibliografia. Il sito della Regione è servito proprio per fare sistema. È diviso per periodi, dal prenuragico fino al contemporaneo, per argomenti, dall'archeologia fino all'arte applicata, la musica, il cinema. Abbiamo comprato i diritti di tutto il patrimonio della letteratura, del patrimonio scientifico, dai libri di Lilliu a quelli di Barreca, di tutti quelli che hanno scavato in Sardegna fino ai libri della Ilisso, per citare i pittori del '900. Abbiamo salvato, valorizzato, messo on line tutto il patrimonio iconografico, dalle foto dei primi viaggiatori dell'800 fino ai grandi fotografi come Cartier Bresson. È una cosa di cui sono orgoglioso, l'abbiamo presentata a Bruxelles, ci sono molte regioni italiane ed europee che vogliono fare un progetto simile, oggi la Sardegna è in condizioni di collaborare e di offrire la propria esperienza.
Volevamo risanare il bilancio. Mi dispiace dirlo in questa sala, alcuni organi di comunicazione hanno titolato: 'La Corte dei Conti bacchetta la Regione, troppi consulenti'. No. La Corte dei Conti ha detto: 'Finalmente si sta risanando la Regione, si sta migliorando la Regione, si stanno facendo le riforme, andate avanti con le riforme'. Forse qualcuno ha ascoltato male o aveva motivo di comunicare male, per questo è prezioso parlare, fare completezza di informazione. Questa Regione - nell'anno in cui sono venuto a parlarvi - aveva un deficit di bilancio per il 2004 di un miliardo e 200 milioni di euro, e l'anno prima aveva un deficit di bilancio di circa un miliardo. Quella Regione ha fatto sì che in cinque anni l'indebitamento passasse da 300 milioni di euro a circa tre miliardi, cioè l'indebitamento di tutti noi è aumentato di dieci volte in circa cinque o sei anni. La Regione non aveva più capacità di indebitamento, nell'ultimo anno si fece qualche artificio contabile per poter giustificare un deficit in un anno di un miliardo e due. Il progetto di bilancio del nostro primo anno, è stato detto, era di tagli, eravamo 'la Giunta dei tagli'. Vorrei sapere chi non avrebbe dovuto fare tagli con quel bilancio in rosso. Il primo anno è sceso a 600 milioni, per il 2006 il deficit previsto è di 170 milioni di euro, il che vuol dire essere passati in due anni da un miliardo e due a 160 milioni di euro. Credo sia un risultato di cui essere contenti. In questi 160 milioni c'è anche l'ipoteca su una cosa che noi riteniamo nostro profondo diritto, non sul pregresso delle entrate ma sull'Iva di quest'anno. Quindi abbiamo messo in bilancio un po' più dell'Iva prevista negli anni precedenti.
La vertenza sulle entrate è patrimonio comune di questa regione, l'abbiamo fatta tutti con massima determinazione, con l'altro e con questo governo. Qualche contributo abbiamo dato per chiarire la portata del problema.
In agricoltura stiamo cercando di lavorare sulle filiere, qualche volta con qualche contrasto con gli industriali del settore, però stiamo creando le filiere del latte, dell'olio, della carne. Stiamo cercando di aiutare anche le imprese agricole sanando il grosso problema dell'indebitamento, cercando di spingere il Banco di Sardegna e le altre banche insieme alla Regione e all'Ismea a rinegoziare l'indebitamento e riportare in bonis le aziende agricole.
Evito di entrare in profondità sui piani paesaggistici. Vedo che anche molti industriali importanti del settore iniziano a esserne convinti della tutela dell'ambiente. L'Aga Khan e Barrack, o investitori importanti nel settore del turismo non si stracciano le vesti per la disciplina nell'edificazione costiera. Il bene principe dell'ambiente è alla base dell'industria turistica. Lo stiamo salvaguardando per oggi e per domani. I progetti sospesi possono essere terminati in intesa tra Comune, Provincia e Regione, e anche i progetti di riqualificazione, laddove però era già costruito possono essere portati a termine. Non c'è più un blocco nelle coste in Sardegna. C'è un blocco di nuove costruzioni laddove non è costruito, laddove invece si vuole riqualificare, ampliare, risistemare, tutto ciò si può fare. Prima si costruiva dove non era costruito, ma si dimenticava che c'era un patrimonio minerario da riutilizzare. Ci sono le manifestazioni di interesse per Masua, Montevecchio-Ingurtosu, un progetto importante lo sta portando avanti la Regione per Monteponi. La Regione cerca imprenditori – spero anche tra di voi - interessati a rilevare questi progetti. Su Monteponi c'è la possibilità di costruire case per l'Iglesiente, costruire un albergo e case per fini turistici visto che siamo a 5 km da Funtanamare, mentre risistemiamo tutta la parte che sta sotto la laveria Velze, la laveria Mameli, fino a San Giovanni, prevedendo altre attività e altri attrattori turistici. Per Campo Pisano esiste un progetto in fase di approvazione nel Consiglio comunale di Iglesias pensando a insediamenti produttivi, visto che la zona di Sa Stoia è di fatto completata e ulteriori spazi sono necessari. Si salva l'ambiente ma si riutilizza un patrimonio compromesso che aspettava di essere riutilizzato.
Abbiamo portato a termine con la Comunità del Parco il piano per l'isola dell'Asinara e anche lì, entro l'anno, uscirà il bando per la concessione del borgo di Cala d'Oliva ai fini turistici.
Certo l'ambiente ci porta ad avere posizioni diverse: sul piano paesaggistico, ad esempio, o sull'eolico. Credo fosse importante approvare un piano energetico e ambientale regionale, la Giunta l'ha approvato da un pezzo, sta andando in Consiglio. È un piano che parte dal lavoro trovato, ma lo riconsidera, senza farne la sommatoria degli interessi di tutte le parti in causa. La politica è anche la capacità e la volontà di decidere e discernere gli interessi. Si è partiti in un primo momento con l'assalto all'eolico. Nella nostra regione c'erano domande per 3000 megawatt. Si è cercato di ridurli a 1000, ma non siamo neanche in grado di assorbire 600 megawatt. Abbiamo riportato il piano a condizioni compatibili con Kyoto e con le necessità della nostra regione. L'eolico si è messo all'interno di regole che non c'erano. A qualcuno fa piacere, a qualcuno meno. Abbiamo del contenzioso, cerchiamo di gestirlo.
Avevamo detto che avremmo lavorato sulla conoscenza, sulla formazione professionale. Una delle prime battaglie è stata quella di chiudere una pazzia che stava attraversando la nostra regione: quella dell'obbligo formativo. Stavamo sostituendo la scuola pubblica pagata dallo Stato con una specie di sottoscuola privata pagata dalla Regione, il primo anno ci costava 40 milioni di euro, il secondo anno si avvicinava a 90, il terzo 150 milioni, sborsati dalla Regione con enti veri e fantomatici che andavano a caccia di ragazzini, molto spesso addirittura dando soldi ai genitori e promettendo una bicicletta. Siamo arrivati ai limiti della legalità, è stata una battaglia dura perché ha visto coinvolta tanta gente, però avevamo una politica e l'abbiamo portata avanti. La Regione finanzia la scuola professionale che serve ai ragazzi, alle imprese non a fantomatici enti di formazione. La Regione è per la scuola pubblica non per la formazione professionale privata, pensa che la formazione professionale debba venire dopo la scuola e che a scuola bisogna starci almeno fino a 16 anni. Poi viene la formazione sui saperi materiali e se è possibile a scuola ci si va fino al diploma visto che abbiamo il più alto tasso di dispersione scolastica d'Italia e visto che in Sardegna siamo tra i più ignoranti di Italia, ci piaccia o no sentircelo dire. Nell'alta formazione della classe dirigente c'è il programma di Master and Back. La conoscenza, la scuola, la formazione, sarà veramente la sfida dei prossimi vent'anni.
Sanità. Abbiamo cercato di inserire elementi di rottura, dall'assessore ad alcuni direttori generali, per separare politica e sanità. È stata appena provata in commissione la legge di riforma del sistema sanitario, la legge 5, si è avviata la discussione per il piano sanitario. È la cosa per la quale mi sento maggiormente in colpa: non averlo ancora approvato dopo due anni. All'interno del piano sanitario c'è la riqualificazione e il riordino della rete ospedaliera. C'è già per quest'anno un riequilibrio, direi definitivo, del bilancio, oltre a un miglioramento del servizio, tant'è che non siamo finiti nella lista di quelle 6 regioni meridionali per le quali il ministro ha segnato il semaforo rosso.
Si sta cercando di dare prospettive. Vogliamo dotare Cagliari di un nuovo ospedale, si prevede la chiusura dell'ospedale marino attuale, del San Giovanni di Dio e anche di Is Mirrionis, pozzo senza fondo di risorse pubbliche. Nel 1999 ci fu un piano straordinario per l'ammodernamento delle infrastrutture degli ospedali, alla Sardegna toccarono più di 600 milioni di euro, sono stati spesi, ma non saprei dire dove sono andati. Sono andati anche per ristrutturare Is Mirrionis, per fare i tunnel, aggiustare i muri, cambiare finestre, però nulla di rilevante è emerso. È stata persa l'opportunità di razionalizzare la rete ospedaliera, di abbassare i costi. A Is Mirrionis mi pare che lavorino ottocento infermieri generici, gli addetti alla manutenzione sono infiniti, con i costi che possiamo immaginare.
Passo all'industria. Intanto non c'è ancora alcuna impresa importante che abbia chiuso o che non abbiamo cercato di salvare. Le grandi crisi le stiamo gestendo, la Montefibre, la cartiera di Arbatax, la Scaini, abbiamo difeso la Legler. Per la prima volta ci sarà un processo all'inverso, si chiude in continente a Ponte San Pietro e si localizza una società in Sardegna con uno dei più importanti gruppi tessili.
L'impresa nasce dalla innovazione. Abbiamo firmato un accordo con Eutelsat, si è già localizzata una società israeliana che si chiama Telit, si sta localizzando una società italiana importante quotata in borsa di informatica che assume 150 persone, IBM forse triplicherà la sua presenza in Sardegna con un laboratorio di ricerca. Stanno succedendo cose importanti nella biomedicina, si localizza a Cagliari l'Istituto di ricerca del San Raffaele, imprese nella ricerca genetica, c'era tre giorni fa a Cagliari il presidente o l'amministratore delegato, dell'Istituto Superiore di Sanità e il numero uno dell'agenzia italiana per il farmaco, avevamo invece in teleconferenza il presidente del Cnr. In Sardegna si sta costituendo una società che si chiama Fase1 spa, che vede la nostra regione all'avanguardia insieme alle istituzioni. La Sardegna promuove la ricerca transnazionale: passa dalla ricerca meramente scientifica alla fase 1 per portarla alla fase 2 quindi nell'utilizzo industriale, per fare in modo che ci siano altri ritorni della ricerca e altri fondi per le ricerca.
Voglio ricordare – e concludo - i bandi sul turismo, da Monteponi, Masua, per l'Asinara, per la progettazione del museo di Cagliari, quelli per gli ospedali di Cagliari e Sassari, il secondo lotto dell'ospedale di Olbia. C'è una grande attività immobiliare anche a Cagliari, la Regione ha discusso a lungo col Comune sull'accorpamento degli uffici comunali nelle aree dell'ex caserma di viale Trieste, ci sarà un appalto, ci sarà l'abbandono di molti edifici dove oggi la Regione è, e dove gli uffici regionali sono situati. Ci saranno lavori di trasformazione urbanistica spero da parte delle imprese sarde. Si sta andando avanti a passo spedito sul gasdotto Algeria-Sardegna-Toscana, c'è un grande interesse ormai anche dei grandi produttori elettrici. Dobbiamo fare il massimo sforzo per l'internazionalizzazione delle imprese. Con molta probabilità verrà localizzata in Sardegna l'agenzia europea per i programmi di vicinato e di cooperazione col Mediterraneo, quindi dalla Sardegna saranno gestiti tutti i fondi e le risorse di collaborazione dell'Unione Europea con i Paesi delle sponde del Mediterraneo. Sarà la Sardegna la testa di ponte fra Europa e Mediterraneo.
Non c'è successo di un singolo individuo o di una singola impresa che non mi faccia felice. Vi invitiamo a fare, investire, chiedere. Naturalmente facciamo politica e abbiamo delle visioni, e quindi alcune visioni forse non sono compatibili con altre, ma non significa essere contro chicchessia, significa semplicemente fare la politica per individuare uno scenario e supportarlo con le decisioni necessarie. Vorrei lasciarvi assolutamente con questa convinzione, tutto quello che può essere fatto lo vogliamo fare, siamo a disposizione tutti i giorni della settimana per assecondare il vostro lavoro che è anche il lavoro della politica regionale. Grazie".

Gianni Biggio:
"Complimenti e grazie. Lei si è scusato, mi scuso anch'io, ma il dialogo non è mai mancato. Anche noi abbiamo il dovere di presentare e difendere le nostre posizioni. Anche l'ex presidente dell'Api sollecitava – per esempio - lo sportello unico. Invece...".

Presidente Soru:
"Potrete vedere lo sportello unico tra una settimana, l'abbiamo fatto per conto di tutti i comuni, perché i comuni non ce la fanno ad andare da soli in cento uffici. Stiamo facendo noi una convenzione per tutti. Lo sportello unico sta nascendo, mi fa piacere dirlo qui".

Gianni Biggio:
"È importante. Sentiamo adesso i nostri soci".

Marco Deplano:
"La Sardegna è stata esclusa dalle famose autostrade del mare perché, essendo un'isola, non ha bisogno di questi collegamenti. Secondo me invece è un errore. Per il trasporto delle merci tutto il traffico viene convogliato al nord della Sardegna, dalla zona di Cagliari e dell'Iglesiente parte il 70% del traffico merci con pesanti costi sia industriali che sociali. Se ci fosse un incentivo o un abbattimento di costi dei carburanti per gli armatori, si potrebbero incentivare i collegamenti tra il nord e centro Italia direttamente con Cagliari, con una pluralità di vettori. Un altro tema: la nautica da diporto. Bisognerebbe calibrare meglio queste tasse molto impopolari. Abbiamo ricevuto una comunicazione dalle guardie forestali, per consegnare alla fine di ogni mese l'elenco dei natanti superiori ai 14 metri che toccano il nostro porto. Questo comporta un notevole impegno operativo e finanziario".

Salvatore Corrias:
"Vorrei tornare sull'industria pesante, che è un pezzo non secondario dell'apparato industriale in Sardegna. Parlo della petrolchimica, dell'industria pertrolifera, dell'industria dell'energia, del settore minero-metallurgico del Sulcis, delle cave, di settori che, non si può negare, hanno un certo impatto sull'ambiente. Quando si parla di questi argomenti anche in settori del mondo politico anche della sua maggioranza, signor Presidente, sembra di percepire, e questo è un eufemismo, un certo fastidio, una insofferenza, quasi si parlasse di settori del passato, superati. Vorrei chiederle qual è la sua valutazione dopo i suoi primi due anni alla Regione. Essendo lei un osservatore sicuramente privilegiato da questo punto di vista vorrei sapere qual è la sua valutazione sul contributo che questo settore dell'industria offre e dà allo sviluppo della Sardegna e quello che può dare anche in futuro. Ritiene, come io personalmente ritengo, che un mantenimento e uno sviluppo ragionati di questi settori possa essere compatibile anche con le linee guida dello sviluppo che la Regione si è data per lo sviluppo, il turismo, la conoscenza, i settori avanzati?".

Vincenzo Rosino:
"Due domande. La prima: ci sono ulteriori sviluppi sulla tariffa elettrica per le aziende energivore del Sulcis? Seconda: quando è prevedibile che il gas algerino sarà disponibile in Sardegna?".

Gualtiero Cualbu:
"Ho scritto fondi POR 2007-2013. Per quanto riguarda i bandi, prendiamo i Pit, il bando Pit 2001 non ha funzionato, c'è poco da fare. Se uno va a vedere la spesa dei bandi 2001 è bassissima, questo ci preoccupa moltissimo, perché noi sappiamo che la rendicontazione deve essere fatta a giugno 2008 e, finite le opere nel giugno 2008, e la spesa rendicontata al massimo nel dicembre 2008. Volevo conoscere il suo pensiero se, in base ai dati che lei ha, ritiene che non perderemo risorse, io ritengo che ne perderemo. Secondo aspetto. Usciamo dall'Obiettivo 1, e questo può essere un pregio o un difetto, in questo momento credo che sia un difetto perché noi sappiamo che per qualche strano calcolo noi siamo usciti dall'Obiettivo 1, calcolo stranissimo, una cosa astrusa. Però noi dal 2007 al 2013 avremo pochissime risorse, anche qui volevo conoscere qual è il quadro reale, qual è la situazione, anche se personalmente condivido una cosa che lei ha detto altre volte: se uno va a vedere purtroppo molte delle aziende che sono state a suo tempo incentivate hanno fatto peggio di altre che non sono state incentivate, ma questo è dipeso proprio da quel tipo di imprenditori che sono venuti qui più a prendere agevolazioni che a fare impresa. Ma questa spero che sia una storia del passato, almeno credo e spero".

Salvatore Canu:
"Lei ha accennato al servizio idrico integrato, Abbanoa, come pensa che la Regione sarda potrà risolvere il problema della gestione di questo grosso ente dell'acqua in Sardegna?"

Presidente Soru:
"Autostrade del mare. La Sardegna è stata esclusa dalle autostrade del Mare? Non credo, non leggo il problema in questa maniera. È vero, c'è confusione, non mi riferisco al signor Deplano, qualcuno li confonde con i corridoi nord-sud. Le autostrade del mare sono nate semplicemente per togliere traffico dall'autostrada del Sole e immetterlo in mare. Qualcosa sta partendo da Messina a Napoli. Va certo valutata e incentivata la possibilità di togliere i camion dalla 131 e farli andare da Cagliari a Olbia, così come forse potrà essere maggiormente utile farli andare direttamente da Cagliari a Piombino o dove devono arrivare. Stiamo vivendo un momento interessante, perché da una parte c'è Civitavecchia che si vuole riconvertire a porto turistico quindi dice 'non do più lo sbarco alle Ferrovie dello Stato' e in qualche maniera il nostro storico collegamento Golfo Aranci-Civitavecchia potrebbe essere messo in pericolo. Questo è nelle facoltà dell'autorità portuale di Civitavecchia, per cui siamo intervenuti sullo Stato e naturalmente lo Stato, col nuovo ministro dei Trasporti, si fa carico di avere una visione più ampia di quella della semplice autorità portuale di Civitavecchia. Nel 2007 scade la concessione trentennale della Tirrenia, i collegamenti da Cagliari potranno essere messi a bando per ottenere un servizio migliore. Nessuno si spaventi ma dovrebbe essere lo stesso procedimento della continuità territoriale. Cioè le linee si mettono a gara e sono soggette a oneri di servizio, vince chi offre prezzi più bassi, ma garantendo caratteristiche del servizio che oggi la Tirrenia non offre".

(Dalla sala):
"Presidente, occorre una pluralità di vettori. Cioè: nel fare i bandi ci sia una pluralità di vettori".

Presidente Soru:
"Ci sono una pluralità di vettori perché fortunatamente ci sono una pluralità di scali, sto parlando col gruppo Oronato, stiamo parlando col Governo, su quello che accadrà nel 2007 e su quello da fare subito. Condivido con lei che si possa incentivare il traffico merci direttamente da Cagliari e alleggerire la 131. Sui grandi collegamenti verticali,invece, stiamo lavorando insieme alla Regione Liguria, al presidente Burlando, per fare in modo che passi da Rotterdam a Genova, che tocchi la Corsica, la Sardegna e poi la costa tunisina. Nel collegamento verticale dal nord Africa al nord Europa la Sardegna sarà dentro quel percorso.
Tassa sulle barche - Sono a disposizione a parlarne. Dimostratemi quante persone non sono venute in Sardegna perché hanno trovato la tassa, o quante persone hanno cancellato una visita in Sardegna. Un signore che porti ne gestisce, come Barrack, ha citato quante barche esistono in Italia, quanti sono i posti barca in Italia, sono meno di un terzo delle barche. Qual è la montagna di barche che arrivano in Sardegna in un periodo in cui non siamo assolutamente attrezzati per accoglierle? Queste barche non vanno nei porti ma stanno in rada ad arare il fondale marino con gravi danni ambientali, che poi qualcuno deve anche riparare. Bene. Che succede? Bisognerà anche raccoglierlo un sacchetto di plastica, eventualmente un barattolo di crema solare che casca dalla barca. E i rifiuti? Qualcuno dovrà pagare, devono pagare tutti i sardi, compresi gli abitanti di Fonni che non c'entrano nulla in questa storia o forse è giusto che paghino anche loro, i proprietari delle barche? Penso sia giusto che paghino loro. Per quanto riguarda le grandi barche è rilevato che quanto devono pagare per stare un anno in Sardegna è meno di quello che spendono in un giorno di benzina o in alcune ore di navigazione. Si servono della Sardegna anche in inverno. E noi abbiamo pagato per i porti anche per l'inverno. Vorremmo che qualcuno rimanesse anche d'inverno. Ma oggi chi rimane anche d'inverno non paga niente. E per chi viene in estate dovrà pagare per l'uso del mare, del territorio o è giusto che paghino per lui i cittadini di Fonni? È stato detto che Bill Gates non sarebbe venuto in Sardegna per la tassa, ne hanno parlato tutti i giornali nazionali. Quando la Microsoft, per conto di Bill Gates ha detto che era una bufala, in pochi si sono ricordati di scriverlo, è stato censurato Bill Gates di fatto, è interessante.
L'industria pesante. A me non mi infastidisce affatto, lotto e ho lottato con le unghie e con i denti per quello che posso, credo di avere lavorato per quanto possibile, affinché si concludesse il passaggio dalla Syndial all'Evc, ho parlato con l'amministratore delegato dell'Evc quando non voleva più comprare Syndial perché voleva contestualmente avere anche la certezza dell'investimento a Porto Marghera dove invece il presidente Galan voleva chiudere. Abbiamo chiesto di andare avanti anche con un solo stabilimento sardo. Abbiamo inserito tutta l'industria dei cloroderivati all'interno degli aiuti sul prezzo dell'energia. La Portovesme è un'industria pesante, non di meno la Regione investe i suoi soldi e quindi condivide un accordo di programma e mette i soldi per il rinnovo degli impianti della Portovesme, per lo smantellamento di un forno e per la costruzione di un altro. Vogliamo industria che sia compatibile con l'ambiente ed è possibile. L'importante è che vengano fatti gli investimenti giusti, impianti di recupero di metalli ferrosi come quelli di Portovesme ci sono anche in Lombardia, anche vicino ai centri abitati, ma gli impianti sardi non erano allo stesso livello di quelli di altre regioni, anziché dire di chiudere abbiamo chiesto di migliorare gli impianti e li stiamo finanziando in questo. Così come credo che stiamo avendo un ruolo nel fare in modo che anche la partita dell'energia vada a soluzione.
Eravamo contrari al procedimento del precedente governo che, anziché utilizzare lo stesso modello spagnolo degli aiuti al settore validi per tutta la Spagna, si è concentrata sulla richiesta di aiuti non a settore ma solo alla regione e quindi sono aiuti a finalità regionale e non accettati dall'Unione Europea, il costo dell'energia è uguale in Sardegna come in Basilicata, non c'era motivo per dare questo aiuto in Sardegna e non ad altri. Adesso abbiamo chiesto al nuovo governo di cambiare politica e la sta cambiando, stiamo lavorando assieme al ministro Bersani. Noi siamo felici che nasca altra industria pesante. Se qualcuno vuole andarsi a localizzarsi a Macchiareddu ci sono ampi spazi e accettiamo tutto quello che può nascere, così come ho detto pubblicamente che se qualcuno volesse fare un impianto di rigassificazione a Porto Torres siamo pronti così come siamo pronti ad assecondare Endesa nei suoi piani di investimento importanti di re-powering della sua centrale. Naturalmente deve essere utilizzato il gas non appena arrivi in Sardegna. Ci sono imprese italiane che hanno quote di mercato importanti nella trasformazione e che sono interessate alla verticalizzazione. C'è stato chiesto se abbiamo nulla in contrario perché si facciano degli investimenti in quegli impianti, abbiamo risposto affermando che siamo favorevoli a tutti i lavori che saranno necessari dentro lo stabilimento. Non siamo contrari agli investimenti nell'industria pesante, siamo contrari a continuare a smontare pezzo a pezzo magari le montagne della Gallura per cave inutili o perché ci siano centinaia di cave magari chiuse e ognuno se ne apra una per utilizzarla magari un mese all'anno. Ci sono processi di razionalizzazione da fare, è stato approvato un piano delle cave, credo che fosse utile, ed è stato fatto.
Tra la fine del 2008 e il primo trimestre del 2009 è previsto l'arrivo di gas in Sardegna. Voglio assicurare l'ingegner Cualbu che sono profondamente convinto che non perderemo nemmeno 1 euro delle risorse Por e che rispetteremo la rendicontazione all'interno delle scadenze. Abbiamo fatto un lavoro importante di riqualificazione della spesa di risistemazione di programmi. Mentre il Pit del 2001 è stato un fallimento, spero che la programmazione integrata non sia un fallimento, sono arrivate infatti 7000 schede, in massima parte di privati. Abbiamo ascoltato credo tutta la Sardegna.
Usciamo dall'Obiettivo 1? Nel 2002 il presidente Berlusconi insieme al ministro Tremonti, al presidente della Regione di allora, e un altro paio di ministri firmavano un documento. Diceva che la posizione dell'Italia, in un memorandum da presentare all'Europa nel dicembre 2002, sarebbe stata quella di difendere le isole, la condizione di insularità, un principio scritto nei diversi trattati europei, anche nell'ultimo testo della costituzione europea, e quindi di chiedere un trattamento di favore per essere isola e quindi la permanenza nell'Obiettivo 1. Dopo 6 mesi il governo ha cambiato idea e nel memorandum presentato a Bruxelles, la Sicilia è rimasta nell'Obiettivo 1 perché era sotto il 75% del Pil medio italiano, la Sardegna, che era 75,3%, era fuori e non venne più difesa. Quel documento solenne del governo venne stracciato. Ho sempre sostenuto che sia stato un gravissimo errore, non bisognava penalizzare la nostra regione per massimizzare il risultato per l'Italia, mi fidavo poco delle compensazioni successive. Anche io sono andato a parlare con il commissario Hubner. Mentre il governo aveva ottenuto una compensazione di 60 milioni di euro, noi abbiamo avuto una compensazione di ulteriori 250 milioni di euro, che comunque non vanno bene perché non è stato fatto salvo il principio. Oggi stiamo pretendendo altre compensazioni, alcune per i fondi per le aree sottoutilizzate, i fondi Fas, era del 12 per cento, vedremo se e di quanto aumenterà. Ma alla fine due stagioni di fondi strutturali non hanno mosso la posizione della Sardegna rispetto al Pil nazionale, o l'hanno mosso di un punto. Allora forse sono altri i problemi, spendere meglio i soldi, costruire una società migliore, una amministrazione e un sistema economico migliore e lavorare meglio. Altre regioni, negli stessi anni e con le stesse risorse hanno fatto in avanti dei passi giganteschi, noi no.
Poi c'è un altro fatto. Ci sono le risorse della vertenza sulle entrate, che credo, e sono molto ottimista, andrà a compimento. C'è anche l'autonomia fiscale della Regione, l'autonomia impositiva. Da una parte è giusto che ci sia una compartecipazione a tutti i redditi prodotti in Sardegna, compresi i redditi prodotti dalle seconde case che sono una parte importante della nostra industria turistica. Da una parte possiamo chiedere nuove tasse, ma l'autonomia lavora anche in senso inverso, e vuol dire la fiscalità di vantaggio. Com'è che le vostre imprese devono competere con altri Paesi europei che hanno un costo del lavoro più basso? La Regione ha la responsabilità di spingere sull'autonomia fiscale, da una parte facendo pagare a qualcuno di più, e facendo pagare laddove fino ad oggi non si è pagato, qualche altra volta facendo pagare qualcuno di meno per incentivare le imprese.
Ancora. La gestione del servizio idrico integrato non è Abbanoa, la gestione del servizio idrico integrato è mettere assieme tutte le dighe della Sardegna e fare in modo che non ci sia il padrone dell'acqua. L'acqua è della comunità regionale, si mette in un grande bacino unico regionale, per i suoi grandi utilizzi, quello civile, agricolo e industriale. Abbanoa ha messo insieme i diversi distributori, le tante distribuzioni gestite direttamente dai Comuni più quelle gestite dai Comuni grossi come la Sim di Cagliari, o la società di Sassari, la Siinos, il Govossai a Nuoro e l'Esaf in molti centri. È stato presentato un piano industriale. La Regione obbligatoriamente deve uscire dall'azionariato, lo farà al più presto possibile, ma deve rimanere fino all'assestamento della società, fino alla piena compartecipazione di tutti i Comuni e fino al riequilibrio del bilancio di questa società che dovrà far pagare l'acqua a tutti, facendola pagare un po' di più, e poi tagliando i costi".

Gianni Biggio:
"Ci sono altri 5 interventi. Alcuni sono particolarmente cari al presidente, come quelli della formazione e dell'università.
Emilio Fadda, lei ha parlato molto di conoscenza e di cultura come basi per lo sviluppo e poi di classe dirigente come elemento necessario per lo sviluppo della nostra isola. Ma non ha parlato di università. Qualsiasi impresa che vuole parlare con l'università ha grandi problemi a parlare con i ricercatori e con i professori. La formazione che dà l'università di Cagliari è solo per creare qualche libero professionista, o al massimo qualche funzionario pubblico. L'università oggi non dà formazione per diventare dirigente, imprenditore o tecnico capace".

Pietro Rutelli:
"Una osservazione al governatore Soru ovviamente diretta anche a tutti i presenti. L'università di Cagliari ha 40 mila studenti, un patrimonio immenso. Credo che giustamente l'università debba essere considerata come un'impresa che produce conoscenza in una società che sviluppa la propria ricchezza anche attraverso un rapporto diretto tra mondo della produzione, dei consumi, della conoscenza. Perché non aprire uno sportello integrato tra imprese, coordinato dalla Regione, presente l'università, dove almeno un terzo, per cominciare, delle tesi che ogni anno vengono prodotte dall'università di Cagliari e quindi dal sapere degli studenti e dei docenti, possono essere indirizzate direttamente ai temi che necessita il mondo produttivo sardo? Molte volte noi produciamo tesi astratte, o forse utili, ma certamente non per quel sapere applicativo immediatamente necessario per chi deve produrre ricchezza e benessere. Mi piacerebbe sapere come il presidente Soru che ha giustamente sollecitato il Rettore e tutti i docenti ad aumentare, quanto più possibile qualitativamente e quantitativamente, il numero di laureati".

Gianni Biggio:
"Antonio Cardia dell'Auteco ha chiesto di intervenire di nuovo sulle tasse e sulla questione tasse e sugli aerei. Se tutti sono critici qualche difettuccio su questa materia ci dovrà pur essere. Sono di origine piemontese, pensare che i miei parenti o i figli dei miei parenti che un domani vorranno farsi una casa in Sardegna dovranno pagare una tassa aggiuntiva, suppletiva, francamente a me disturba non poco. Probabilmente allora al posto della Sardegna sceglieranno di farsela altrove. I porti, inoltre. I porti dove si può entrare con barche di un certo livello in Sardegna sono veramente pochi, c'è Cagliari, Carloforte sicuramente, ma la stessa Porto Cervo non può ricevere barche di una certa dimensione. Non sapremo mai quanti rinunceranno alla Sardegna in conseguenza di queste tasse. L'altra settimana ero a Varese col direttore della Associazione degli Industriali, nonché rettore dell'Università Liuv. Mi diceva che a Milano si parla di istituire una tassa sull'ingresso a Milano. Problemi ne hanno tutti. Si pensa di risolverli istituendo tasse? Non voglio pensare a una Italia dove ci sono milioni di realtà a macchia di leopardo".

Antonio Cardia:
"Il presidente Biggio mi ha preceduto sul fatto delle tasse. Io sono pilota e anche proprietario di aerei, oggi gli aerei si aggirano tra i 40 e i 50 mila euro. Ho avuto la possibilità di lavorare dalla Sardegna in Tunisia, impieghiamo un'ora per arrivarci, idem per l'Algeria, il Marocco. Come mai la Sardegna invece di incentivare il mondo aeronautico che costa poca come costo e anche il fatto che i Piloti o chi viaggia con l'aereo porta soldi e i vestiari personali, non ha altra roba, come la gente che viene in roulotte che si porta tutta la mercanzia, sarebbe da agevolare invece di punire con la tassa di atterraggio. Poi i proprietari d'aerei sono in Italia in fin dei conti 2 o 300 al massimo, perché tutti gli altri sono convenzionati a società di lavoro dove non pagano le tasse e dove ci determinate situazioni. E poi il discorso che ha affrontato il nostro presidente che vuole istituire una tassa sui sardi che hanno comprato una casa a Milano e a Torino e dalle altre parti e quindi adesso le affittano alle altre persone e loro sono ritornati qua in Sardegna, quindi è una discussione che stiamo sentendo in varie parti d'Italia che a noi ci prendono un po' in giro, e mi sento anche molte volte ridicolizzato da questa determinata situazione. Penso di aver detto tutto".

Gianfranco Stevelli:
"Ho comprato un comparto di un terreno, con regolare certificazione di restrizione urbanistica, ho presentato regolare progettazione di lottizzazione, è stata regolarmente approvata, è stata regolarmente pubblicata, nel frangente della convenzione è arrivato il blocco regionale del 25 maggio. Pocanzi lei ha detto che ha piacere quando un imprenditore, un'industria, un'attività, prospera. Ebbene: le sembra giusto che con i propri soldi si possa incorrere in queste cose? Oggi con il vincolo siamo bloccati sulla convenzione con il Comune".

Maurizio De Pascale:
"Certamente in questi due anni molto è stato fatto, c'è però un ambito nel quale evidentemente gli sforzi non hanno prodotto i risultati attesi, l'ambito e l'apparato della burocrazia. Questo è tanto più grave, tanto più dannoso per il settore che rappresento, laddove le imprese sono abituate a lavorare in mezzo alle leggi che regolano l'urbanistica, l'edilizia, i lavori pubblici. La tenacia dell'imprenditore sardo ha fatto sì che questi problemi siano sempre stati superati, ora vedo un po' di sfiducia. Lei stesso due anni fa pose l'accento sulla necessità di mutare radicalmente l'apparato burocratico. Mi soffermo sulla riforma dei consorzi di bonifica: è mai possibile che oggi il consorzio di bonifica della Sardegna Meridionale, imbrigliato da lacci e laccioli, non riesca a spendere 140 milioni di euro di lavori, perché c'è un continuo rimbalzo tra i burocrati dell'assessorato all'Agricoltura con quelli i Lavori pubblici? Questo è solo un esempio. La burocrazia deve essere ricondotta al suo ruolo, oggi in contrapposizione a qualunque intrapresa. Il secondo aspetto, i programmi, le idee, lo sviluppo, sostanzialmente concordiamo. Voglio ricordare due numeri, del mio settore: 70 mila addetti diretti nelle costruzioni in genere, e non includo chi lavora nei serramenti piuttosto che nel legno e così via. La media degli addetti per impresa è 2, 4, cioè in Sardegna abbiamo altre 20 mila imprese del settore, questo è un grande pregio, come diceva il dottor Colaninno qualche giorno fa, è meglio avere mille imprenditori che non un imprenditore con mille dipendenti, vuol dire che la regione è molto vivace. Però questo è anche il nostro grande limite, soprattutto in un momento nel quale tutti ragionano in grande. Giustamente lei ha fatto cenno a progetti che possono portare realmente sviluppo nella Sardegna, come le ex miniere, e tanti altri che conosciamo. Ricordo bene il viaggio in Algeria. Chiedo che la Regione continui a promuovere queste iniziative, perché dànno un senso alla internazionalizzazione e dànno anche una spinta per riunire molte microimprese. Terzo punto: casa e fiscalità di vantaggio. Oggi ci sono delle norme, in particolar modo sul risparmio energetico, che spingono anche il nostro settore, tradizionalmente poco avvezzo alla tecnologia e all'innovazione, a doverlo fare. Credo che la Sardegna potrebbe essere una regione leader nell'istituire una sorta di fiscalità di vantaggio per chi costruisce secondo i canoni del risparmio energetico".

Presidente Soru:
"Mi sembra un'ottima idea, uno sconto sull'Ici, una fiscalità di vantaggio, o l'azzeramento dell'Ici per le case costruite secondo il criterio del risparmio energetico. L'unico problema è che l'amministrazione ha bisogno di leggi, e il percorso delle leggi non sempre è velocissimo, quindi dobbiamo imparare a essere più veloci nel processo normativo. Internazionalizzazione: mi ha fatto piacere ascoltarla, avevo il timore di avervi disturbato per partecipare a un viaggio che magari non ha prodotto affari immediati e quindi vi avrebbe distratto dal vostro lavoro, invece mi fa piacere che si valorizzi il mettersi assieme, collaborare per vincere quel nanismo aziendale. Anche io non condivido totalmente quello che ha detto Colaninno, ci servono i mille imprenditori con cinque dipendenti ma ci servono anche cinque imprenditori da mille dipendenti, altrimenti i primi non vanno molto lontano. Sul processo di internazionalizzazione vorrei fare tutto il possibile. Abbiamo circa il 7% di esportazioni in percentuale al Pil, se togliamo la Saras scendiamo intorno al 3,5% se togliamo il petrolchimico, ogni 100 euro che produciamo solamente 3 euro riusciamo a venderli fuori dalla Sardegna. Tutto ciò paragonato alla quantità dei beni che importiamo fa sì che non si riesca a innescare accumulazione di reddito. La Sardegna continua a essere una pentola bucata, i soldi vanno via, hai voglia di mettercene di nuovi col sostegno pubblico. Internazionalizzarsi è assolutamente necessario. È una forma di internazionalizzazione anche l'industria turistica, ma dobbiamo soprattutto portare fuori dalla Sardegna le nostre merci. La volontà di portare in Sardegna l'agenzia per i programmi di vicinato e di cooperazione con i Paesi del Mediterraneo va in questa direzione. Sicuramente avremo la necessità di dialogare con questi Paesi e quindi ci sarà anche per tutti voi l'opportunità di partecipare ai progetti.
Sulla burocrazia non so se non è stato fatto molto. La Regione ha circa 6000 dipendenti, oltre ai 7000 forestali. Abbiamo fatto il primo blocco del turn-over della storia, erano troppi, abbiamo detto basta assumere categorie A, B e C, è la prima volta in cinquant'anni. Abbiamo fatto il primo esodo incentivato e l'abbiamo ripetuto per il secondo anno. Abbiamo indetto il primo concorso per dirigenti, la Regione Sardegna non ha mai assunto un dirigente, ha assunto impiegati che hanno fatto carriera interna e successivamente sono diventati dirigenti. Per la prima volta parte un concorso, mi pare, per 14 dirigenti, si stanno facendo le selezioni per cento laureati, cento quadri per la categoria D, l'ultima categoria prima di quella dirigente. La Regione ha pochi laureati, e tutti i laureati sono o laureati in Lettere o in Giurisprudenza, credo che abbiamo due o tre ingegneri, nessun laureato in Informatica.
Da una settimana tutti i dipendenti della Regione, non voglio dire la banalità che hanno una e-mail, hanno l'accesso all'intranet, dove si condividono i file, gli archivi, i documenti sono a disposizione di tutti. Ma basta entrare in un ufficio regionale per capire come non può funzionare, c'è un dipendente, una porta chiusa, per cui è difficile dialogare all'interno dello stesso corridoio, è quasi impossibile dialogare all'interno dello stesso palazzo, tra assessorati è molto difficile Stiamo cambiando.
A giorni ci sarà lo sportello unico. Vedremo presto i risultati di quel processo di alleggerimento delle competenze della Regione e spostamento e trasferimento alle Province, che dovrebbero essere più vicine agli utenti e più in grado di dare le licenze di pesca o tante competenze che ancora erano in seno alla Regione. Stiamo togliendo competenze che liberano gli impiegati regionali da una serie di incombenze assolutamente routinarie. Stiamo anche all'interno di quel progetto Sibar, dei sistemi informativi di base della Regione, con l'automazione, l'informatizzazione di tutti i procedimenti della Regione. Però non è facile cambiare una burocrazia e anche una mentalità.
Mi è stata posta in maniera molto semplice e molto chiara un'altra domanda: com'è possibile che uno compri un lotto in zona F, quando lo compra obbligatoriamente viene allegato il certificato di destinazione urbanistica, quindi sa che cosa sta comprando, poi magari fa anche a tempo a presentare un progetto di lottizzazione e poi, prima che si faccia la convenzione, cambia la legge. Credo che le leggi siano pesanti, scattano a una certa ora e non si può fare diversamente. Tanti, io credo tantissimi, sono avvantaggiati da questa legge e poi c'è un signore che viene penalizzato, ma le leggi non possono fare diversamente, non possiamo tenere conto di quelli che erano in viaggio. Quindi ci siamo dati una regola: le lottizzazioni, non quelle approvate, ma quelle avviate (e avviate voleva dire fatto il reticolo stradale, compromesso in maniera irrevocabile lo stato dei luoghi), dovevano essere fatte salve. In questo momento c'è molto abusivismo, esiste materiale fotografico, magari arriveremo tardi, però arriveremo. E poiché le lottizzazioni abusive hanno rilevanza penale, presuppongono il sequestro dei terreni e delle opere eventualmente realizzate, i costi per il ripristino delle opere. Le leggi però vanno rispettate, non saprei rispondere diversamente. L'impresa è un'attività rischiosa, a volte si compra un terreno e si riesce a costruire sopra e a costruire tanto, qualche volta questa attività rischiosa è anche estremamente remunerativa, perché magari si ottiene anche il triplo della cubatura, qualcuno ha goduto spesso di premi di cubatura di diverso tipo, a qualcuno capita invece di vedersi azzerata la cubatura e capisco che sia dura, ma è all'interno della normale attività di impresa.
Aerei. Mi dispiace che l'abbiano presa in giro per causa mia. Se mi dice che le norme fiscali sono difficili da scrivere e che possono essere perfezionate ha ragione. Non faccio fatica a dire che come abbiamo tenuto fuori le barche fino ai 14 metri potevamo tenere gli aerei fino a un certo tonnellaggio, possiamo assolutamente correggere questo errore. La tassa è per l'aviazione generale, e quindi per un aereo da trasporto il Falcon 20, 50, 900 per intenderci, a prescindere che sia intestato a una persona fisica come credo quasi mai accada, o a una società di aerotaxi come accade nella generalità dei casi. Per quanto riguarda le case, ne ha parlato anche il presidente Biggio, vale la pena di tornarci su. Intanto non è la tassa di Ghino Di Tacco, per cui ognuno fa pagare una tassa a chi passa vicino a casa sua. Nella civilissima Inghilterra, a Londra, città di Westminster, per entrare in macchina si paga, se uno ha la casa lì e abita lì entra quando vuole, se uno abita nel quartiere a fianco paga per entrare, non è tutto così facilmente banalizzabile come qualcuno tenta di fare. Se un pullman va a Roma credo paghi 600 euro per costi di parcheggi e cose di questo genere, così come paga a Firenze, così come paga 13 euro per sbarcare in Corsica; si paga, laddove ci sono servizi da rendere. Noi vogliamo che questi servizi siano resi e non debbano gravare su chi non è giusto che gravino".

(Dalla sala):
"La tassa sul traffico è giusta?"

Presidente Soru:
"Sto facendo un discorso generale. Sugli aerei piccoli abbiamo detto di no. Allora pagare 600 euro per entrare con un pullman in una città va bene, quindi pagare anche per entrare nel centro di Cagliari andrà bene, per stare dalle parti di Viale Monastir niente, per entrare in via Roma invece sì, quello, lei dice, è giusto. Barche, sarei curioso di contare il numero di barche che hanno deciso di non venire in Sardegna, ma ho già parlato della grande sproporzione tra barche che possiamo ospitare in maniera adeguata e barche che non riusciamo a ospitare e in più i danni che arrecano per cui occorre far pagare una tassa per la tutela ambientale.
Le seconde case non sono un fatto normale in Sardegna. C'era un articolo su The Guardian, in Inghilterra c'è una discussione simile alla nostra. Lì c'è un fenomeno di gente che abita a Londra, guadagna bene e sta comprando le seconde case in campagna. Rendono più costose le case in campagna, creano difficoltà ai figli della gente che in campagna abita e vuol comprarsi la casa. Se ne parla tanto perché normalmente chi compra queste case sono i politici, i giornalisti, i banchieri della City, quindi persone che hanno modo di farsi sentire. L'articolo diceva che in Inghilterra ci sono 250 mila seconde case, credo manchi almeno uno zero. Nella nostra regione ce ne sono quasi 400 mila, quindi in questo caso sarebbero più di quelle che quell'articolo indicava per tutta l'Inghilterra. Da noi ce ne sono veramente una marea: è un fatto difficilmente paragonabile a quello che accade in altre regioni. Le nostre seconde case sono i piccoli stabilimenti della nostra industria turistica, che come tutti sapete, più che essere fatta con i posti letto negli alberghi è fatta attraverso le seconde case. È una specie di industria turistica allo stato embrionale, come l'industria della piccola impresa del garage o del telaio nel sottoscala. Il centro sinistra negli anni '90 aveva fatto gli studi di settore, aveva detto: 'Se tu hai un bar, un ristorante, un esercizio o commerciale, non è possibile che lo fai in perdita, stai producendo dei redditi, allora io credo che tu almeno questo reddito lo produca, quindi fammi una dichiarazione dei redditi che comunque tenga conto almeno di questo reddito minimo'. Ora, un facile studio di settore ci fa dire che una casa in Sardegna produce un reddito turistico, con una quantità enorme di affitti, molti sicuramente dichiarati, ma se sono dichiarati da non residenti le tasse vengono pagate le tasse fuori dalla Sardegna, pur essendo redditi prodotti in Sardegna. Lei dice: 'Fate delle campagne per stanare l'evasione'. Giusto. Ma sulle seconde case è pressoché impossibile, essendo case private, diversamente da un bar, un ristorante o una azienda la finanza non ci può andare se non col mandato di perquisizione da parte di un magistrato che non può firmarne 100 o 200 mila. Uno studio di settore è assolutamente necessario La casa consuma una risorsa scarsa, come l'ambiente ai fini turistici. Noi non solo abbiamo tassato, ma abbiamo fatto il piano paesaggistico regionale. Nella fascia costiera non si possono costruire seconde case, vorremmo ci fossero alberghi aperti tutto l'anno, e non una seconda casa magari utilizzata 30 giorni all'anno. Alberghi che abbiano anche una maggiore ricaduta sul territorio. Detto questo chi vuole la seconda casa se la può tenere, l'importante è che sia disposto a pagare qualcosina anche alla collettività, in maniera che la regione possa offrire un servizio migliore, tutelare quell'ambiente a beneficio anche di chi ha quella casa, lasciando il 25 per cento di quella imposta sul territorio, e col 75 per cento cercare di migliorare anche l'economia dei paesi dell'interno che non hanno un attrattore ambientale così importante come il mare.
Vale la pena di ricordare che se la seconda casa non è sul mare, non è a 3 km, ma è vicino al mare, un po' lontano, non paga la tassa. Il che vuol dire che se uno compra casa a Baunei per fare turismo non paga la tassa, o se la compra a Villanova Monteleone per fare turismo non paga la tassa, o a Cabras, o a Cuglieri, e quindi è funzionale a quello che stiamo dicendo, quindi cerchiamo di tutelare i nostri paesi che sono più belli dei villaggi inventati. Tuteliamo i paesi, incentiviamo la trasformazione di seconde case in albergo.
Un'ultima cosa. Tutti consideriamo che sia ingiusto che la seconda casa sulla fascia costiera, sia tassata se è di proprietà di un milanese e non sia tassata se è di proprietà di un sardo. Io sono assolutamente del parere che occorre tassarla per tutti, magari tassiamo le seconde case e diminuiamo il costo dell'Ici sulla prima casa.
L'università. Sullo sportello integrato la trovo un'ottima idea che farò mia. L'università poi ha le sue responsabilità anche lì forse un po' più di cambiamento credo sia necessario, non voglio dire necessariamente di cambiare rettore, l'abbiamo appena eletto e siamo felici, ce lo teniamo, ma il cambiamento non significa solo cambiare rettore, significa cambiare.
La Regione contribuisce col fondo unico all'Università, da quest'anno stiamo dicendo che il fondo unico viene penalizzato se non raggiungi certi target, se uno studente impiega otto anni mediamente a laurearsi non va bene, qui hanno responsabilità anche qualche volta all'università. Così come diamo premi per incentivare l'università a chiamare ricercatori e professori dall'esterno. Oggi c'è una pletora di corsi di laurea in cui non ci ritroviamo più, noi stiamo lavorando per non promuovere questa ulteriore polverizzazione. Sull'università e l'attività della ricerca, o il trasferimento tecnologico, o come lo vogliamo chiamare, è vero che per l'impresa è difficile avere accesso alla ricerca universitaria. Abbiamo triplicato gli investimenti pubblici nella ricerca in questi due anni, e stiamo finanziando la ricerca delle imprese proprio per rendere più vicina l'università all'impresa.
Penso di avervi annoiato abbastanza, vi ringrazio molto per l'attenzione, vi ringrazio molto per l'opportunità che mi avete dato. Prima di salutarci vorrei dire questa cosa: la politica divide, e l'Italia in questo momento è estremamente, purtroppo, divisa e anche, direi, colpevolmente divisa, a volte stacchiamo anche la riflessione e vediamo solo destra e sinistra. È chiaro che le idee di un governo di centro sinistra sono diverse da un governo di centro destra. Ma ci sono un sacco di casi in cui sono le stesse idee, e quindi si può lavorare assieme, si può guardare a tutto quello che ci unisce invece che a quello che ci divide. Se qualche sardo pensa di far male al governo di centro sinistra qualche volta sta facendo male alla Sardegna stessa. Ciò vale per il Paese, vale per la Regione, vale ad ogni livello, vale nella città di Cagliari, dove è stato appena riconfermato un sindaco di centro destra. Dobbiamo sapere che ci sono delle differenze, dobbiamo competere nel momento della competizione elettorale, però poi bisogna lavorare assieme. Grazie".