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Intervista per il "Neue Zürcher Zeitung"

Cagliari, venerdì 21 luglio 2006, sala Giunta
Nikos Tzermias:
"Ricordo di averla intervistata l'ultima volta che era l'aprile del 2003, lei era ancora presidente di Tiscali. E allora mi disse che non voleva diventare presidente della Regione, ma poco dopo ha cambiato idea, perché? Come mai?"


Presidente Soru:
"Perché non tutto decidiamo noi: a volte le cose semplicemente accadono. Mi è stato chiesto di far questo, mi è stato chiesto con insistenza e con convinzione, da parte di tanta gente. La Sardegna viveva un momento particolarmente difficile, e anche di grave disorientamento, di mancanza di prospettive, rispetto a un mondo che cambiava e diventava totalmente nuovo, e non erano chiare le possibilità per la nostra regione. Accadeva tutto questo e mi è sembrato che forse avessi la possibilità e il dovere di dare una mano alla regione".

Nikos Tzermias:
"Lei è stato imprenditore, ha studiato alla Bocconi: perché si è schierato con il centro-sinistra?"


Presidente Soru:
"Perché, seppure so che gli uomini non sono uguali, e che non è nemmeno giusto considerarli tutti uguali, nondimeno credo che dobbiamo tendere all'uguaglianza. Almeno garantire a tutti uguali prospettive, il meglio per ciascuno: al figlio dei poveri come al figlio dei ricchi, al figlio degli operai come al figlio degli impiegati, come al figlio del notaio, dei grandi professionisti - garantire a tutti quanti di fare il meglio della loro vita, uguali opportunità di fare il meglio della loro vita, tutto qui".

Nikos Tzermias:
"Ancora oggi lei è il primo azionista della Tiscali. Lei è diventato una sorta di versione sarda di Berlusconi? E' così?"


Presidente Soru:
"No, io direi proprio di no. Direi di no. Nel bene e nel male non credo che abbiamo storie simili. Nel bene e nel male non abbiamo storie simili, e nel bene e nel male anche il mio impegno in politica è diverso: è un paragone che non faccio, che mi sembra anche di non dover fare".

Nikos Tzermias:
"E lei non teme di avere un conflitto di interessi con la Tiscali?"


Presidente Soru:
"La Tiscali è una società che negli ultimi due anni non ha fatto particolarmente bene: spero che la Regione abbia fatto meglio di Tiscali negli ultimi due anni. E mentre Berlusconi aveva la responsabilità dell'Italia, con un'azienda che era prettamente italiana e perdipiù un'azienda che lavorava sulla base di una concessione dello Stato, io, mentre ho la responsabilità della Regione sarda, ho un'azienda che in Sardegna fattura pochissimo, fattura tutto fuori, non ha nessuna concessione da parte della Regione, non ha nessun legame con la Regione. Insomma, la politica regionale può influire niente sull'azienda".

Nikos Tzermias:
"Ma gli impiegati sono…".

Presidente Soru:
"Ma gli impiegati sono qui?".

Nikos Tzermias:
"Sì. Quanti sono adesso?"


Presidente Soru:
"Qui in Sardegna saranno più di ottocento".

Nikos Tzermias:
"Ottocento?"


Presidente Soru:
"Forse un migliaio saranno, con gli esterni".

Nikos Tzermias:
"Ci sono state anche molte controversie riguardo a queste nuove tasse: sulle seconde case dei non residenti, sugli aerei, barche, plusvalenze. Perché queste tasse e a che cosa servono? Come volete spendere i soldi?"


Presidente Soru:
"Sì, la Sardegna è una regione autonoma a Statuto speciale, ha un'autonomia speciale, dal 1948, e dei compiti speciali rispetto ad altre regioni italiane, e questi compiti vanno finanziati. Sono finanziati in maniera speciale dallo Stato, con la compartecipazione ai redditi. Ai redditi delle persone fisiche, delle persone giuridiche, e con la compartecipazione all'Iva che viene riscossa nella nostra regione. Ora, la Sardegna sta uscendo dall'Obiettivo uno, per gli aiuti dell'Unione Europea…"

Nikos Tzermias:
"Quando accadrà questo?"


Presidente Soru:
"Adesso, col 2006".

Nikos Tzermias:
"Ah, ok".


Presidente Soru:
"Si trova in un momento in cui lo Stato diminuisce i suoi trasferimenti alle regioni. Ha smesso, diciamo, gli aiuti alle regioni meridionali e gli interventi straordinari nelle regioni del mezzogiorno. Ha ancora un ritardo di crescita, rispetto al resto del paese. C'è ancora un tasso di disoccupazione molto alto, superiore al 14 per cento, e quindi deve finanziare, aver la possibilità di finanziare le politiche per il proprio sviluppo. In più, quando noi abbiamo preso la responsabilità della Regione, abbiamo trovato nel 2004 un deficit di 1 miliardo e 300 milioni di euro, in un solo anno. Nel primo anno del nostro bilancio l'abbiamo dimezzato a 650 circa".

Nikos Tzermias:
"Come avete fatto?"


Presidente Soru:
"Con i tagli".

Nikos Tzermias:
"Con i tagli?"


Presidente Soru:
"Abbiamo chiuso società, chiuso enti, agenzie, giunte. Abbiamo diminuito tutte le spese possibili e immaginabili. Le abbiamo diminuite ulteriormente nel 2006, dove abbiamo un deficit di circa 170 milioni. Nel 2006 le abbiamo diminuite, e abbiamo iscritto in bilancio un più puntuale e preciso trasferimento della compartecipazione dell'Iva da parte dello Stato. Allora, mi scusi, ho dimenticato di dirle, questi deficit grandissimi c'erano per due motivi: uno, perché si spendeva troppo; due, perché lo Stato non stava trasferendo esattamente le cifre che invece doveva trasferire ogni anno, per degli errori. Tant'è che, facendo un'analisi degli ultimi dieci anni, è emerso che mentre prima avevamo i sette decimi delle imposte sui redditi, ora questa percentuale era diminuita, piano piano, a quattro decimi. Mentre prima avevamo i quattro decimi dell'imposta sull'Iva, dell'Iva, questa percentuale si era dimezzata a due decimi, quindi anche la nostra compartecipazione, le nostre entrate, erano andate deteriorandosi. Le spese erano aumentate. Noi che cosa abbiamo fatto? Abbiamo tagliato le spese e stiamo ricostituendo in maniera giusta i trasferimenti da parte dello Stato. Ora, questo va bene, ci permette di riequilibrare il bilancio, ma non ci permette di svilupparci ulteriormente. E ci mancano i soldi dell'Obiettivo 1, quindi abbiamo bisogno di progetti".

Nikos Tzermias:
"E tutti questi soldi dall'Obiettivo 1?"


Presidente Soru:
"Beh, prima erano 5-600 milioni di euro all'anno".

Nikos Tzermias:
"600 milioni di euro all'anno?"


Presidente Soru:
"Ora quindi abbiamo bisogno anche di sostituire questi importi. Ricostituire le entrate, riequilibrare il bilancio, avere un po' di soldi per le nostre politiche, grazie alla compartecipazione. Ma poi abbiamo bisogno di qualche risorsa aggiuntiva. E allora, dobbiamo utilizzare una possibilità che è data alla nostra regione autonoma a Statuto speciale, che è quella non solo di avere una compartecipazione alle tasse fatte dallo Stato, ma di proporre delle tasse anche noi. In particolar modo tasse legate al turismo e anche ad altri settori. Quindi, abbiamo utilizzato per la prima volta questa possibilità. Visto che lo Stato non ci può trasferire altri soldi, utilizziamo questa capacità impositiva. A chi dobbiamo chiedere i soldi? Non certo dove i soldi non ci sono, alle fasce di reddito più deboli, ma dove i soldi maggiormente ci sono, e abbiamo immaginato questa tassa sull'uso dell'ambiente a fini turistici. Peraltro, bisogna ricordare che non solo abbiamo messo una tassa, ma questa tassa è un pezzo di una strategia regionale sulla tutela e sulla valorizzazione dell'ambiente e lo sviluppo del turismo sostenibile. Cosa abbiamo fatto? Abbiamo fatto il Piano paesaggistico regionale dello Stato. Abbiamo vietato le ulteriori costruzioni sulle coste, di seconde case…".

Nikos Tzermias:
"Tre chilometri?"


Presidente Soru:
"Sì".

Nikos Tzermias:
"Ma si può sempre costruire, entro questi tre chilometri, su un terreno di 10 ettari?"


Presidente Soru:
"No, ci sono dei terreni dove non si può costruire più. Vicino a dove è già costruito, nei paesi, nei centri abitati, nelle zone già trasformate, si può costruire ancora: riqualificare, ristrutturare, modificare. Ma nelle zone dove non si è costruito, non si può più costruire. Quindi noi, in questa maniera, stiamo valorizzando molto l'ambiente. Oggi non si può più costruire una seconda casa, chi già ce l'ha oggi ha un grande pregio, un grande valore, e quindi può restituire un pochino di questo valore che gli viene dato. Ugualmente, dire che non si può più costruire, significa dire che l'ambiente è un bene pubblico scarso, e quindi, se uno lo usa ai fini privati, toglie la possibilità di usarlo come bene pubblico: e quindi per costruire attività economiche che hanno un ritorno più vasto, come alberghi, villaggi turistici… Pertanto, lo può usare, però può restituire qualcosa. Quindi, c'è il fatto che abbiamo dato valore a questo bene pubblico scarso. Di questo valore chi ha una seconda casa gode in maniera particolare e dunque è chiamato a pagare qualcosa".

Nikos Tzermias:
"Si riferisce alle seconde case dei non residenti?"


Presidente Soru:
"Le seconde case dei non residenti. A cosa servono questi soldi? Il 25 per cento per tutelare l'ambiente, quindi mantenerlo pulito, mantenerlo ordinato. Tutelare l'ambiente laddove queste case sono situate. E il 75 per cento per promuovere i progetti di sviluppo sostenibile, per far sì che anche il turismo si sviluppi non solo lungo la fascia costiera, ma entri anche dentro, nelle zone più interne della Sardegna".

Nikos Tzermias:
"Ma ci sono anche quelli che dicono che così si rischia di perdere anche quel poco che c'è?"


Presidente Soru:
"Qualcuno può pensare questo. In realtà se valgono i dati di questi primi mesi dell'anno, queste persone non hanno assolutamente ragione, perché il turismo sta andando benissimo, gli arrivi sono in forte crescita, gli alberghi sono pieni, ci sono prenotazioni fino a ottobre, la stagione sta andando benissimo".

Nikos Tzermias:
"Bill Gates è arrivato? Perché c'era questa voce…"


Presidente Soru:
"Allora, pure questa cosa di Bill Gates. Purtroppo in Italia in questo momento soprattutto - e mi riferisco a due mesi fa, quando eravamo vicini al referendum, avevamo superato le politiche, era un momento di grande divisione, di grande polemica politica, per cui ci si divideva tutti, destra e sinistra, e qualsiasi cosa serviva per attaccare strumentalmente - si sono dette anche tante sciocchezze, e molte sono state dette anche in Sardegna, sia in Sardegna che fuori dalla Sardegna. C'è stato per esempio un benzinaio di Olbia che ha iniziato a dire: ‘No, Bill Gates non arriva più, lo so per certo'. Era preoccupato per il fatto che non potesse vendere la benzina al panfilo di Bill Gates. In realtà era assolutamente una bugia totale, anche perché il panfilo di Bill Gates credo che non sia nemmeno mai venuto in Sardegna. Credo che lui fosse stato ospite di un panfilo di Paul Allen, che era qui l'anno scorso, due anni fa. Allora, dopo qualche settimana Bill Gates ha fatto una nota stampa, un comunicato stampa, in cui diceva che non era affatto vera quella notizia, però quella notizia non è stata pubblicata, oppure è stata trascurata".

Nikos Tzermias:
"Sì, sì".


Presidente Soru:
"Mentre il panfilo di Paul Allen c'era l'anno scorso e c'è anche quest'anno".

Nikos Tzermias:
"C'è anche quest'anno?"


Presidente Soru:
"Assolutamente".

Nikos Tzermias:
"Dunque, non è cambiato niente?"


Presidente Soru:
"Ma certo che no. Ma poi, voglio dire, la tassa sui panfili è talmente modesta… Abbiamo calcolato che vale meno del costo di circa mezza giornata d'affitto di uno di quei panfili. Capito? Quei panfili, molti sono in charter, no? Il costo di una giornata paga quasi due volte la tassa annuale. Ma aldilà del fatto che costi, che non costi, che costi poco, queste barche arrivano, magari attraccano al largo, lungo la costa, usano l'ambiente, c'è pure un costo ambientale, chi deve pagare per questo costo ambientale? I cittadini dei paesi dell'interno, o tutti quanti? O possono pagare anche loro per l'uso dell'ambiente? Almeno in parte: gli stiamo chiedendo pochissimo. Io credo di sì, e credo che diversamente da quello che si è detto, soprattutto in alcuni ambiti politici della Sardegna, io credo che queste persone, anzi, ne ho testimonianza, siano pure contente. Naturalmente vogliono che i loro soldi siano usati bene, che siano usati effettivamente per tutelare l'ambiente, per dargli un servizio migliore, e per garantire che questi posti rimangano belli come sono oggi e che possano continuare a servire anche in futuro per godere di questo ambiente. E' per la Sardegna ma è per tutti quanti".

Nikos Tzermias:
"Ok, delle frizioni per le costruzioni ne abbiamo parlato, per questi tre km…".


Presidente Soru:
"In realtà non sono 3 km, si è considerato la fascia costiera e il paesaggio costiero. Qualche volta è 2 km, qualche volta è 3, qualche volta è 1 km e 8, qualche volta è 4, dipende dal paesaggio costiero".

Nikos Tzermias:
"Allora, le nuove zone dove si può costruire?"


Presidente Soru:
"E' stato fatto uno studio paesaggistico e si è visto che cosa c'è subito dietro la spiaggia, no? Se c'è una collina, ad esempio, o meno. E quindi questa fascia costiera, questo ambito costiero, è stato studiato bene. Laddove si è già costruito, soprattutto seconde case, noi diciamo: ‘Lì si può ancora trasformare'. Possibilmente trasformando seconde case in alberghi, che anziché essere deserti per 11 mesi all'anno diventano attività economiche per 8 mesi all'anno e quindi con un ritorno migliore. Laddove invece è rimasto un terreno vergine, intatto, noi chiediamo che rimanga intatto".

Nikos Tzermias:
"E questa questione dei dieci ettari che ho sentito?"


Presidente Soru:
"No, quella è per le costruzioni in zone agricole nell'interno".

Nikos Tzermias:
"Ah, ok, Si calcola su un reddito come l'Ici?"


Presidente Soru:
"No, in effetti la tassa è solamente per le case sulla fascia di tre km, per cui noi incoraggiamo anche i turisti a comprare le case, non necessariamente nella fascia dei tre km, ma di comprarle ad esempio nei paesini che ci sono vicino alle coste".

Nikos Tzermias:
"E qui non si paga la tassa?"


Presidente Soru:
"E lì non si paga la tassa".

Nikos Tzermias:
"Soltanto per questa zona?"


Presidente Soru:
"Esatto. Dove non si può più costruire e dove, anzi, incoraggiamo a trasformarli in residence turistici. Se per esempio 10 case vengono trasformate in un residence turistico, quindi in un'attività economica, non pagano più la tassa".

Nikos Tzermias:
"Ma si calcola una sorta di reddito?"


Presidente Soru:
"No, si calcola sui metri quadri, quindi sull'uso dell'ambiente".

Nikos Tzermias:
"Ah, ok, capito. Lei ha definito l'ambiente come la grande, se non la primaria risorsa della Sardegna. Lei sembra essere anche contro l'eolico: è stato anche paragonato, su Repubblica recentemente, al Don Chisciotte della nazione. Ha anche notato che il partito è abbastanza cattivo - penso terribile - ma allo stesso tempo ho visto che nel programma che sostenete c'è ancora il carbone come fonte energetica e anche il polo petrolchimico. Mi sembra un po' una contraddizione allora?"


Presidente Soru:
"Evidentemente, ma forse non è tutto così. Intanto la nostra è una regione che ancora alla fine degli anni '50 era una regione antica, quasi un medioevo, fuori da ogni modernizzazione, fuori dall'industria. E ci furono un piano, il cosiddetto piano di rinascita, che nel giro di 15-20 anni segnò un grande cambiamento: portò la grande industria con il meccanismo delle partecipazioni statali, dei grandi finanziamenti per le industrie che volevano insediarsi. In quel momento si installò qui vicino una grande raffineria, la Saras, e si installò il petrolchimico, l'industria chimica, che nacque da investimenti dello Stato e che poi, piano piano è cresciuta, eccetera. Ora, tutto questo mondo delle partecipazioni statali nell'industria chimica, dagli anni ottanta in poi è entrato in crisi e si è molto ridimensionato. Però è rimasto qualcosa. Per esempio, in Sardegna c'è appunto la raffineria; poi c'è tutta la filiera riguardante le bottiglie di plastica; c'è la filiera del Pvc - dei cloroderivati cosiddetti, della plastica. Mentre è completamente sparita quella delle fibre sintetiche, eccetera. Ora, noi abbiamo bisogno di lavoro e a questa industria che c'è chiediamo di essere meno inquinante, stiamo attenti ai processi di lavorazione, stiamo attenti all'impatto sui territorio, però la accettiamo e la difendiamo anche".

Nikos Tzermias:
"E' la realtà".


Presidente Soru:
"E' la realtà: la dobbiamo difendere. Oggi il settore industriale rappresenta il 14% del prodotto interno lordo della Sardegna. Anzi, noi vorremmo che crescesse, che diventasse almeno quasi il 20% del nostro prodotto interno lordo. Facendo come? Innanzi tutto difendendo quello che c'è, mettendolo in sicurezza, facendo sì che non inquini, ma difendendolo. E poi cercando di lavorare sulla scuola, sulla ricerca, per fare in modo che in Sardegna, oltre che Tiscali, nascano altre imprese, intorno alla tecnologia, intorno alle biotecnologie, intorno anche all'energia rinnovabile, che sono le aree dove noi abbiamo dei centri di ricerca importanti nella nostra Regione. Quindi, difendiamo questa industria di base e cerchiamo di portare altra industria, diciamo della 'conoscenza'. Industria più moderna, più attuale. Quindi, per questo motivo difendiamo questa impresa, che non significa essere contro l'ambiente, perché mentre lo difendiamo però stiamo attenti alle prescrizioni, per fare in modo che possano stare compatibilmente con le altre attività, con l'ambiente, con le altre attività economiche della nostra regione.
L'isola ha bisogno di energia elettrica. Ne ha bisogno perché abbiamo anche industrie energivore: queste industrie della chimica, ma anche l'industria dei materiali ferrosi che c'è vicino a Portovesme consuma molta energia. Quindi abbiamo bisogno di energia per l'industria, abbiamo bisogno di energia per noi. Come produrla questa energia? Fino a oggi si è prodotta in grandissima parte utilizzando gli oli combustibili, quindi petrolio, derivati del petrolio".

Nikos Tzermias:
"E il carbone?"


Presidente Soru:
"Poi il carbone. Quindi ci sono gli impianti che vanno a carbone, sia nel Sassarese, a Fiumesanto, che qui nel sud Sardegna. Anche qui si tratta di nuovi impianti a carbone, che hanno severe prescrizioni sull'abbattimento dei fumi, sono puliti, non sono come i vecchi impianti. Poi c'è una vecchia miniera, una grande miniera di carbone, il più grande giacimento di carbone d'Italia. Fa parte non solo della politica regionale, ma anche della politica nazionale. In un momento come questo l'Italia non ha energia nucleare, può utilizzare anche queste risorse nazionali. E quindi lo Stato ha incoraggiato, ha voluto, ha finanziato un progetto che utilizzasse questa miniera, che, con un processo altamente tecnologico di desolforizzazione del carbone, gassificazione del carbone, producesse energia elettrica - che è prodotta dal carbone, è vero, ma con un processo molto innovativo per il rendimento energetico e per l'impatto ambientale. E per noi è importante perché creiamo ulteriormente industria, riapriamo un'attività mineraria che comunque non era stata chiusa ma era stata abbandonata e ce la siamo ritrovata".

Nikos Tzermias:
"E questa è all'interno della Sardegna?"


Presidente Soru:
"Qui vicino, nel sud, nella zona di Iglesias. Ci siamo ritrovati una miniera con 400 operai che non facevano nulla, che costavano alla Regione 40 milioni di euro all'anno. Invece così li riattiviamo, diventa produttiva e ugualmente partecipa alla produzione di energia elettrica per la Sardegna. Ora questo, diciamo, è il grande parco energetico della Sardegna: il carbone al nord, il carbone al sud e un altro po' di centrali. La Sardegna è l'unica regione d'Italia che non ha il gas. E' una storia lunga, ormai hanno iniziato a impegnarsi prima di noi, noi ci siamo impegnati tantissimo e anche la situazione economica di questi anni favorisce finalmente l'arrivo del gas. E quindi c'è un progetto, che parte dall'Algeria, di un gasdotto che attraversa la Sardegna e si collega al continente. Quindi arriverà il gas in Sardegna, nel primo trimestre del 2009".

Nikos Tzermias:
"In continente? Si collega con l'Italia?"


Presidente Soru:
"Sì. Arriverà il gas in Sardegna, nel primo trimestre del 2009, per cui alcune vecchie centrali a olio combustibile potranno essere riconvertite al gas, anche queste migliorando ulteriormente l'impatto ambientale della produzione di energia elettrica. Poi, noi siamo in Italia, siamo nell'Unione Europea, partecipiamo al protocollo di Kyoto e vogliamo rispettare il protocollo di Kyoto. Quindi vogliamo fare in modo che l'impatto ambientale della produzione di energia, ma dell'intera società sarda, migliori. La prima cosa per migliorare è innanzitutto consumare di meno. Promuovere il trasporto pubblico, migliorare la qualità, o meglio, il tasso di inquinamento del trasporto pubblico. Per esempio, avevamo dei pullman vecchissimi, li stiamo cambiando in fretta. Quindi, agire sul trasporto pubblico, agire sullo spreco di energia elettrica, di corrente: cioè, stiamo facendo una legge sull'inquinamento luminoso, sul fatto che se ne spreca tanta. Agire sul risparmio energetico nelle famiglie, e quindi una legge edilizia che garantisca che ci sia l'utilizzo di materiali coibentati, insomma, sulla bioedilizia. Poi, agendo anche sulla produzione di energia rinnovabile. Abbiamo fatto, nell'ultima finanziaria, un incentivo importante alle famiglie, alle imprese sarde, per mettere il fotovoltaico. Per assurdo, noi abbiamo più sole ma abbiamo molti meno pannelli di quanti ce ne siano in Svizzera e stiamo cercando di coprire questo gap".

Nikos Tzermias:
"Anche in Germania".


Presidente Soru:
"Stiamo cercando di coprire questo gap, di non sciupare questa cosa. Poi stiamo lavorando su tutte le energie rinnovabili: il solare, il fotovoltaico. Addirittura stiamo incentivando, cercando di attivare una grande centrale solare termodinamica, che sono le parabole specchianti, sono grosse centrali. Stiamo investendo nell'idroelettrico, anche nelle microcentrali, non sciupando nulla. E poi l'eolico. In Sardegna non è che noi siamo stati contrari all'eolico: semplicemente poiché l'eolico era sovvenzionato dallo Stato con i certificati verdi, c'è stata una grande corsa al business dell'eolico in Sardegna, per cui un sacco di società estere sono arrivate in Sardegna perché era un'attività economica facile facile, e tutti…"

Nikos Tzermias:
"Con le sovvenzioni?"


Presidente Soru:
"Con le sovvenzioni. E in più, entrando in territori poveri, i comuni non capivano molto il valore di quella cosa e vendevano la possibilità di mettere eolico ad una cifra molto modesta, e allora abbiamo avuto progetti di eolico in Sardegna per 3.000 megawatt, che sono enormemente di più di quello che la nostra rete poteva sopportare; enormemente di più di quello che ci serve e di quello che può essere trasferito nel resto della rete italiana. Non si dimentichi che noi siamo un'isola. Quindi la prima cosa che abbiamo fatto è fare il Piano energetico regionale, capire di quanta energia abbiamo bisogno, quanta ne possiamo esportare, e, all'interno di quella di cui abbiamo bisogno, quanta deve essere rinnovabile per rispettare il protocollo di Kyoto. E allora noi facciamo tutto l'eolico che serve per rispettare immediatamente il protocollo di Kyoto. Ma non vogliamo essere noi la miniera dell'eolico, diciamo, per il resto delle regioni italiane. Noi vogliamo l'eolico che serve per le nostre esigenze, per far sì che la Sardegna rispetti, anche sull'energia rinnovabile, il protocollo di Kyoto. Però non dobbiamo essere una specie di servitù dell'eolico".

Nikos Tzermias:
"Lei pensa che danneggerebbe il paesaggio?"


Presidente Soru:
"Certo. Lo pensano tutti: è talmente ovvio. Certo che ha un impatto ambientale. Ora, se servono e sono necessarie le mettiamo, magari stando attenti a dove metterle, poi le mettiamo per quanto sono necessarie. Quando non sono più necessarie: basta. E prima di mettere altre pale eoliche dobbiamo prima risparmiare: investire sul trasporto pubblico locale, migliorare la qualità dei mezzi, risparmiare nel consumo degli edifici pubblici… Insomma, facciamo la nostra parte, insieme al resto dell'Italia dobbiamo fare la nostra parte per il miglioramento dell'ambiente e per il rispetto del protocollo di Kyoto. E noi la nostra parte dobbiamo farla tutta: e la stiamo facendo tutta. Non vogliamo che in altre zone d'Italia si rispetti il paesaggio e poi si venga a mettere le pale eoliche qui. Quindi, intanto si è fatto molto eolico in Sardegna. C'è ancora spazio per farne un pochino. Noi vogliamo però che per questo poco che si può fare ancora non si utilizzi il primo che arriva. Questa energia che si produce grazie al vento della Sardegna, e che ha avuto un impatto ambientale importante, vogliamo che serva ad aiutare le industrie energivore della Sardegna. E cioè che abbia un vantaggio che vada non solamente nel portafoglio degli investitori abili, ma che vada a rafforzare la competitività dell'industria che già esiste in Sardegna. E quindi abbattere il costo dell'energia elettrica delle imprese industriali".

Nikos Tzermias:
"La Costa Smeralda dell'Aga Khan per lei è ancora un modello? Nel suo programma si parla di un turismo sostenibile…".


Presidente Soru:
"Noi pensiamo che abbia avuto tanti aspetti positivi. Ha reso popolare la Sardegna ai fini turistici. Ha fatto comprendere a noi sardi il grande valore di quell'ambiente e la grande potenzialità dello sfruttamento turistico. Lo ha fatto molto bene e quindi è stata da quel punto di vista lì una storia di successo, che ha aiutato la promozione del turismo anche nel resto della Sardegna. E, anzi, devo dire che lì è stato fatto meglio che in altre zone della Sardegna. Perché molte volte chi ha copiato in ritardo ha copiato male e a volte con degli intenti speculativi a breve periodo. Ma, quando diciamo che è un modello che non vorremmo ripetere, ci riferiamo non solo all'architettura, all'urbanizzazione. Non si tratta di un modello sostenibile in primo luogo perché non si usa l'ambiente per farci dei villaggi turistici che si animano un mese all'anno, o forse due. Noi gli abbiamo paragonati ai presepi natalizi, che ogni anno si montano e si smontano. Siamo interessati invece a che il turismo non venga in un villaggio inventato due mesi all'anno ma venga in un posto vero,abitato tutto l'anno, e che sia in contatto con la società sarda. Come in altre zone d'Italia, sino alla Svizzera ecc. In questo modo l'utilizzo dell'ambiente è più limitato e il ritorno per la società è ben più ampio. La Costa Smeralda ha un difetto, che il ritorno nell'uso dell'ambiente è abbastanza ampio, e lo sarebbe stato anche di più se non fossimo intervenuti, avrebbero costruito anche tutto, mentre invece il ritorno per la Sardegna è molto modesto. Perché? Perché tutta quell'economia che vive due mesi all'anni, in realtà a noi ci riguarda pochissimo. Perché è fatta di imprenditori e imprese in grandissima parte non sarde, persino i bar, ristoranti, gelaterie molto spesso non sono sardi. Si prendono la parte più interessante, poi chiudono, vanno via, e non pagano nemmeno le tasse nella nostra regione. Noi al massimo facciamo prestatori di mano d'opera. Quindi una grande attività, spesso anche in nero, che però non lascia quasi nessuna ricaduta sulla nostra regione".