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Intervista a "Calabriautonomie"

"Calabriautonomie", numero 3, maggio-giugno 2006
"E' nato un nuovo governo, il presidente di Legautonomie ha scritto su Italia Oggi che al di la di un clima diverso che certamente ci sarà, non è scontato che questa maggioranza politica rilanci il ruolo del sistema delle autonomie locali e delle regioni e non confermi un atteggiamento centralista. Lei cosa ne pensa e soprattutto cosa si aspetta in termini di relazioni istituzionali e di riforme?"

Presidente Soru:
"I patti tra le autonomie e lo Stato, devono essere rivisti nel senso di una maggiore assunzione di responsabilità da parte degli enti locali, ma anche di coesione. Sono d'accordo con il Ministro Lanzillotta quando chiede agli enti locali di responsabilizzarsi nel ridurre gli sprechi. Dobbiamo rilanciare la crescita, non abbiamo risorse da sciupare. Noi in Sardegna in due anni di governo regionale, abbiamo cancellato qualcosa come cento enti. Abbiamo portato a uno gli enti di gestione delle acque, a due quelli agricoli (che erano 8), abbiamo cancellato la metà dei 16 consorzi industriali, le comunità montane da 25 sono diventate 9. Cerchiamo di attuare una politica fiscale che è prevista dal nostro Statuto speciale, e resa necessaria dalla condizione dei conti pubblici, e dalla prossima uscita della Sardegna dall'Obiettivo 1".

"Com'è lo stato delle relazioni fra la sua regione e i comuni, le province le comunità montane. Se le dicessero che lei accentra regionalmente competenze e gestione trascurando il principio di sussidiarietà e il ruolo delle istituzioni più vicine ai cittadini, sarebbe in grado di dimostrare che non è così, potrebbe fare degli esempi emblematici e concreti che smentiscano questa critica?"

Presidente Soru:
"Stiamo attraversando un momento di grande cambiamento del sistema politico-istituzionale sardo, non solo per quanto riguarda l'elezione diretta del presidente della Regione, ma anche per quanto riguarda l'applicazione del Titolo quinto e dunque il governo diffuso della Regione e il ruolo paritario delle autonomie locali. Il consiglio delle autonomie e la conferenza permanente della Regione e delle autonomie locali, avranno il ruolo di facilitare il confronto continuo tra i diversi livelli delle aree della Regione. La Sardegna è una regione di un milione e seicentomila abitanti, con 377 Comuni, a volte piccolissimi. Così che c'è anche un problema di adeguatezza, insieme a quello della suussidiarietà, che sono entrambe richiamate dal Titolo quinto.

Sono d'accordo che in un sistema elettorale che cambia e dà maggiori poteri a un presidente eletto direttamente, forse siamo indietro nel sistema di controbilanciamento dei poteri. E lo stesso discorso che si faceva circa il premier nazionale può essere fatto sul presidente di una Regione. Un'amministrazione regionale più leggera significa un'amministrazione che ad esempio finalmente recepisca quanto previsto dalla legge Bassanini e quindi trasferisca tutto quello che è trasferibile agli Enti locali. Noi lo stiamo facendo, e l'ultimo atto del Consiglio regionale la settimana scorsa è stata l'approvazione del trasferimento di molte funzioni amministrative agli enti locali".

"Nello statuto della sua regione c'è senz'altro la previsione del Consiglio regionale delle autonomie, ci crede davvero al suo ruolo, che poteri crede debba avere e a che punto siete con la legge istitutiva?"

Presidente Soru:
"Noi abbiamo già insediato il Consiglio delle Autonomie. Questa legge era uno degli obiettivi primari della Regione che in questo momento rappresento e questa necessità di alleggerire e migliorare il sistema regionale è una necessità che è stata fatta propria dal tutta la coalizione di centrosinistra.

Una Regione più leggera, più vicina ai propri cittadini, è una Regione che dà uno spazio maggiore alle autonomie locali, in maniera che il rapporto tra l'amministrazione centrale regionale e quella delle autonomie locali sia più vivo, più proficuo e più vicino in ogni momento".

"Anche lei ha di fronte a se la sfida dello sviluppo economico, c'è ormai un giudizio diffuso che occorra rivedere le modalità con cui le regioni intervengono a sostegno dello sviluppo superando contributi settoriali a favore del sostegno a progetti integrati che abbiano al centro i territori e che siano supportati da esperienze nuove di condivisione degli obiettivi, governance, da parte dei soggetti istituzionali e sociali locali. In Sardegna che priorità lei intende seguire e favorirà queste nuove modalità di gestione delle risorse per lo sviluppo?"

Presidente Soru:
"Se potessi attuare qualcosa, riuscire a realizzare qualcosa, effettivamente, in questi 5 anni, mi piacerebbe che fosse esattamente questo: contribuire a aumentare la capacità e il livello di innovazione di questa regione e aumentare la giustizia sociale, questi sono i due punti.
Facciamo questo, però è stato detto tante volte, che forse per il futuro e la nuova occupazione dobbiamo puntare sulle piccole e medie imprese che esistono in Sardegna e che devono aumentare nella nostra regione. E' stato detto tante volte, però ora la Regione ha fatto un bando di 700 milioni di euro che è dedicato proprio a loro. Non ci saranno più partecipazioni statali. Quindi si va oltre le parole e per la prima volta si mettono in campo delle risorse di dimensioni straordinarie votate proprio a questo: far nascere delle piccole e medie imprese in Sardegna e far crescer le piccole e medie imprese che già esistono.
Il nostro modello di sviluppo è scritto nel programma di governo ed è molto semplice. Per svilupparsi occorre innanzitutto migliorare la politica e l'amministrazione regionale. E abbiamo tre valori, che io ho riassunto con tre parole: identità, l'ambiente e la conoscenza.

E stiamo facendo esattamente quello. Per identità non si intende l'identità che ci rende orgogliosi, ma vuol dire: stiamo attenti che attorno all'arte, alla storia, alla cultura, alla creatività, alle diversità, ci sono occasioni inespresse di produrre ricchezze e di produrre lavoro. Attorno a tutto questo forse c'è tanto lavoro per quel lavoro che ci è mancato dalla grande impresa che ha chiuso, attorno a quel mondo c'è tanto lavoro per i nostri giovani, c'è tanta possibilità per costruire un futuro. E attorno a quel mondo stiamo andando, facendo cose conseguenti.

Intorno quindi al tema dell'identità, dell'arte, della cultura, dei beni culturali, dell'agricoltura tradizionale che si deve rinnovare, dell'artigianato, stiamo creando occasioni di lavoro, stiamo cambiando e creando progetti e occasioni di lavoro.

Noi abbiamo parlato nel nostro programma di governo di conoscenza, e non mi stancherò mai di farlo. Siamo vicini all'ultimo posto nei numeri di laureati sardi in percentuale alla forza lavoro, in percentuale alla popolazione attiva. La situazione del Mezzogiorno non è molto migliore. Possiamo fare un altro passo e dire che l'Italia è tra gli ultimi posti quando si confronta con gli altri paesi europei, ed è sicuramente distantissima da tutti i nuovi paesi europei con cui entriamo adesso in competizione. I paesi europei tradizionali hanno 30, 32, 35 laureati ogni 100 occupati, noi siamo a 7, 8, 9, intorno a questi numeri. E la ricchezza di un paese si misura molto in fretta. Quando uno immagina una società con 30, poi 40 laureati ogni 100 occupati, specializzati, magari con una capacità logico matematica importante, magari con la possibilità di lavorare in tre lingue diverse e una società invece con 7 laureati ogni 100 occupati, magari con pochissime materie scientifiche, materie tecniche, che siano capaci di creare nuove imprese, magari lo 0,1% della nostra popolazione che sia in grado di fare un colloquio di lavoro in un'altra lingua… Beh, questa è l'infrastruttura più importante del Mezzogiorno".

"Noi la stiamo seguendo con grande attenzione nella sua battaglia per coniugare turismo e qualità dell'ambiente, la vicenda della Maddalena , la tutela delle coste, e le facciamo i migliori auguri, ci dica le luci e le ombre dei risultati ottenuti".

Presidente Soru:
"Noi ci aspettiamo molto nel campo della creatività e della bellezza. E quindi cerchiamo di dedicare maggiore attenzione alla bellezza, alla pulizia, all'ordine, alla cura, all'attenzione che dedichiamo alla nostra Regione, ai nostri uffici, ai nostri paesi, alle nostre architetture, a tutto quanto. Vogliamo dare una attenzione particolare all'innovazione, alla giustizia sociale e alla bellezza. Anche questo era nel programma del centrosinistra. Abbiamo adottato da poco il Piano paesaggistico regionale, che fa sì che il nostro ambiente lungo la costa, per una profondità a volte superiore ai due chilometri dal mare, non potrà più essere occupato da costruzioni, cemento, edilizia.

Avevamo detto che attorno all'ambiente si può creare lavoro. Nell'uso sapiente dell'ambiente, non nel suo consumo. E il lavoro duraturo non è quello dell'edilizia, che ogni giorno consuma una fetta nuova d'ambiente, che non è paga magari di aver costruito 400.000 seconde case nelle coste della Sardegna, ne vorrebbe costruire altre 300.000 o altre 400.000, in una specie di cantiere che non finisce mai, che però porta pochissima ricchezza alla nostra regione. Abbiamo capito, anche in materia d'entrate, che porta quasi nessuna ricchezza fiscale. Non lascia lavoro stabile, perché appena si finisce una casa bisogna costruirne un'altra e prima o poi bisognerà smettere di costruirne. Si costruiscono cubature che non portano lavoro durante tutti i mesi dell'anno.

Abbiamo fatto una legge per cercare di riqualificare queste coste, queste cubature, trasformare seconde case in industria turistica-alberghiera. E stiamo facendo tutto quello che si può fare per la riqualificazione e per il riuso di cubature esistenti, che erano sciupate e inutilizzate da tanti anni. Credo dopo vent'anni di inattività, è stato fatto il bando per il riuso dei siti minerari dismessi: di Masua, di Ingurtosu e di Piscinas. Allo stesso modo, non è ancora uscito il bando, ma stiamo lavorando e nei prossimi mesi uscirà il bando per Monteponi. Allo stesso modo si sta lavorando per riutilizzare il sito di Campo Pisano, vicino a Iglesias. Si sta ricreando lavoro, laddove il lavoro c'era stato, era stato dismesso da decenni e per decenni non si era riusciti a far nulla.

Attorno al turismo, che non è attività edilizia, forse un po' in sordina, si sono fatte delle cose importanti quest'anno. Intanto nel 2005 sono pressoché raddoppiati i movimenti dei voli 'low-cost'. E' turismo. Sono persone che arrivano, stanno qui mediamente 7-8 giorni mi pare, consumano delle cifre importanti, portano un fatturato importante e rivanno via, senza consumare, senza consumare l'ambiente, ma utilizzandolo. E sono stati fatti passi importanti perché l'anno prossimo ci possiamo aspettare una crescita altrettanto importante. Dal prossimo mese di aprile atterreranno a Cagliari, mi pare, 5 voli giornalieri dalla Germania, atterrerà un volo giornaliero dalla Russia, atterrerà un volo giornaliero da Parigi. E quindi, sta crescendo in maniera quasi esponenziale la capacità di attrarre turisti tutto l'anno in Sardegna.

Contrasta con questo nostro modello, e con il senso di giustizia, che la Sardegna da sola sopporti il 60 per cento delle servitù militari del Paese. Non è giusto, ed era non più sopportabile avere nel nostro territorio la base USA per i sommergibili a propulsione nucleare, in un arcipelago che è anche parco nazionale, quello della Maddalena, una delle meraviglie del mondo. Gli americani si preparano ad andar via, e noi li invitiamo a tornare da amici, come turisti, con le loro imprese anche a fare investimenti turistici alla Maddalena, per esempio riconvertendo l'Arsenale della marina italiana che deve tornare alla Regione. Io incontrerò il ministro Parisi nei prossimi giorni, e c'è un clima totalmente nuovo nei rapporti fra Regione e Governo su questa materia. Penso che darà i suoi frutti".

"Lei oltre che essere il presidente della regione è anche un importante imprenditore nel campo ICT, c'è un contributo specifico che secondo lei l'ICT può dare ad un nuovo modo di essere delle regioni e degli enti locali? E in particolare c'è davvero l'opportunità che l'ICT aiuti nel contempo l'identità di un territorio, la sua promozione, i servizi ai cittadini e un nuovo sviluppo del mezzogiorno?"

Presidente Soru:
"Ricorderei il discorso del governatore della Banca d'Italia il giorno del suo insediamento. Draghi si lamentava del declino del paese, del declino di quest'Italia che comunque può farcela e ce la deve fare, che deve recuperare competitività, questa competitività che ha perso e che va riconquistata. E nella minore competitività delle pubbliche amministrazioni, nell'individuare i motivi del declino, della perdita di competitività delle imprese in Italia, sicuramente le cause sono tante, ma ne ha individuato una, e si è soffermato su una. E ha detto: 'Le imprese italiane sono state ultime a cogliere l'opportunità della grande crescita di produttività che deriva dall'uso degli strumenti dell'informatica e delle telecomunicazioni'. Cioè: il ritardo dell'economia italiana nascerebbe dall'essere arrivata per ultima ed essere ancora molto in ritardo nell'utilizzare la grande capacità di miglioramento della produttività dell'informatica e delle telecomunicazioni. E poi dice: 'Siamo in ritardo non nel mettere un computer sul tavolo, ma nell'adeguare il nostro capitale umano e organizzativo alle possibilità delle nuove tecnologie, dell'informatica e delle telecomunicazioni'. E cioè: adeguare, trasformare il nostro sapere, e il nostro stare assieme, le nostre organizzazioni, adeguarli alle possibilità di questa nuova macchina. E qualcuno diceva che quest'adeguamento dovrebbe esser addirittura continuo".